EROINE RODARIANE

L’officina dell’artista Alessia Carli

È vero, principe, che una volta avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?

da L’idiota di Fëdor Dostoevskij

La bellezza salverà il mondo? E quale bellezza lo farà?

Domanda che è quasi un assillo visti i tempi attuali. In realtà, è un interrogativo antico, che nel 2014 il Centro per la pace del Comune di Bolzano riportò alla ribalta con un dialogo tra due grandi intellettuali: la filosofa unghere Agnes Heller e il sociologo polacco Zygmunt Bauman. Il piccolo libretto che riporta la conferenza, La bellezza (non) ci salverà, per Il Margine editore (2015) traccia dei sentieri di riflessioni, apre strade di pensiero, semina insicurezze, crea argini e distese.

Il solo definire la bellezza è complicato. Che cos’è la bellezza? E se riusciamo anche a circoscriverla, essa è riferita a chi, a cosa? All’individuo singolo, alla famiglia che costruiamo, al lavoro che ideiamo, alla cultura che viviamo, al pianeta che abitiamo?

La bellezza è ambigua e Agnes Heller lo ricorda con chiarezza: “Per alcuni essa è la forza di Ercole, per altri bella è la guerra […] Per coloro, come me, che credono nell’amore e nella bontà, diciamo che la bellezza è la pace, la giustizia, il volto altrui. Bella è l’amicizia, la convivialità, la visione di un paesaggio, la carica dei sentimenti e delle emozioni davanti all’opera d’arte”. Per Zygmunt Bauman la bellezza è l’utopia irraggiungibile, è “uno degli ideali che ci guidano al di là del mondo già esistente. Il suo valore risiede pienamente nel suo potere di guida”.

Che cos’è la bellezza? Salverà il mondo? E il mondo sarà salvato dalla bellezza?

Parlare di questo aspetto adesso – dicembre 2020 - appare più significativo che mai. Adesso che l’emergenza sanitaria distanzia forzatamente le persone da tutte quelle espressioni umane che dialogano per loro intrinseca natura con il concetto di bellezza. Adesso che l’arte, il cinema, il teatro, la musica, la cultura in generale, sono fruibili solo a distanza, questo progetto che intreccia l’illustrazione alla letteratura, e che si può fruire liberamente dal vivo, speriamo possa apparire “bellezza” e così lo presentiamo.

Eroine rodariane è una mostra di immagini a stampa artigianale e storie uscite dalla fervida mente di Gianni Rodari. Sette figure di donne realizzate dall’artista Alessia Carli in dialogo con sette personaggi femminili disegnati dalla penna del grande autore piemontese.

Alessia Carli è nata a Trento nel 1976 e attualmente vive a Cles, un paese trentino della val di Non dove insegna arte in inglese e dove lavora come artista.

Dopo una laurea all’Università di Trento al Dipartimento di Sociologia, decide di spostarsi in Gran Bretagna e seguire un master in Social Psychology nel Kent. Muoversi, viaggiare è sempre stato un suo modo di essere; per diverso tempo si è fermata in Irlanda che reputa la sua patria del cuore e dell’anima. In campo artistico è totalmente autodidattica e dal punto di vista tecnico si dedica alla stampa manuale, monotipia o cianotipia.

La sua poetica ha una caratterizzazione precisa: si fonda, in maniera univoca, sul concetto di rovesciamento. Il capovolgimento diventa per Alessia un espediente provocatorio, estraniante, neutralizzante, destabilizzante. Un immaginario che genera confusione, prima visiva e poi spaziale, il disturbante che emerge in superficie, le informazioni non appaiono chiare, anzi lasciano spazio all’ambiguità, all’incertezza. Il suo lavoro è in bilico tra tenerezza e crudeltà, tra falsa innocenza e sicurezza manifesta.

Un tema su tutti: quello della figura femminile, del suo corpo che diventa testimone di un legame inscindibile con la natura, quella selvaggia, primordiale. Le sue tavole sono luoghi mitologici, leggendari, magici nei quali donne capovolte si trovano perfettamente a loro agio. Nessun imbarazzo, nessun imperfezione esistenziale, nessun spaesamento, da parte loro. È l’osservatore, al contrario, che fatica a “rovesciare” i suoi (pre)concetti: si trova disorientato, non ha appigli, (ri)gira se stesso o l’immagine per tornare a vedere ciò che (pensa) di (ri)conoscere. Ma siamo sicuri di conoscere ciò che vediamo? Siamo sicuri di capire la complessità dei fenomeni, naturali, sociali, fisici …? O, più facilmente, attribuiamo loro un pensiero, un ruolo, un vissuto il più semplice possibile? Alessia Carli ci porta in questo terreno scivoloso: siamo sicuri dei nostri pensieri, delle nostre interpretazioni? Siamo sicuri che il mondo sia da guardare a testa in su?

Qui sotto trovate una piccola intervista ad Alessia Carli.

redazione
parte di: EROINE RODARIANE

09/12/2020