Stopping Trio

Omaggio del trio al pianista canadese Paul Bley

Musica
Stopping Trio [ www.trentinojazz.com]

Andrea Burani - batteria

Giacomo Marzi - contrabbasso

Giulio Stermieri - piano Rhodes

"Il filo rosso c’è e non bisogna nemmeno sforzarsi troppo per notarlo. Una traccia evidente, un marchio, un debito amorevolmente dichiarato nei confronti di Paul Bley. Nume tutelare e spirito guida evocato per un omaggio diretto che sa di inchino profondo.

All'uomo, al genio, alla musica, all'impronta lasciata sul Novecento (e oltre). Secolo breve (ma nemmeno poi tanto, jazzisticamente parlando) che il pianista canadese ha attraversato con grazia infinita, reinventando i concetti di spazio e di silenzio applicati all'arte dell’improvvisazione, trasformando la distanza tra il primo e l’ultimo tasto in un universo sconfinato di possibilità.

Oltre le etichette, al di là degli ambiti: fuori, attorno e dentro il jazz. Un gigante. Al quale non è semplice accostarsi. Il rischio, nel caso in cui si ecceda in presunzione o non si riesca ad andare oltre l'angosciata deferenza, è di evaporare al contatto (e all'ascolto), di rimanere schiacciati sotto il peso dell'inadeguatezza e delle frustrazioni. Medaglietta luccicante da appuntarsi sul petto e doppia dose di applausi dunque per Giulio Stermieri, che all'esordio con il suo Stopping Trio, in compagnia di Giacomo Marzi al contrabbasso e Andrea Burani alla batteria, riesce nella piccola grande impresa di trovare una propria credibile dimensione all'interno di un repertorio potenzialmente paralizzante.

Una verità, una visione. Senza strafare. Con leggerezza, precisione e incoscienza quanto basta. In un gioco di agganci e rimandi che svela e nasconde, che dice e non dice.

Sulle tracce del venerato maestro e della musa Carla Bley, dal passo dinoccolato di “King Korn“ alla straziante “Ida Lupino“, ma finendo inevitabilmente per incrociare i passi di Thelonious Monk, Paul Motian, Ornette Coleman e Cole Porter. Tanto per non farsi mancare niente in fatto di giganti; e tanto per ribadire che il jazz è questione di legami, di dialettica, di tradizione e tradimento. Il filo rosso c’è, adesso sta a voi seguirlo." (Luca Canini, note di copertina)