Una collezione unica in Europa

300 oggetti in legno dalla preistoria

Il Museo delle Palafitte custodisce una delle più importanti collezioni d’Europa di manufatti preistorici in legno.

Sono oltre 300 gli oggetti lignei rinvenuti dagli archeologi nella torbiera di Fiavé Carera che raccontano i diversi aspetti della vita quotidiana nell’età del Bronzo dalle attività domestiche e artigianali al lavoro nei campi. Manufatti unici e straordinari che anche grazie alle numerose tracce di lavorazione forniscono importanti informazioni sul loro utilizzo e realizzazione.

Il legno era la materia prima maggiormente impiegata per la produzione degli strumenti da lavoro quali falcetti, manici di asce, bastoni da semina, traccia solchi, zappe, seghe, trapani ad archetto.

Lo strumento principale per lavorare il legno era l’ascia che poteva essere usata sia come scure per l’abbattimento degli alberi e per le successive sramatura e scortecciatura, sia come accetta per i lavori meno pesanti. A Fiavé è documentato anche l’uso dell’ascia con manici piuttosto corti che poteva essere utilizzata come coltello o grosso scalpello per scavare e rifinire gli oggetti.

Gli artigiani dell’età del Bronzo avevano una profonda conoscenza delle caratteristiche dei diversi tipi di legno e delle tecniche di lavorazione: a seconda dell’oggetto da realizzare veniva scelta attentamente sia la materia prima sia la parte dell’albero adatta allo scopo prefissato.

Un occhio allenato sapeva riconoscere già sulla pianta la forma dell’oggetto da ricavare.

I nostri antenati dell’età del Bronzo erano infatti molto ingegnosi e dotati di raffinate abilità per adattare le materie prime alle loro necessità. Vediamo qualche dettaglio e curiosità legati alla lavorazione di alcuni strumenti. Ad esempio, per l’immanicatura dell’ascia erano necessari il tratto rettilineo del tronco per ricavare l’impugnatura e una diramazione in cui intagliare l’immanicatura, sagomandola per l’incastro dell’ascia.

Per ciotole, tazze e mestoli si utilizzavano protuberanze globose di faggi, aceri o abeti.

Cimali di abete bianco o rosso con gli ultimi ramoscelli disposti a raggiera erano impiegati per ottenere frullini di varie dimensioni.

Mazze pesanti e massicce si ricavavano da parti del tronco munite di un robusto ramo, possibilmente diritto e ortogonale al tronco stesso.

I manici del falcetto venivano invece ottenuti dal tratto ricurvo della ceppaia del faggio o dalla parte del tronco vicina alle radici.


14/04/2020