Il Settecento roveretano

05/09/2014 Administrator User
Argomento
Il Settecento roveretano
Testo

Durante la prima metà del Cinquecento si erano consolidati i confini del principato vescovile di Trento. Rimasero all'incirca i medesimi fino all'atto della sua secolarizzazione, tranne per le permute seguite al trattato del 1777 tra Pietro Vigilio Thun e Maria Teresa, che avevano visto passare a casa d'Austria Levico e Termeno in cambio di Castello di Fiemme, mentre altre lievi modifiche territoriali erano avvenute sempre nel medesimo periodo. L'odierno Trentino, dunque, alla fine del Settecento annoverava già una serie di giudicature dipendenti, da secoli o da tempi più recenti, dal governo asburgico-tirolese: esse erano distribuite nel Basso Trentino verso il lago di Garda, nella Vallagarina, in Val d'Adige subito a nord di Trento, in Val di Non, in Valsugana. Fra questi territori, il più cospicuo quanto a rilevanza economica era costituito dalla città di Rovereto con la sua pretura. Se la metamorfosi di Rovereto da borgo medievale a città si situava nell'età veneziana, lo sviluppo del setificio, pur essendo stata tale attività introdotta nella pretura in quello stesso periodo, si verificò nei secoli a venire, a partire dalla lenta ripresa economica seicentesca, dopo la crisi che aveva investito l'area tirolese come gran parte dell'Europa cattolica.
Fu durante il Settecento che si verificò la massima espansione economica dell'industria della seta a Rovereto; tale successo portò con sé benessere e uno sviluppo culturale senza eguali, così da attribuire poi a quella che era allora la città più meridionale della regione il titolo di ‘Atene del Trentino'. Il personaggio che simboleggiò gli esordi del magnifico secolo roveretano – ma le fortune intellettuali della città sul Leno sarebbero proseguite nell'Ottocento con il più illustre dei suoi figli, Antonio Rosmini – fu Girolamo Tartarotti (1706 - 1761). Erudito apprezzato anche oltre i confini patri, sviluppò la propria attività in vari luoghi d'Italia e fu in contatto con grandi personalità intellettuali del tempo, primo fra tutti Ludovico Antonio Muratori, procurandosi anche non pochi nemici: celebri i contrasti con un altro protagonista della cultura del tempo, il veronese Scipione Maffei, o quelli, più racchiusi entro l'area tridentina, con il padre Benedetto Bonelli, lo storico della curia vescovile impegnato a confutare le ardite prese di posizione di Tartarotti contro la storia meramente celebrativa e ignara di un corretto lavoro di indagine sulle fonti. Assai nota la sua opera contro la credenza nella stregoneria (Del Congresso notturno delle Lammie, 1749), Tartarotti fu oggetto di polemica anche dopo morto. La chiesa parrocchiale di San Marco a Rovereto nel 1762 subì l'interdetto vescovile per aver ospitato un busto in onore di colui che aveva messo in dubbio, sulla base dell'indagine documentaria, alcuni ‘miti' della tradizione storica curiale tridentina.
Per quanto riguarda più da vicino l'ambito economico, quasi tutte le famiglie aristocratiche roveretane dovevano le proprie fortune alla lavorazione della seta. Nella città e nei suoi dintorni era distribuito un numero veramente ingente di filatoi per una così ridotta popolazione, dove si otteneva un prodotto semilavorato che veniva poi esportato soprattutto nei mercati dell'area tedesca. Nonostante anche a Rovereto vi fosse la tendenza a investire con i proventi della seta in terre e in rendite feudali, l'aristocrazia locale, resa cosmopolita dall'incontro di ceppi trentini, italiani e tedeschi, si dimostrò sempre più aperta e dinamica rispetto a quella della piccola capitale del principato, dove inoltre le potenti famiglie cittadine si vedevano superate in prestigio dall'antica nobiltà feudale dotata di castelli e ampi diritti nelle valli. Ma anche a Rovereto, come a Trento, i casati di origine borghese più antichi e benestanti tendevano a procacciarsi titoli nobiliari e a trasmettere il governo della città in poche mani.
Fu grazie a soggetti provenienti da questo ambiente e in particolare a Giuseppe Valeriano Vannetti – membro di una delle più influenti famiglie cittadine arricchita grazie alla lavorazione della seta – che si dovette la fondazione di un sodalizio culturale il quale ancor oggi vanta, quanto a tradizione, la preminenza su altre analoghe istituzioni regionali: l'Accademia degli Agiati, che nel 1753, dopo pochi anni di vita, ottenne il diploma di riconoscimento da Maria Teresa. La stagione più splendida del consesso roveretano (nel cui emblema "l'agio", ossia la flemma necessaria all'attività intellettuale, era rappresentato dalla lumaca) fu appunto quella del cosmopolitismo settecentesco, mentre nel corso dell'Ottocento anche gli Agiati volsero il proprio interesse al tema nazionale
Per quanto riguarda gli aspetti storico-istituzionali, l'età dell'assolutismo illuminato, durante la quale la fioritura culturale cittadina raggiunse l'acme, rappresentò anche la fine della vita di Rovereto come entità legata alla contea del Tirolo ma di fatto separata dal contesto provinciale e dotata di un regime di autogoverno. Con la creazione del Circolo ai Confini d'Italia nel 1754 essa si dovette attrezzare per assumere i compiti di capoluogo burocratico, non più mero centro del ridotto territorio della pretura ma di tutte le zone dell'odierno Trentino allora sottoposte a casa d'Austria. Il Capitano di Circolo inoltre estese progressivamente il proprio controllo a ogni ambito amministrativo, pur senza che nel periodo teresiano fossero sconvolti gli ordinamenti tradizionali, eccezion fatta per i locali privilegi daziari che, in ossequio alla politica economica assunta dal governo, vennero levati. Anche a Rovereto, più pesanti furono le normative piovute sotto Giuseppe II, che intervenne con decisione nella composizione e nei compiti del consiglio cittadino (qui retto dai Provveditori), sottoponendolo al controllo statale e riducendone i margini di autogoverno che avevano favorito la crescita del patriziato locale a scapito di altre forze.
Alla data della prima invasione francese, nel 1796, l'amministrazione cittadina di Rovereto era ormai da tempo inserita nel progetto, ancora in divenire, di rinnovamento della compagine asburgica. A Trento l'arrivo dell'esercito rivoluzionario causò invece ulteriore disorientamento in una scena politica che vedeva ancora diversi contendenti: l'autorità vescovile e i suoi ministri, il capitolo, i consoli, le diverse fazioni.

Da
1749
A
1796
Personaggi
Giuseppe II , Maria Teresa , Pietro Vigilio Thun , Bonelli Benedetto , Tartarotti Girolamo , Vannetti Giuseppe Valeriano
Codice
48650
codici_personaggi_as_text
50443-50464-50495-50576-50630-50634
Oggetti correlati (6) Classe Tipo di relazione
Bonelli Benedetto Personaggio Attributo ( Personaggi )
Giuseppe II Personaggio Attributo ( Personaggi )
Maria Teresa Personaggio Attributo ( Personaggi )
Pietro Vigilio Thun Personaggio Attributo ( Personaggi )
Tartarotti Girolamo Personaggio Attributo ( Personaggi )
Vannetti Giuseppe Valeriano Personaggio Attributo ( Personaggi )
Oggetti correlati inversi (0)
L'elemento visualizzato non è in uso da nessun altro oggetto.