I Reti: la scrittura

Un alfabeto particolare, espressione di una lingua non indoeuropea

Durante la seconda età del Ferro, a partire dal VI sec. a.C., grazie ai contatti con l’area padana, venne adottato dalle popolazioni alpine un alfabeto a modello di quello etrusco, ma modificato ed adattato alle esigenze della lingua retica.

I testi, finora rinvenuti, non sono molto lunghi: si tratta di iscrizioni composte da singole lettere o brevi formule di difficile interpretazione e sono generalmente scritte da destra verso sinistra.

A causa dello scarso numero di ritrovamenti e della loro brevità, la lingua retica è stata decifrata solo in minima parte. Visto il ricorrere dei segni alfabetiformi su molti oggetti votivi (ex voto in bronzo, astragali, ceramiche, astine da divinazione), gli studiosi ritengono che l’uso della scrittura da parte dei Reti fosse fortemente legato alla sfera del sacro e alle pratiche religiose, un mezzo, quindi, per comunicare con le divinità.

Sul piedistallo del bronzetto a forma di cavaliere, simbolo del Museo Retico, è riportata un’iscrizione che recita “Cara Pasna offrì a Belo Equorio”.

Recenti scoperte e nuovi strumenti di indagine hanno identificato l'intera famiglia linguistica alla quale appartenevano Reti ed Etruschi, assieme ai Tirreni dell'Isola di Lemnos. Questo gruppo parlava una lingua non-indoeuropea.


16/04/2020