Casa Sardagna

Spicca all’angolo fra via santa Trinità e l’attuale via Mazzini

[ foto di Ezio Chini]

Si trova in bella posizione all’angolo fra via santa Trinità (con l’omonima chiesa sullo sfondo) e l’attuale via Mazzini, che assunse questa denominazione negli anni Venti del Novecento. Come scrive Aldo Gorfer (nella guida Trento città del concilio del 1995) è “un’altra distorsione della toponomastica storica conseguente agli entusiasmi del postannessione”; ossia della nuova denominazione di alcune strade del cuore della città in omaggio all’epopea risorgimentale e a celebrazione dell’annessione del Trentino al Regno d’Italia dopo la Grande Guerra. La via Mazzini si chiamava in origine contrada Borgonuovo perché attraversava il nuovo quartiere sorto ancora in età medievale nella parte meridionale della città lungo la strada per Verona. 

Salvo preesistenze medievali, la casa risale al sec. XVI ma fu radicalmente trasformata e sopraelevata nel sec. XVIII, come rivelano la grazia del portale e quella dei coronamenti di pietra delle finestre. I lavori di recupero della decorazione cinquecentesca (e anche di pulitura di quella lapidea) ebbero inizio nel 1975, ad opera dell’Amministrazione provinciale, dopo che la caduta accidentale di un frammento di intonaco ne aveva rivelato la presenza. Così vennero in luce l’ornato a bugnato e le cornici che segnavano i piani dell’edificio. La presenza all’interno di queste finte architetture di tondi alternati a rombi orizzontali pone in rapporto la decorazione pittorica con un precedente illustre come Palazzo Tabarelli, costruito intorno al 1520. Ma il motivo del finto bugnato era già da mezzo secolo presente in città in un altro edificio importante come palazzo Thun in via Belenzani; e sulla metà del Cinquecento ebbe un seguito in Palazzo delle Albere.

Agli anni verso il 1540 sembra databile la nostra elegante decorazione, che sul lato più importante, verso via Mazzini, è arricchita da un affresco d’epoca successiva (fra Cinquecento e Seicento?), come rivela la sovrapposizione dell’intonaco a quello con il finto bugnato, raffigurante entro un riquadro la Madonna incoronata da due angeli e il Bambino, che rivolgono lo sguardo alla loro destra in uno spazio vuoto dove forse si trovava l’immagine di un donatore, la cui immagine però è purtroppo perduta. L’affresco fu ampiamente martellinato per far aderire l’ultimo strato di intonaco (quello rimosso nel restauro); è interessante notare come il muratore rispettò i volti di Maria e del Bambino. 

La decorazione mostra segni di degrado, soprattutto sul lato di via santa Trinità, più esposto alle intemperie (fra l’altro con un vistoso sollevamento dell’intonaco); è quindi auspicabile almeno un intervento di manutenzione generale capace di valorizzare e rendere meglio leggibile anche il dipinto votivo. 

Ezio Chini

(1950), storico dell'arte, si laurea con Mina Gregori all'Università di Firenze (1975). Dal 1978 al 2010 ricopre l'incarico di funzionario della Provincia Autonoma di Trento e nell’ambito dell’Assessorato alla Cultura della Provincia Autonoma di Trento gli vengono affidati i seguenti incarichi di carattere direttivo: coordinamento dell’attività di catalogazione del patrimonio artistico del Trentino (1978-1982); direzione restauri opere mobili ed affreschi (1981-1987; 1999-2003); direzione (come sostituto) del Museo Provinciale d’Arte, Castello del Buonconsiglio (1988-1990); direttore di Divisione, settore storico-artistico, Castello del Buonconsiglio, dal novembre 2003. È autore di circa 250 pubblicazioni, sull’arte a Firenze, nel Veneto, in Lombardia e soprattutto in Trentino, con particolare riferimento ai secoli XVI-XVIII, al Castello del Buonconsiglio e ai pittori Girolamo Romanino, Marcello Fogolino, Dosso e Battista Dossi. È organizzatore di numerose mostre, fra cui Dipinti su tela. Restauri (1983); Girolamo Romanino (2006;in collab. con L. Camerlengo, F. Frangi, F. de Gramatica); L’arte riscoperta (2000; in collab. con P. Pizzamano ed E. Mich). È socio dell’Accademia degli Agiati, della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e di Italia Nostra (membro della Direzione). Nell’ambito di Italia Nostra - Sezione di Trento, coordina dal 2017 il progetto Trento città dipinta. Un patrimonio da salvare. È Delegato regionale alla valorizzazione nell'ambito della Delegazione Fai di Trento.

Ezio Chini - storico dell'arte

29/05/2019