L’enigma (risolto) delle palafitte
Sull'acqua o fuori dall'acqua?
I ritrovamenti di Fiavé hanno avuto un ruolo molto importante nel dibattito sulla vera natura delle palafitte che si sviluppò nel corso del XIX e XX secolo. Era il 1854 quando l’archeologo Ferdinand Keller per primo interpretò i “campi di pali”, emersi a causa dell'abbassamento delle acque dei laghi svizzeri, come resti di antichissime abitazioni erette sull’acqua.
Alla metà degli anni ’50, con il progredire delle ricerche, si arrivò a concludere che le palafitte erano sorte non in acqua ma sulla riva e quindi gradualmente sommerse nel corso dei millenni fino a essere coperte dai sedimenti lacustri che ne avrebbero permesso la conservazione.
Nel 1954, a 100 anni dalla loro scoperta, Vogt impose una nuova “teoria delle palafitte”: le capanne erano costruite sulla terraferma in zone umide e solo in seguito a variazioni del livello dei laghi, i loro resti sarebbero stati sommersi e ricoperti dai sedimenti lacustri.
Gli scavi condotti a Fiavé da Renato Perini hanno risolto questo enigma. Qui sono state portate alla luce tutte e tre le tipologie edilizie: palafitte nell’acqua, sulla sponda lacustre e sulla terraferma.
Grazie a queste ricerche gli studiosi oggi concordano che l’uomo elaborò nel tempo soluzioni diverse in funzione delle differenti condizioni ambientali.
14/04/2020