Mithra, il dio della luce

Un culto dall’Oriente

A partire dal III sec. d.C. anche la Val di Non viene interessata dalla diffusione del culto misterico di Mithra, divinità di origine persiana, come testimoniano alcune iscrizioni e rilievi rinvenuti a Sanzeno e a Tuenno.

Tale culto fu introdotto da mercanti e soldati di ritorno dalle campagne militari alle quali avevano partecipato lungo il Reno e il Danubio, dove la religione mitraica era particolarmente diffusa.

Secondo la tradizione Mithra era nato dalla roccia di una caverna e la sua venuta era considerata l’avvento di un dio salvatore. Questa caratteristica si riscontra anche in altri culti orientali e nel cristianesimo. Nell’iconografia più diffusa la divinità è raffigurata nell’atto di uccidere un toro, che simboleggia la morte o la notte, in un continuo ciclo di rinascita. Alla scena assistono due personaggi, Cautes e Cautopates, che reggono una fiaccola rivolta rispettivamente verso l’alto e verso il basso per indicare il sorgere e il tramontare del sole o la primavera e l’autunno. Vi sono spesso anche un cane e un serpente che bevono il sangue dalla ferita nel corpo del toro e uno scorpione che ne attacca i genitali. Infine è raffigurato un corvo, che ha il ruolo di messaggero divino tra Mithra e il Sole.

La religione mitraica era caratterizzata da riti complessi, riservati ai soli uomini. Le funzioni si svolgevano per lo più in grotte o ambienti sotterranei e prevedevano lo svolgimento di una serie di cerimonie di cui si sa molto poco poichè mancano le fonti scritte.


16/04/2020