Trasparenze

di Roberto Segati

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Andando contro ogni regola museale che impone il sacrosanto “vietato toccare”, i lavori di Roberto Segati ci spingono oltre il piacere visivo, ci invogliano a esplorarne la superficie per soddisfare un piacere tattile basilare. Quadri da accarezzare, su cui le dita scorrono a cercarne le dolci asperità, gli avvallamenti della materia: dolci imperfezioni perfette come
se appartenessero all'ambiente naturale.

Una superficie piacevolissima, quasi una pelle, una crosta esteriore che a stento sembra trattenere ciò che “vive” sotto.
E lì sotto fluttua un mondo bellissimo: vegetazione, ma soprattutto mammiferi, rettili, insetti. Elementi naturali abitano uno spazio liquido trasparente accompagnati da forme primarie galleggianti e da motivi decorativi. Tutte queste figure si adagiano su varie stratificazioni dandoci l'effetto di stare ad osservare un mondo estremamente vitale e mutevole. In questo spazio troviamo elementi ripetitivi, forme identiche che variano per colore e dimensione. Ecco accenni a farfalle, ecco due salamandre gemelle rincorrersi la coda, ecco fare capolino un cervo, una tigre.

I protagonisti sono loro, ma ancora di più predomina la loro mutevolezza, la loro essenza in divenire, il loro imminente trasformarsi in qualcosa d' altro di riconoscibile, prima che si fondano in qualche macchia di colore indistinta. Sembrerebbe quasi di essere in un sogno, in cui frammenti della nostra memoria si accavallano gli uni con gli altri seguendo le regole capricciose del nostro

inconscio. Ma non è sogno, è realtà. Segati ci offre fotografie di un mondo riconoscibile perché naturale, ma al tempo stesso interiore ed evanescente, dove la memoria agisce solo da leitmotiv.
La natura, tema più che mai attuale in questi tempi, ci viene presentata nella sua essenza.

Dopo averne abusato per decenni, dopo averne sfruttato le risorse, dopo aver combinato disastri sulla sua pelle, insomma, dopo aver rotto l'equilibrio che la rendeva perfetta, la natura, per colpa nostra, ci si rivolge contro. Inondazioni, incendi, situazioni climatiche sballate e inverosimili, sono solo l'inizio di un triste epilogo che si chiama estinzione, se non facciamo qualcosa e in fretta.

Gli esseri viventi di Segati ci appaiono come dei sopravvissuti ed è chiaro il gesto dell'artista di volerli proteggere. Consapevoli di rappresentare ciò che rimane del nostro futuro, silenziosi e discreti ci guardano con distacco da quel loro mondo cosi cangiante cui noi non possiamo prendervi parte e che possiamo contemplare, con una punta di nostalgia, solo da fuori, come attraverso un vetro. O una vetrina. E da qui tutto torna: Segati faceva il vetrinista, rendeva accattivanti e attraenti le vetrine dei negozi, creava mondi dove tutto era possibile e che noi potevamo solo osservare dall'esterno. Come questi quadri, fatti di trasparenze, di strati irraggiungibili, custodi di un mondo antico, perfetto e seducente da toccare, ahimè, solo in superficie.

Marco Tomasini

Costi

ingresso gratuito