Walter i boschi a nord del futuro

Teatro

Estate 2018. La nuova Europa delle autonomie è una confederazione di agglomerati urbani indipendenti. L’intera popolazione è raccolta in città stato ecosostenibili e iper-tecnologiche. La libera circolazione delle merci è garantita da appositi corridoi di collegamento. Le aree montane, periferiche e a bassa densità abitativa, dove non era possibile garantire la copertura totale e costante con il segnale unico digitale sono state definitivamente abbandonate ed inibite alla presenza umana.
Tutto è pulito, connesso, controllato. Tutto il resto, semplicemente non esiste.
Eppure, da qualche parte c’è ancora, sporchissimo, il reale.
In un piccolo villaggio delle Alpi orientali, Speranza gestiva l’unico distributore di benzina della zona. Una minuscola piattaforma petrolifera nel cuore di un oceano di boschi. La Speranza è l’ultima a morire, si sa. Aveva 92 anni, mai una linea di febbre e tutti ormai pensavano che i proverbi non avrebbero mentito.
CHIUSO. È MANCATA SPERANZA, ORE 18 ROSARIO. L’hanno fatto lì al distributore, il rosario per la speranza. È morta pochi giorni prima dell’evacuazione, pochi giorni prima che il mondo così come l’aveva conosciuto scomparisse per sempre, pochi giorni prima che quelle cisterne arrugginite diventassero una testimonianza fossile della civiltà dei combustibili fossili. Ancora oggi il distributore è un abbraccio di veicoli assetati, lasciati lì dopo il rosario in attesa di un passato che non torna: Vespe, Api, Mosconi, rimasti appiccicati al miraggio dell’ultimo pieno. Morta Speranza tutto il resto è scomparso lasciando sul piatto gli avanzi di un pasto consumato in fretta.
La scomparsa di una persona, specie all’interno di una società iper-controllata, crea un baratro di angoscia e mette in moto una paura collettiva. L’evento solleva fantasie e aspettative di ritorno e resurrezione.

Walter è una matrioska di sparizioni in cui le cose possono rivelarsi solo attraverso le tracce di ciò che furono. Tutto si eclissa nello specchio del suo contrario. La fine della civiltà degli idrocarburi si consuma con i serbatoi colmi di benzina. La mancanza di connessione permette ai protagonisti di costruirsi una nuova identità virtuale.

Walter racconta di tre anime in cammino nel cuore della notte. Amine solitarie che addentrandosi nel cupo candore di una foresta proibita ci parlano di ciò che hanno dovuto perdere e scoprono cosa stanno realmente cercando.

Lo sfondo è un quadro al tempo stesso primitivo e postumo, in cui il paesaggio naturale nasconde i segni di un’apocalisse antropocentrica già trascorsa. Il linguaggio asseconda questo processo, sfuggendo gli stilemi dell’innovazione e privilegiando un registro naturale in contrasto con le maschere grottesche dei personaggi. La messa in scena sarà necessaria ed ecologica. La creazione e la scrittura drammaturgica hanno preso vita realmente in un bosco seguendone i ritmi meteorologici e le complessità stagionali. Batterie, torce, gruppi elettrogeni e accendini ricaricabili saranno l’impianto illumino-tecnico. Una motosega e un decespugliatore inceppati la colonna sonora. Perché buio e silenzio hanno qualcosa da dire, specie nei posti dove il wi fi non arriverà mai, mai e poi mai, mai e poi mai.

Speranza è una brutta parola

Irma è uscita in pigiama, si è addentrata nel bosco nella zona proibita e grida. Walter! Walter! Walter! Grida finché le sue grida si fanno preghiera, grida e stringe nelle mani una madonnina di plastica. Come ogni notte Walter non risponderà al suo richiamo, come ogni notte il bosco gli regalerà una storia e un’occasione per continuare a fare a meno di sperare.

Chi non è mai stato in un bosco di notte, non è mai stato in un bosco.

Diana è una giovane hacker diretta ad un rave party al confine dell’agglomerato. Sulle mappe di google i boschi sono rassicuranti macchie verdi ai bordi delle strade. Tutti sanno che nella zona proibita non c’è copertura di rete. Tutti sanno che varcare il confine equivale a scomparire. Perdersi sembrava impossibile, ma i boschi di notte sono fatti apposta per dare vita alle favole.

Il problema delle persone scomparse è che sono scomparse

Walter è uscito di casa per andare a scuola non è più tornato. Nello zaino i cocci di una vita fatta di bocciature. Per un po’ tutti l’hanno cercato, poi via via si sono perse le speranze ed è rimasta solo sua madre, a capo di questa crociata. Ma Walter non sì è perso, si è trovato, si è eclissato a favore di un mondo in cui può finalmente inventare le regole del gioco.

Teatro ANTROPOCENE è in collaborazione con MUSE-Museo delle Scienze

Direzione artistica Andrea Brunello – Arditodesìo