I primi anni del regime

05/09/2014 Administrator User
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I primi anni del regime
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La trasformazione del fascismo in regime ebbe inizio nel 1925-26 con l'emanazione delle leggi che, pur senza abolirlo, svuotavano lo Statuto albertino annullando le libertà garantite dalla costituzione. Dichiarati decaduti i deputati aventiniani e i comunisti, tutti i partiti, tranne il fascista, vennero considerati illegali e soppressi i loro organi di stampa. La legge sulla difesa dello stato portava all'istituzione del Tribunale speciale ed alla introduzione della pena di morte. L'organizzazione dello stato totalitario vedeva l'asservimento del mondo del lavoro con la disciplina dei contratti collettivi, il sindacato unico, la Carta del lavoro ed il progetto dell'ordinamento corporativo. Il regime operava inoltre l'inquadramento ed il controllo della gioventù, della scuola, della cultura, dello sport e del tempo libero, costringendo alla clandestinità qualsiasi forma di dissenso.
Le conseguenze del nuovo corso politico si fecero sentire subito anche nel Trentino. Il giornale liberale "La libertà", colpito da sequestri e dalla devastazione della tipografia, cessava a fine dicembre 1925. "Il nuovo Trentino", organo dei popolari più volte sequestrato, doveva rinunciare dagli inizi del 1926 alla direzione di Alcide Degasperi ed a sospendere le pubblicazioni il 3 novembre dopo l'aggressione alla redazione. Nella notte 31 ottobre – 1 novembre 1926 la violenza delle squadre fasciste si abbattè su tutte le organizzazioni cattoliche, dalla Giunta diocesana, agli oratori, ai circoli associativi, al SAIT, agli enti cooperativi, alle casse rurali. Le istituzioni economiche, in gran parte commissariate, venivano così sottoposte al controllo ed alla gestione fascista. L'insediamento del regime nel settore del credito e del risparmio si rese possibile attraverso la forzata fusione della Banca cattolica trentina con la Banca cooperativa, originando nel febbraio 1927 la Banca del Trentino e dell'Alto Adige.
L'istituzione della Commissione provinciale per l'ammonizione e il confino, presieduta dal prefetto, formò lo strumento per il controllo e la repressione rivolti, in primo luogo, a colpire i socialisti ed i comunisti ritenuti, per la loro organizzazione nazionale e internazionale, il maggiore pericolo. Ma ai rigori della polizia non sfuggivano gli esponenti delle altre correnti politiche: Alcide Degasperi, arrestato a Firenze nel maggio 1927, veniva condannato dal tribunale di Roma a quattro anni di reclusione per tentato espatrio clandestino.
La costituzione della Provincia di Bolzano con decreto del 2 gennaio 1927 rappresentò, per i trentini, un fatto traumatico ed offensivo. Essi si sentirono defraudati dal ruolo di difensori dell'italianità ai confini e scavalcati dagli organi centrali dello stato che si assumevano direttamente il compito dell'assimilazione dell'elemento tedesco. L'impressione che la provincia di Trento fosse stata degradata ad un rango di seconda categoria e la previsione che le provvidenze e gl'interventi economici avrebbero sorvolato il Trentino per riversarsi in abbondanza sull'Alto Adige, provocarono un atteggiamento risentito e di chiusura, bollato dagli esponenti fascisti e da Ettore Tolomei come deteriore "trentinismo". La polemica sul trentinismo tardò a decantarsi e lasciò malesseri destinati ad oscurare l'immagine trionfalistica che il regime aspirava a darsi nel paese.
Il fascismo trentino continuava ad essere travagliato da rivalità interne, lotte per il potere e continue crisi organizzative, tanto da portare a diverse sostituzioni dei segretari federali, ma si moltiplicava anche l'opera d'inquadramento e di indottrinamento della popolazione nelle istituzioni del regime: l'Opera nazionale balilla, il Dopolavoro, l'Istituto fascista di cultura, il Gruppo universitario fascista. La firma dei Patti lateranensi, la "conciliazione" dell'11 febbraio1929 magnificata dal giornale fascista locale, "Il Brennero", venne salutata nel Trentino come un evento positivo, apprezzato dai cittadini e dal clero perché cancellava l'annosa e sofferta spaccatura apertasi fra lo stato e la chiesa. Solo gli uomini più consapevoli dei pericoli insiti in questo compromesso rivolto soprattutto a puntellare il regime (Degasperi, don Giulio Delugan, don Simone Weber), sollevarono dubbi e perplessità.
Le consultazioni politiche del 24 marzo 1929 svolte con il metodo plebiscitario (possibilità di accettare o respingere la lista unica predisposta dal Gran Consiglio del fascismo), tenute sulla scia dei consensi per il Concordato, segnarono nel Trentino un successo per il fascismo, ma non clamoroso come nel resto d'Italia: la media dei votanti fu minore in confronto a quella nazionale – il 73% contro il 90% circa – e i 5197 "no" rappresentarono il 6,5% rispetto all'1,6% del complesso d'Italia.

Da
1925
A
1929
Personaggi
Degasperi Alcide , Tolomei Ettore
Codice
48745
codici_personaggi_as_text
50413-50497
Oggetti correlati (2) Classe Tipo di relazione
Degasperi Alcide Personaggio Attributo ( Personaggi )
Tolomei Ettore Personaggio Attributo ( Personaggi )
Oggetti correlati inversi (0)
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