BENessere adolescente

A come adolescenti

A come albi illustrati

Si è soliti associare i cosiddetti albi illustrati a lettori molto giovani. In realtà, questo particolare linguaggio, che unisce immagini a brevi testi scritti, si rivolge a pubblici ben più ampi: genitori, adulti, giovani adulti, educatori, amanti delle illustrazioni; insomma a tutti coloro che credono nella potenza delle storie e delle illustrazioni.

Per rendere più evidente questa particolare caratteristica degli albi illustrati, cioè la loro capacità di intessere relazioni con le persone a prescindere dall’età anagrafica, abbiamo deciso di esporre nella mostra foto-bibliografica “BENessere adolescente” dei titoli di albi che attivano domande profonde e che per questo sono appropriati anche in un dialogo con adolescenti che, con queste domande, stanno affrontando il loro percorso di crescita. L’accettazione da parte di giovani adulti di questa tipologia di testi dipende allora dalla maniera nella quale si propone la loro lettura: dipenderà da come il professionista della promozione del libro inviterà a sostare sulle immagini o sui testi per generare dialogo, riflessione, condivisione. Non sarà facile, ma avvicinarsi a libri che intrecciano linguaggi diversi può innescare una pluralità di attenzioni e di bisogni comunicativi.

Gli albi proposti sono solo una piccola selezione, una suggestione di quelli possibili, perché tante possono essere le proposte, le aggiunte ma questo ciascuno potrà valutarlo e operarlo in maniera personale seguendo le circostanze particolari, i bisogni emersi dal gruppo di lettura o dal singolo lettore.

Confesso che ho desiderato” con le illustrazioni di Daniela Tieni e il testo di Giulia Belloni, scrittrice, editor, docente di scrittura, ma anche colei che dà vita alla collana “Le voci” di Kite edizioni, di cui fa parte anche questo albo.

“Era aprile quando ho cominciato a pensare che qualcosa non andasse più in me. Guardavo le cose per ore senza ricavarne un senso. Sentivo freddo, avevo paura ...”.

Inizia così il racconto di Giulia Belloni portandoci nel terreno dello smarrimento, della mancanza di senso, della disunione con l’Universo, quando si sente che tutto e tutti non possono aiutare, perché non arrivano alla profondità di quel “male oscuro” che trafigge l’animo. Anche il medico non suggerisce farmaci ma consiglia una ricetta: “Accetta ciò che desideri”. Ed è proprio questo il difficile! È Complicato! È Rischioso! Significa andare in prima linea per conquistare la nostra vera essenza e affrontare il mondo, le persone, i loro pensieri, i loro giudizi, il rispecchiamento che di noi ci rimandano. È forse meglio stare in un rifugio, sotto una coltre di neve o nascosti dentro un bianco lenzuolo come evidenzia la copertina; o trovare invece una nuova sé, farla ri-nascere, ri-crescere con la capacità di guardare fisso il mondo? L’albo illustrato ci traghetta verso questa seconda opportunità, facendo l’occhiolino a “Confesso che ho vissuto” di Pablo Neruda e senza nasconderne le difficoltà e l’incertezza. L’illustrazione, pittorica e piena di colore, dialoga magnificamente con il testo, non mettendo un confine tra l’immagine e la storia: i due linguaggi parlano tra loro e dialogano con i nostri occhi in maniera simbiotica. Un albo che travolge. E se avete piacere di ascoltare un commento di Daniela Tieni potete trovarlo qui: https://www.kiteedizioni.it/it/libri/voci/confesso-che-ho-desiderato

L’anima smarrita” scritto dal Nobel della Letteratura, la polacca Olga Tokarczuk, con le illustrazioni di Joanna Concejo per Topipittori parla dell’uomo contemporaneo, di colui che ha tralasciato la dimensione spirituale per altri fini, altre direzioni esistenziali, altri obiettivi più materiali.

“Se qualcuno fosse in grado di guardarci dall’alto, vedrebbe che il mondo è pieno di persone che corrono in fretta e furia, sudate e stanche morte, nonché delle loro anime in ritardo, smarrite che non riescono a stare dietro ai loro proprietari … “

Il protagonista, un uomo che lav, ad un certo punto, sente che tutto è diventato piatto: la sua vita è come “un foglio a quadretti tutti uguali e onnipresenti”. Fino al momento in cui si perde davvero: non sa più chi è, non ricorda il suo nome, la sua identità, la sua anima vaga smarrita. Anche quest’uomo, chiamato Jan, si rivolge ad un dottore che gli consiglia di “trovarsi un posto tutto suo, sedersi tranquillo e aspettare la sua anima”, perché lei si muove più lentamente del corpo umano. E così Jan trova una casetta e incomincia ad aspettare. L’illustrazione mette a fuoco un tavolo, apparecchiato con poche stoviglie, e posto davanti ad una finestra, da cui si intravede un brano di paesaggio. Sono le piante e gli animali che si muovono attorno a Jan, crescono, continuano la loro vita, così come i capelli e la barba del protagonista. Il tempo passa e l’attesa è lunga. Questa è sempre raffigurata nelle facciate di destra, mentre a sinistra si vede una bambina, prima seduta a un bar e poi che si incammina per un viaggio. Finché … avviene l’incontro, tra l’anima e l’uomo e i due paesaggi, quello in cui vive la bambina e quello che si vede dalla finestra coincidono. Riappaiono i colori e gli sguardi si accendono scambiandosi intese. Una nuova nascita, un nuovo sé che si offre al mondo, rigenerato, riequilibrato, riemerso dal silenzio. Un nuovo Jan, più vicino alla natura e al suo andamento ciclico, al suo cambiare lendo ma attento.

“L’anima smarrita” è un libro che incomincia quasi a metà, a quel punto appare il frontespizio, quasi a suggerire che stiamo parlando di un momento nel “mezzo del cammin di nostra vita”. Le autrici interrogano il lettore sulla sua condizione: dov’è la sua anima? Sta dialogando con il suo corpo? C’è? L’albo è un rappresentativo di un passaggio, dai toni grigi, neri e bianchi dell’inizio fino ai verdi, rossi, aranciati delle ultime tavole, nelle quali una piccola casetta è immersa in una lussureggiante giungla di piante e fiori. E sono proprio i colori a farci vedere in tutto il loro splendore che l’attesa finalmente è finita!

Le illustrazioni a matita sono di una maestria esemplare: Joanna Concejo colpisce l’occhio e chi è vicino al mondo della storia dell’arte ne vede le citazioni colte, come “L’assenzio” di Edgar Degas o la “Bevitrice di assenzio” di Pablo Picasso, perché è da lì che è necessario partire: dallo smarrimento che si prova nonostante si sia immersi nel mondo! “L’anima smarrita” è un albo che va nel profondo e li rimane, in attesa!

L’orso che non c’era” di Oren Lovie con le illustrazioni di Wolf Erlbruch, uno dei più rilevanti autori europei di immagini, pubblicato in Italia per Edizioni e/o, continua nel segno del favoloso e del misterioso.

Il protagonista, un orso, un orso allegro dalla grande bocca e dagli occhi tondi, soffre di un enorme prurito. Questo succede tanto tempo fa; non si sa dove ne quando, ma a modi favola la storia inizia con il protagonista alla ricerca di qualcosa: di se stesso, di dove viene e di dove sta andando. Ha trovato un bigliettino nel quale qualcuno ha scritto che è “molto gentile, felice e molto bello”. L’orso allora cerca tutte queste qualità e mentre incontra tanti esseri viventi - la Mucca Mollacciona, il Ramarro Rilassato, il Penultimo Pinguino – chiede loro chi sia lui ... fino ad arrivare ad una casetta, in mezzo al bosco, non senza essersi prima perso, perché il “perdersi fa parte dell’andare avanti”. Ed è questo forse il messaggio più potente dell’albo. Nella casa, l’orso trova uno specchio e specchiandosi, si riconosce: si ritrova gentile, felice e bello!

L’albo insinua in noi l’idea che la vita è tutta una ricerca, che chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo sono “fluidi”, in continuo cambiamento: sta a noi continuarli a cercare, sollecitare, invitare a venirci incontro, con il sorriso e la gaiezza che questo orso uscito dalle abili mani di Wolf Erlbruch ci suggerisce.

Quello che voglio” di Valentina Mai per Kite edizioni è la biografia – romanzata - di una vita: un bambino nasce, cresce, si forma e arriva alla vita adulta con una domanda sempre in testa: “hai davvero quello che vuoi?”

“Quando sono nato tutti cercavano di capire cosa volevo ma quasi nessuno ci riusciva. Un po’ alla volta sono cominciate ad arrivare le prime soddisfazioni. Sia per me che per gli altri. Ma presto qualcosa è cambiato” e l’albo avanza nel segno della descrizione secca e veloce degli anni che trascorrono alla ricerca dei propri desideri. Cosa vogliamo dalla nostra vita? Quali sono le mete che intendiamo raggiungere? E come proviamo a conquistarle? “Successo, nuotare, cambiare, solidarietà, crescere, amici, fantasia, cercare, sfidare”: sono solo alcune delle parole che riempiono i due risguardi dell’albo, suggerendo piste da percorrere, parole non espresse, desideri da seguire. A chiusura del libro, l’amaro rimane in bocca perché l’ultima pagina mette nero su bianco: “Oggi però mi chiedo se so davvero quello che voglio”. E come di rimbalzo il lettore si fa la stessa domanda navigando nel mare delle possibili risposte, più o meno sincere, più o meno leali con se stessi.

I linguaggi espressivi degli albi illustrati sono tantissimi: la loro diversità è la loro ricchezza artistica, per cui possiamo passare da testi densi e complessi a scritti più asciutti, scarni, apparentemente semplici, così come da illustrazioni pittoriche a immagini costruire digitalmente con campi di colore piatto. Chiunque può trovare il proprio stile!

“La vita è come una strada con molte curiosità e pericoli, decisioni che cambiano il corso delle cose e ragionevoli dubbi”. Così inizia Che cos’è la vita di Raùl Nieto Guridi per Kite edizioni (2018, con traduzione di Valentina Mai e Giulia Belloni). Ed è ancora la collana “le Voci” della casa editrice padovana ad offrire spunti di riflessione.

Fin dal titolo, il lettore è posto di fronte a una delle grandi domande: che cos’è la vita? Cosa ci riserva? Quali aspettative costruiamo su di lei? Sono tutte quelle domande alle quali è difficile rispondere se non in negativo, esprimendo ciò che la vita non è o non dovrebbe essere, per noi. L’illustratore spagnolo elabora il proprio pensiero in doppia facciata: da un lato un sentiero rosa chiaro e dall’altro un delicato azzurro. Due persone, ciascuna concentrata nel personale percorso di vita, che però a volte può intrecciarsi con quello degli altri e aprirsi a nuove scoperte e inaspettate casualità: “è proprio in quei momenti che la vita è meravigliosa”, ci suggerisce il testo. Albo che invita a muoversi, camminare, ma anche a fermarsi se necessario, comunque sia a guardarsi intorno perché se abitiamo un paesaggio che non dipende totalmente da noi, di noi riflette qualcosa e qualcosa possiamo ritrovarci, rispecchiarci in qualcuno: l’importante, sembra dirci, è non chiudersi in un guscio ma attivare i nostri sensori. “Che cos’è la vita”, in lingua originale “Dos caminos” proponendo una maggiore vicinanza al dato visivo del libro, è un albo delicato, per i colori e per i testi, che sanno comunque scavare nel profondo, lasciando aperte tante e tante domande.

E se in se stessi si intende scavare, “Dentro me” di Alex Cousseau con le illustrazioni di Katty Crowther per la casa editrice Topipittori, edito nel lontano 2008, rimane un punto fermo. Un albo travolgente, che mette in discussione, che provoca, che mette in circolo pensieri e distrugge certezze: “io non sono sempre stato io. Prima di essere me, non ero dentro di me. Ero altrove.”. Quante volte, nella nostra vita, ci siamo sentiti “altrove” e quante volte oggi, in questo momento complesso e complicato, ci piacerebbe essere in un “altrove” diverso. Ma quello che l’albo porta in evidenza non è lo spostamento spaziale, l’andamento temporale o geografico, perché “altrove è tutto tranne me. Solo poi, sono diventato veramente me”. Chi sono io? Quando sono diventato me? Quali sconfitte e quali vittorie hanno caratterizzato la mia vita? “Dentro me” apparentemente non pone domande, ma ne è ricolmo, sono tutte lì ad attendere il lettore, ad ogni frase, ad ogni immagine. Sono sempre lì, anche quando lo si rilegge, dopo mesi o anni: le domande sono sempre lì. Sono le risposte che variano e che assumono toni chiari o scuri, mostrano aperture o chiusure dello spirito, perché “lì, c’erano troppe cose reali perché stessi bene”. “Dentro me” è un libro di Letteratura! Per qualsiasi età.

Di altro tono visivo, ma ugualmente penetrante, è “Beyond the horizon” di Carolina Celas per Little Gestalten. Una bambina cerca il suo orizzonte: a volte lo riconosce nitidamente come quando è al museo a osservare la bellezza di un quadro, altre volte le sfugge, e l’orizzonte diventa una linea o una riga sottilissima, ma poi si riavvicina, così tanto da poterlo quasi toccare. I colori sono ovunque e gli occhi del lettore sono invasi dalla luce che le tinte emanano: la gioia, in fondo, è la ricerca, rimanere sempre nello stato di “scoperta”, mantenere viva la curiosità, l’immaginazione, il suo potere evasivo perché l’orizzonte può essere ovunque. Quest’albo avvicina alla dimensione creativa del nostro stare nel mondo, alla potenza generativa degli occhi uniti inscindibilmente alla capacità di vedere “altre realtà”, perché se l’orizzonte del mondo può essere interpretato come un limite, l’immaginazione non ne ha. L’immaginazione rende liberi e l’orizzonte può essere vicino o lontano a seconda delle intenzioni personali, a seconda delle abilità che ciascuno decide di mettere in campo e in gioco. Il modo in cui vediamo le sfide o le opportunità, ci suggerisce questo albo, è una questione di prospettiva: guardiamo dal basso? Dall’alto? Da sinistra? Da destra? Dall’interno? O dall’esterno delle situazioni? Tu, che sguardo hai sul mondo?

La nostra, assolutissimamente incompleta, proposta termina con Da zero a 100” di Heike Faller con le illustrazioni di Valerio Vidali per DeAgostini editore (2020). Cento pagine, una per ogni anno, per una vita che si pretende centenaria. Ogni lettore può sfogliare il libro e andare alla sua età: scoprirà che autore e illustratore sono dei veggenti, che hanno davvero trovato l’essenza di quel momento anagrafico. “Da zero a 100”, favolosamente illustrato da Valerio Vidali, è un campionario di eventi, ci sono i “prima” dei nostri anni, nei quali possiamo riconoscerci, ma ci sono anche i “dopo” dei quali intravediamo sfumature emotive, passaggi, cambiamenti, trasformazioni: un consolidamento e una preparazione, una conoscenza meditata di ciò che è stato e una visione su ciò che potrà essere. Tutto espresso con una tavolozza di colori accesi, dove i movimenti delle persone si alternano a particolari più ravvicinati, dove i volti scompaiono in una macchia rosa per evidenziare i corpi occupanti uno sfondo bianco. Che stia a noi raffigurare il paesaggio intorno? Disegnarlo di mille colori ed esperienze?

Per la mostra foto-bibliografica “BENessere adolescente” abbiamo deciso di aprire il libro sulla pagina dei 19 anni, un crinale anagrafico, che traghetta verso scelte più personali e allora “solo tu certe volte non ti piaci. Ci si può cambiare?” E una farfalla si appoggia sulle mani di una persona o forse da queste si libra per volare alta nel cielo. Il momento rappresentato nell’illustrazione non lo indica con certezza ma di sicuro c’è trasformazione!


11/11/2020