Evangelizzazione del territorio rurale

05/09/2014 Administrator User
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Evangelizzazione del territorio rurale
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È fortemente diversificata nell'epoca tardo-romana la condizione sociale, politica ed economica della civitas rispetto a quella del territorio rurale. Così, quando, come in tutta l'area mediterranea, si verificò il fenomeno che vede nascere un vescovo in un centro urbano municipale, non è detto per niente che il retroterra delle valli e delle campagne sia automaticamente evangelizzato. Nel caso di Trento proprio le due lettere di Vigilio danno in proposito un quadro in comparazione con il rimanente territorio. L'Anaunia, che certo non figura come la più sperduta e arretrata delle valli trentine, era ancora integralmente pagana. Il primo annuncio evangelico vi viene riportato da tre missionari " forestieri per religione e per stirpe venuti a predicare un dio ignoto". La loro provenienza richiama ancora una volta l'appoggio del retroterra milanese. Infatti il biografo di S. Ambrogio qualifica i tre missionari martiri come "fratelli" e "soci" nell'attività di quel presule, facendo pensare ad una loro prima attività pastorale nella capitale lombarda, dove s'erano riuniti a vivere una professione ascetica e religiosa. Così Vigilio, trasmettendo al successore di S. Ambrogio le reliquie dei tre missionari uccisi nell'anno 397, dichiarava espressamente di restituire al vescovo di Milano un bene avuto in prestito. Pur con queste premesse è evidente che l'azione missionaria in Anaunia è impresa di Vigilio, tutta ispirata e diretta dal Pastore della città episcopale. Dei tre missionari le due lettere vigiliane tracciano un fervido ritratto personale, sul quale non è ora il caso di soffermarsi, ma nel contempo delineano anche alcuni tratti istituzionali che tratteggiano molto bene questo inizio di evangelizzazione.
C'è sicuramente un impulso di volontariato personale nei tre araldi della fede, pur così diversi fra loro. Sisinio, già anziano, contribuisce anche con propri beni patrimoniali al finanziamento della missione. Ma nel contesto della chiesa locale i tre sono ingaggiati con precisi incarichi di servizio: Sisinio come diacono, Martirio come lettore, Alessandro come ostiario. Si evidenzia così la struttura della chiesa diocesana dell'epoca di S. Vigilio. Essa è molto accentrata sul vescovo, al quale è riservato l'ufficio supremo sacerdotale, con la presidenza dell'eucarestia e la gestione del regime penitenziale comunitario. Si evidenzia nel contempo la struttura delle comunità minori che vivono dell'ascolto della parola di Dio e si qualificano per frequenti riunioni in cui si compie la pubblica e comune preghiera dei credenti. Queste comunità avevano una struttura ministeriale molto diversa da quella delle parrocchie odierne, ma non mancavano di una loro ricchezza spirituale e di una solida formazione cristiana.
Le lettere di S. Vigilio attestano in modo molto esplicito quello che fu lo spirito e lo stile della sua missione. È noto che l'Impero Romano lungo il secolo IV, pur fra molte vicissitudini contraddittorie, era andato gradatamente abbandonando il suo legame istituzionale con il paganesimo e, con l'editto dell'imperatore Teodosio del 392, aveva assegnato al Cristianesimo il ruolo di religione dello Stato. Si sa inoltre che in quell'epoca non mancavano ecclesiastici e laici zelanti e devoti all'autorità imperiale e fautori di tendenze integraliste che si credevano in dovere di esercitare pressione e anche violenze sul popolo per accelerare la conversione. Il vescovo Martino di Tours è abbastanza lodato dal suo biografo per l'energia spettacolare con cui ha affrontato il paganesimo delle campagne in Gallia. Il vescovo Massimo di Torino interpreta e loda in questa prospettiva anche l'attività dei tre martiri di Anaunia.
Ma la documentazione trentina dimostra che non fu questa la linea missionaria di Vigilio. Ad essa rimane estraneo ogni cenno di evangelizzazione aggressiva. Vi si esalta invece il valore dell'accoglienza, della dedizione totale, dell'opera paziente, del lavoro di convinzione in cui si consumarono i missionari, dal primo all'ultimo giorno. Esiste perfino una controprova esterna di questo atteggiamento. Sant'Agostino, in Africa, qualche anno più tardi, riferisce quello che fu il trattamento riservato agli assassini dei missionari di Anaunia, già catturati e destinati per legge a subire la pena capitale. Per intercessione dei cristiani essi furono invece graziati dall'imperatore Onorio, evitando che la morte dei martiri venisse profanata con l'esecuzione capitale dei loro uccisori. Naturalmente un'opera di conversione che rinunzi così radicalmente ad ogni forma di pressione non ha molte prospettive di rapido successo. Così, al di là di qualche espressione generica, tutto fa pensare che l'effettiva opera di cristianizzazione delle campagne e delle valli fosse più lenta e graduale di quanto solitamente si afferma. Anche l'Anaunia come le altre terre dell'area trentina, tarda almeno un secolo, prima di offrire elementi epigrafici certi della presenza dei cristiani.
Indubbiamente il metodo vigiliano di espansione missionaria era più adatto al modello sociale della città, dove l'imposizione risulta controproducente e l'opera di convinzione rimane fondamentale nel persuadere la popolazione. Bisogna anche dire che Vigilio usava un metodo antiquato, proprio dei tempi in cui nessuno veniva forzato a diventare cristiano, quando le persecuzioni cercavano di impedire la conversione piuttosto che favorirla. Quella delle campagne procede invece per vie più grossolane. La religiosità rurale è fortemente soggetta a motivazioni utilitaristiche. Il culto degli dei viene praticato come elemento di garanzia per i prodotti del suolo e di protezione per la salute e la fecondità del bestiame domestico. Non si cambia religione, se non si è convinti che la nuova divinità è altrettanto efficiente nel garantire questi effetti benefici. E quando tale persuasione dilaga, la conversione diventa endemica e assume forme di costrizione sociale. Certamente anche i missionari dovettero adattarsi a questo nuovo metodo, meno razionale ma più efficace. Se l'ager Tridentinus, cioè il territorio rurale appartenente al municipio di Trento, si estendeva oltre Bolzano (mentre non comprendeva la Vallagarina, le Giudicarie e la Valsugana), la distanza verso altri centri municipali al Nord era sconfinata e si confrontava casomai con l'area di influenza delle civitates di Coira e di Augusta nella Rezia e di quella della norica Aguntum presso Lienz, in Valle della Drava. Una civitas che fungeva pur sempre da centro di espansione missionaria aveva dunque dietro di sé un grande retroterra non urbanizzato, per il quale doveva affermarsi e prevalere inevitabilmente un modello culturale e organizzativo diverso.
È questa esattamente la situazione che, a più di un secolo dai tempi di S. Vigilio, gli Atti descrivono nel ricordare la sua vita. La civitas, come centro e cuore dell'attività missionaria, è sempre in piena efficienza. L'evangelizzazione del territorio è già compiuta ed è considerata fulminea. Sono sorte oltre 30 chiese nei territori di pertinenza già veronese e bresciana, il metodo missionario è divenuto travolgente e aggressivo, si profilano anche i termini di una circoscrizione diocesana che pone dei confini geografici al posto di quelle che prima erano solo linee di espansione missionaria. Tutto questo è ormai realtà all'epoca della composizione degli Atti. È prevalentemente leggenda quando lo si attribuisce all'epoca di S. Vigilio; basterebbe a provarlo la figura del vescovo ventenne, o la fama di taumaturgo che gli attribuiscono gli Atti e che egli non ha certo sollecitato né favorito.

Da
300 d.C.
A
500 d.C.
Personaggi
San Vigilio , Alessandro , Martirio , Sisinio , Onorio
Codice
48570
codici_personaggi_as_text
50536-50548-50549-50550-50553-50554-50555
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