Viandanti delle Alpi Cartografia ed esplorazione

A cura di Roberta Bonazza

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Le mappe esposte, alcune rarissime, sono del tipo itinerario, come si usava agli albori dell'esplorazione alpina: il passaggio delle Alpi è indicato cioè da un percorso, variamente raffigurato, che congiunge il luogo di partenza e quello di arrivo, a riprodurre il cammino del viandante. Una dimensione radicalmente diversa da quella odierna, in cui viaggiare significava affrontare l'ignoto. Un ignoto che era sia pericolo e incertezza, sia scoperta e sorpresa. Scoperta e sorpresa che sono i contenuti principali della narrazione di Douglas William Freshfield (Londra, 27 aprile 1845 – Forest Row, 9 febbraio 1934), autore di una straordinaria traversata della catena alpina dal lago di Ginevra a Trento, 49.700 metri in salita e quasi altrettanti in discesa in sei settimane, che il diciannovenne alpinista compie in compagnia di due coetanei, Richard Melvill Beachcroft e James Douglas Walker, assistito dalla guida di Chamonix François Dévouassoud.

Oggi, dopo 150 anni, la traversata di Freshfield non sarebbe possibile: strade, autostrade e laghi artificiali hanno in parte cancellato quell'itinerario. La comitiva entra in Valtellina per una porta inedita, il passo del Ferro, e raggiunge i Bagni, di cui fa una colorita descrizione. Quindi una lunga tappa culmina con la prima ascensione del monte Sissone e si conclude a Sils Maria. Molto attiva l’attività in Engadina, con la seconda ascensione della Sella e del Palù Orientale, salito per la prima volta dal versante italiano. Traversata la val Viola, fanno tappa a Bormio, bloccati per un giorno dal maltempo. Infine eccoli a Santa Caterina, da dove danno avvio alla seconda ascensione certa del Gran Zebrù. La loro impresa si conclude in Trentino, dove ottengono due importanti successi: la prima ascensione della Presanella e la prima traversata della Bocca dei Camosci nelle Dolomiti di Brenta.

«Per giustificare la definizione di cartografia alpina -dicono Laura e Giorgio Aliprandi, autori dei testi in mostra per la parte cartografica antica e autori di importanti studi sul tema nonché dei volumi “Le Grandi Alpi nella Cartografia 1482-1885” (2007, l'anno successivo primo premio al XIII Prix Balmas Vallée d'Aoste e premio l'Alpe dell'associazione ex Libris dei bibliofili di libri di montagna di Grenoble) e “Le Grandi Alpi nell'antica cartografia” (2015), entrambi pubblicati da Priuli & Verlucca- devono coesistere tre elementi: le montagne, i colli e i percorsi che permettono di attraversarli. Le carte che soddisfano almeno due di questi elementi possono essere considerate “carte alpine”»

«La descrizione che nel libro Freshfield dà della sua impresa -spiega Angelo Recalcati, autore della redazione e delle note de “La traversata delle Alpi - Da Thonon a Trento”, unica traduzione italiana (di Maddalena Recalcati), e prestatore delle cartine otto e novecentesche in mostra- va ben oltre l'impresa alpinistica e fornisce un vivo ritratto delle reali condizioni naturali e umane delle Alpi, in una fase ancora avventurosa del turismo alpino. Sono impressioni spontanee e in tutta sincerità, ma che rivelano una esperienza e una maturità di giudizio non comune a quell’età, certo frutto della sua già lunga e varia frequentazione delle vallate alpine. Lo stile di scrittura, in forma di taccuino di viaggio, è semplice ma brillante e vario. Accanto alle frequenti ed erudite citazioni poetiche e alle estasiate e pittoriche descrizioni dei panorami alpini, troviamo anche giudizi e annotazioni scanzonati.»

Interessante la testimonianza sul rapporto, a volte contrastato, con guide e portatori locali che, a differenza dell’Engadina, in Valtellina e in Trentino non si erano ancora organizzati. «La traversata è stata in fondo la prima delle numerose “Alte Vie” che ora intersecano le Alpi in tutti i sensi -dice Angelo Recalcati- e leggerne il resoconto è anche un modo per riscontrare ciò che mai più sarà possibile rivivere nelle nostre Alpi in esperienze umane e in rapporto ad un ambiente naturale spesso fin troppo addomesticato. Esperienze simili sono ora in parte replicabili solo nelle lontane montagne extraeuropee, ma anche qui escludendo le mete più famose, ormai affollate e organizzate quasi come sulle Alpi.»