Per fare un palo

Modalità costruttive e abili carpentieri

Abbiamo visto le diverse modalità adottate nella costruzione dei villaggi palafitticoli. Ora scopriamo qualcosa di più sull’attività degli abili carpentieri di Fiavé.

I pali che sostenevano le capanne erano ottenuti da conifere, soprattutto abete rosso, ma anche larice, abete bianco e pino silvestre e in un solo caso, olmo. Prima di essere piantati nei limi del fondale lacustre venivano sramati e scortecciati utilizzando l’ascia in bronzo. I pali, ricavati da tronchi del diametro variabile tra 11 e 20 cm, potevano essere lunghi anche fino a 9 metri ed elevarsi dal fondo del lago per un’altezza che raggiungeva i 4 metri.

Sono stati rinvenuti pali a sezione rotonda ricavati con colpi d’ascia continui e regolari, ma ci sono anche pali maggiormente lavorati, come quelli a sezione quadrata, che recano segni del taglio dell’ascia su tutta la superficie. Questa particolare lavorazione serviva per togliere l’alburno, lo strato che si trova subito sotto la corteccia, e aumentarne la durata. Alcuni pali sono stati ottenuti fendendo grossi tronchi con l’uso di cunei in legno duro.

Anche le sommità, che oggi vediamo a forma conica a causa della corrosione, erano lavorate per creare un appoggio ai pali orizzontali. Quest'ultimi dovevano sostenere il tavolato su cui erano edificate le capanne. In alcuni casi la testata presenta un incastro a forcella con fori quadrati per inserire elementi di bloccaggio.

I resti dei pali sono visibili presso l’area archeologica, raggiungibile dal Museo delle Palafitte in circa 30 minuti con una facile passeggiata. Dall'acqua emergono le testate dei pali del villaggio Fiavé 3-4-5 e poco distante si trovano anche i resti della palizzata del villaggio Fiavé 6 con alcuni pali di sostegno delle capanne.


14/04/2020