La vetreria

I Romani utilizzavano il vetro soprattutto per realizzare stoviglie per le mense delle famiglie più ricche che abitavano nelle domus.

A Trento e in tutta la provincia sono stati rinvenuti resti di bottiglie, bicchieri e coppe realizzati attraverso la tecnica dello stampo o della soffiatura.

Quest’ultima era utilizzata anche per produrre piccoli contenitori di profumi e unguenti di cui si servivano le ricche matrone romane e di cui si hanno alcuni esempi nei corredi funebri rinvenuti nelle sepolture al di fuori delle mura di Tridentum.

Il vetro era impiegato anche per le finestre, come dimostrano alcuni frammenti riportati in luce in occasione delle indagini archeologiche svolte presso piazza Verzeri-via Rosmini.

Nel quartiere orientale della città romana sono state rinvenute le tracce di un piccolo laboratorio per la produzione di oggetti in vetro, datato tra il V e il VI sec. d.C.Allo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas è visibile quello che ne rimane: la base di un piccolo forno di forma circolare e un pavimento in terra battuta con un canale per il tiraggio dell’aria, fondamentale per il funzionamento della camera di combustione. Sono stati trovati anche vetri deformati dal calore e scarti di lavorazione (colature, gocce, scorie). Ciò fa pensare che, probabilmente, venissero riciclati vecchi recipienti proprio come si fa ora.


14/04/2020