La necropoli di Cloz

Una necropoli romana in Val di Non

Il paese di Cloz, ai piedi del Monte Ozol, ha restituito testimonianze archeologiche molto importanti. Le tracce di frequentazione umana più antiche risalgono alla metà del V millennio a.C. e sono testimoniate da due asce in pietra levigata. La documentazione più significativa fa però riferimento ad una necropoli datata tra il III e il IV sec. d.C. rinvenuta nel 1990.

Nei cimiteri di età romana vi era l’abitudine di seppellire i defunti secondo il rito della cremazione o dell’inumazione. Quest’ultima divenne prevalente a partire dal II sec. d.C. I defunti erano deposti in casse in muratura chiuse da tegoloni o lastre di pietra.

Nel sepolcro venivano deposti oggetti personali e di uso quotidiano, come vasellame, attrezzi da lavoro, ornamenti, tutto ciò che poteva essere utilizzato nella vita ultraterrena.

A Cloz sono state riportate in luce dieci tombe ad inumazione ed una soltanto a cremazione. La presenza di questo rito anche nel III/IV sec. d.C. sembra legata al permanere di usi e costumi locali nelle zone periferiche dell’impero romano.

Tra gli oggetti di corredo rinvenuti meritano attenzione alcuni ornamenti, alcuni dei quali in oro, due recipienti in vetro confrontabili con manufatti prodotti in area renana e una moneta in bronzo di Valentiniano II (378-383 d.C.). A questi si aggiungono ceramiche fini da mensa, tra cui una coppetta di produzione africana e quattro piatti di produzione padana con decorazioni impresse ricavate da gemme.

Di una bellezza straordinaria sono le 56 perle di pasta di vetro per lo più verdi e blu, che dovevano far parte di una collana appartenuta ad una giovane donna di tredici - quindici anni. Curiosità e interesse destano anche i 42 chiodini di ferro per le suole delle scarpe.


16/04/2020