(im)probabili assonanze #10

Liliana Brunelli e Tullio Macioce

I pensieri in viaggio, con la decima assonanza, diventano metafore: da una parte c’è chi lavora sulla macchinina come fosse un oggetto di design e il decoro è la grafia del nostro bell’italiano, dall’altra un’artista che immerge nell’atmosfera dei simboli (medio)orientali.

Liliana Brunelli interpreta l’oggetto-automobile a modi icona: da un lato propone una Fuga in Egitto della Sacra Famiglia in stile bizantino, dall’altra una “fuga” contemporanea. I due lati si uniscono sulla linea dell’orizzonte marino, mentre le ruote si differenziano: l’oro ultraterreno da una parte, nero dei pneumatici dall’altra. Passato e presente si confondono in un’atmosfera che sa di lunare se non fosse alquanto veridica. Quali parallelismi si compongono? Quali rimandi sono sollecitati ad emergere? Quali sensazioni crescono?

L’elaborazione dei pensieri in viaggio di Liliana ci porta in terre lontane e in spiagge vicine dove sostiamo per raccogliere la mente e riflettere sul nostro e altrui destino.

Lo straniero” di Kjell Ringi per Lapis Edizioni (del 1968 ma pubblicato in Italia nel 2018) conduce con ironia nella stessa atmosfera. Siamo in una terra e in un tempo indefiniti. Sappiamo solo che si è in pace. In pace finché non giunge uno “straniero”. Di questi si vedono solo i grandi piedi, quasi a spaventare le persone per la sua grandiosità. Il piccolo popolo cerca in tutti i modi di allontanare “lo sconosciuto” finché non saranno le lacrime di questi a risolvere la situazione. L’albo illustrato è sottile ma profondo. Le illustrazioni così semplici e paradossalmente così incisive che una volta chiuso si ha voglia di riaprirlo subito. Libro e macchinina ci invitano a guardare in faccia la situazione, come se solo in quel momento si riuscisse a vedere la realtà dalla giusta angolazione.

Tullio Macioce omaggia con la sua macchinina il grande pilota Tazio Nuvolari e lo fa in maniera speciale. Come lui stesso dice, lavora grazie ad intervento minimale che interpreta l’oggetto senza cambiarne la forma. Sono le parole della canzone “Nuvolari” di Lucio Dalla ad essere stampate sulle due superfici rotondeggianti dell’automobile e a creare una visione tutta di rossa dipinta della gioia che era gareggiare con il cuore insieme al conduttore mantovano.

Sono state le parole a sollecitare l’assonanza e così proponiamo “La grande fabbrica delle parole” di Agnès Lestrade e Valeria Docampo per Terredimezzo (2010). Siamo in un paese dove le persone non parlano mai perché per pronunciare le parole bisogna comprarle e ingerirle. Ci sono parole più care di altre, che non si esprimono spesso. E c’è un bambino innamorato che vorrebbe tanto fare un bel discorso alla sua amata, ma ha solo tre parole: “ciliegia, polvere, seggiola”. E allora che fa? Le pronuncia nella maniera più dolce e suadente possibile affinché attraverso quelle strane lettere possa arrivare il suo amore. Ci riuscirà?...

Le parole, e il grande cantautore bolognese lo ha sempre dimostrato, sono importanti, le espressioni che usiamo portano all’altro qualcosa di noi, inconsapevolmente regaliamo al mondo una parte del nostro carattere. Le parole indicano come pensiamo, cosa abbiamo letto, ammirato, studiato, di cosa ci circondiamo, con chi viviamo. Le parole sono significative e non sono solo significanti. Le parole non sono solo una consuetudine, sono l’espressione della nostra umanità.

Ed ecco cosa unisce queste due opere: l’umanità!

redazione
parte di: ipensieriinviaggio

29/09/2020