Come impostare il problema

05/09/2014 Administrator User
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Come impostare il problema
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Sui tempi e i modi con cui la popolazione del territorio tridentino è passata dalla paganità alla visione cristiana del mondo e alla costituzione di una comunità organizzata in cui questa si esplica e si consolida, si sono acquisite cognizioni solide e sicure solo dalla seconda metà dell'ultimo secolo.
L'argomento è tutt'altro che secondario, perché da quell'evento è venuta a dipendere in larga misura la stessa forma di civiltà, il modo di sentire, il complesso degli usi e costumi dell'intera popolazione trentina determinando un sistema di vita che si trasmette ininterrottamente fino ai nostri giorni. E' quindi evidente la necessità di usare in modo più selettivo e attento tutte le pubblicazioni, pur meritevoli e consistenti, che hanno trattato questo argomento fino alla metà del Novecento. Non è certo un caso se lo stesso documento-guida della chiesa di Trento, cioè il Messale e la Liturgia delle Ore della chiesa Tridentina, è stato radicalmente rinnovato nel 1985, soprattutto per quanto riguarda la figura di S. Vigilio e quella dei tre missionari martiri, Sisinio, Martirio e Alessandro con un criterio di totale adeguamento alla verità storica.
Occorre dunque impostare correttamente il problema. Parlare delle origini del Cristianesimo nel Trentino non vuol dire rintracciare una qualsiasi presenza individuale di cristiani sul posto. È noto che anche a quel tempo si riscontra una discreta mobilità della popolazione, quindi è senz'altro possibile fin dal I secolo la presenza più o meno stabile in regione di singoli personaggi cristiani appartenenti all'amministrazione o all'esercito o al mondo commerciale dell'Impero Romano. Il problema riguarda quindi non la presenza di alcuni cristiani che può essere casuale, ma l'esistenza di una comunità. È nella logica della missione cristiana di approdare alla costituzione di una comunità, radicata sul luogo, strutturata e formata. Il processo di conversione, il formarsi del Cristianesimo in un dato luogo ha il suo punto di arrivo naturale nel costituirsi di una chiesa. Il nascere di una chiesa locale è lo sbocco caratteristico della missione. Perciò il tema numero uno delle origini cristiane è: quando e come si riesce ad individuare l'esistenza di una comunità organizzata.
Come sempre, la conoscenza storica prende consistenza dalle fonti. Ciò vale anche per la comunità cristiana. Le fonti di conoscenza possono essere molto varie. La presenza di sepolture cristiane con le loro epigrafi, i resti archeologici di luoghi di culto ed altre memorie monumentali sono in molti casi la testimonianza più valida e più antica dell'esistenza di una comunità cristiana. Per quanto riguarda il Trentino, tali fonti archeologiche si riscontrano piuttosto tardi, cioè non prima della fine del secolo V. Invece Trento possiede per le sue origini cristiane una serie di fonti scritte, molto significative e solide. È un fenomeno molto raro questo, che differenzia le condizioni trentine da quelle di altre chiese anche molto illustri, le quali possiedono quasi solo racconti leggendari sulle loro origini.
La circostanza è dovuta al fatto che, contrariamente a quanto si immaginava, l'origine della chiesa di Trento risale a una data piuttosto tarda, cioè alla seconda metà del IV secolo dell'era cristiana. Pareva incredibile questo agli studiosi delle generazioni passate. Per cui ancora nel primo millennio fu creato un mondo di leggende che cercavano di ricollegare le origini anticipandole all'epoca apostolica. E così, nel caso di Trento, si risaliva ai discepoli di S. Pietro, i santi Ermagora e Fortunato, che, dopo aver fondata la comunità cristiana di Aquileia, sarebbero venuti a evangelizzare anche il territorio di Trento e a costituirvi il primo vescovo della serie. Tale convinzione venne a solidificarsi nel più antico catalogo dei vescovi, registrato nel Sacramentario di Udalrico II (1022-1055), che colloca il vescovo Vigilio al 18° posto, segnando prima di lui una serie di 17 vescovi che dovrebbero di molto anticipare l'evangelizzazione del Trentino. Tale costruzione è oggi definitivamente abbandonata. Uno sguardo alla cronologia vera delle chiese in alta Italia e in tutta la regione alpina basta da solo a ridimensionarla. L'evangelizzazione di tutta quest'area è molto più tarda di quanto si pensava. Prima dell'anno 313, l'inizio dell'era di Costantino, si registra solo l'esistenza delle chiese di Milano e di Aquileia, sorte sulla metà del secolo III, e delle chiese di Padova, di Verona e di Brescia, databili agli ultimi anni dell'era dei Martiri, cioè sugli inizi del IV secolo. Anche lungo i decenni successivi del secolo IV la proliferazione di chiese nuove è tutt'altro che rapida ed è ritardata dal travaglio delle controversie ariane che ha ridotto la forza vitale delle chiese già esistenti.
Il quadro cronologico generale quindi assegna alle fonti scritte che riguardano la persona e l'opera di S. Vigilio, il carattere di prime fonti dirette che illustrano la fase iniziale della cristianità trentina. Naturalmente anche le migliori fonti scritte vanno vagliate e soppesate nella loro capacità di attestare la realtà degli eventi. Ed è a questo riguardo che sull'argomento s'è dovuto fare una diagnosi rigorosa, che distingue due categorie di fonti. La prima comprende le due lettere di Vigilio e un gruppo di altri documenti convergenti che formano intorno ad esse un blocco coerente: una lettera di S. Ambrogio a Vigilio e varie reazioni alla notizia della sanguinosa fine dei missionari di Anaunia (pronunziate da interlocutori vicini e lontani, come i vescovi Gaudenzio di Brescia e Massimo di Torino, Sant'Agostino dall'Africa e il biografo di S. Ambrogio, il diacono Paolino). Si tratta di testimonianze contemporanee, fondamentali per comprendere la stessa vicenda che rappresentano. Molto diseguale rispetto a queste è la categoria narrativa dei cosiddetti Atti o Passio di S. Vigilio e dei documenti affini che da essi dipendono. Qui il valore testimoniale dei testi è tutto da accertare. Autore ed epoca sono anonimi e dall'esame intrinseco del racconto è evidente che ci si trova di fronte ad una composizione del secolo VI, forse anche più tardiva, redatta comunque a molta distanza temporale e spirituale da quella che fu la vicenda nella realtà dei fatti. Il documento è indubbiamente prezioso e raro, perché non ne esiste un altro del suo tipo entro il primo millennio. Ma è evidente che esso riflette quella figura del vescovo Vigilio e quel complesso di idee che si avevano sulle origini della chiesa di Trento intorno all'anno 600 o ancora più tardi. Costruire una storia della evangelizzazione del Trentino privilegiando questo secondo documento è stato l'errore fondamentale della storiografia del passato e sarebbe fuorviante ancor oggi.

Da
300 d.C.
A
1100 d.C.
Personaggi
San Vigilio , Alessandro , Martirio , Sisinio , Abbondanzio
Codice
48565
codici_personaggi_as_text
50536-50548-50549-50550-50551-50552
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