Inventari post mortem

Due inventari quattro-cinquecenteschi della biblioteca

Inventario dei libri di Michele III Thun (APTN, Archivio Thun, Archivio Thun-Děčìn, VI/129/95, bob. 86) [ PAT - Archivio provinciale]

Tra le fonti esterne per la storia della biblioteca bisogna ricordare due inventari, uno tardo quattrocentesco e uno cinquecentesco.

Il primo è ascrivibile a Vittore Thun (1445-1487), marito dapprima di Elisabetta Neideck e poi di Paola Cavalli, uomo d’armi e capitano di giurisdizioni al servizio di Sigismondo d’Austria.

Nell’inventario sono descritti beni immobili e mobili. Tra questi una ventina di libri, già prevalentemente a stampa (e questo è un dato importante), provenienti in gran parte dall’area tedesca. Si tratta di testi di carattere religioso (una Bibbia in versi, un salterio, la Legenda aurea, una raccolta di vite di santi), di un gioco divinatorio di società (il Losbuch, gioco delle sorti), di alcune riduzioni di classici, del poema epico cavalleresco Herzog Ernst, di una cronaca degli imperatori e dei re tedeschi, di un trattato matrimoniale (Ehebüchlein) di Albrecht von Eyb, canonico di Bamberg, che contribuì a diffondere e a produrre in area germanica testi di carattere strettamente umanistico.

Il secondo inventario è oggi conservato nell’Archivio Thun presso l’Archivio di Stato di Litomerice, sezione di Decin (Repubblica ceca). Risale a qualche decennio più tardi del precedente e si riferisce a beni di Michele III Thun morto nel 1522.

Rispetto ai libri di Vittore Thun, in quelli elencati da Michele sembrano prevalere i testi di carattere religioso, più precisamente devozionale e omiletico, al punto da fare pensare proprio alla biblioteca di un ecclesiastico (Michele però non lo era).

Si tratta per lo più di testi in latino, verosimilmente a stampa, provenienti quasi esclusivamente dall’area tipografica tedesca. Sono rare, invece, le edizioni veneziane. Una conferma comunque di un'apertura a relazioni culturali e commerciali che, da Nord, attraversano il Trentino, e si spingono fino a Venezia. Un'apertura all’epoca già ampiamente documentabile anche in ambito non nobiliare: si pensi alla Biblioteca capitolare di Trento, alle biblioteche vescovili, ma anche alla biblioteca parrocchiale di Santa Maria Maggiore o alla Biblioteca dei padri Francescani di Trento.

Quello che però importa qui sottolineare è che di questa biblioteca personale (71 titoli per altrettante edizioni, due o tre manoscritti) non rimane nulla, se non forse l’incunabolo dei Sermones di Gabriel Biel. Di un altro incunabolo, il De natura animalium, sappiamo che è registrato nel catalogo di fine Ottocento, ma non è compreso nella biblioteca acquistata dalla Provincia autonoma di Trento nel 1992.

Vedi anche Progetto Archivi Thun - AST


08/11/2018