FilmFestival: Kalkstein la valle di pietra
56° TrentoFilmFestival
Proiezioni
Il grande regista Ermanno Olmi sarà presente a Trento il 30 aprile 2008, per la presentazione del film Kalkstein - La valle di pietra, di cui ha curato la sceneggiatura assieme all'allievo Maurizio Zaccaro, traendola dalla novella Kalkstein, di Adalbert Stifter.
Kalkstein la valle di pietra
di Maurizio Zaccaro - 104 (Italia, 1992)
Nell'Ottocento, in Boemia, durante un pranzo in casa di un prete benestante, un agrimensore, che lavora per l'impero austro-ungarico, conosce l'anziano parroco di una contrada non lontana, e nota che, nonostante i poveri abiti, indossa eleganti polsini di merletto, che cerca sempre di nascondere. Passano 8 anni, e all'agrimensore viene dato dal governo un nuovo incarico, per cui, allontanatosi dalla famiglia, raggiunge una valle sperduta boema, chiamata "Conca di pietra". Proprio in questo paesaggio duro e inospitale, incontra quell'anziano parroco che aveva conosciuto tanti anni prima, il quale conduce una vita semplice, al limite della povertà, fatta di preghiera, meditazione e in completa armonia con la natura. I due cominciano a coltivare una profonda amicizia, fatta di lunghe passeggiate, profondi discorsi e intimi silenzi. Il saggio e modesto parroco di campagna prima di morire, racconta allamico la storia della sua vita e svela l'unico lusso che si sia mai concesso: biancheria intima di lino pregiato. Divenuto parroco, egli aveva risparmiato le rendite della parrocchia, compensando la sua piccola vanità con molti sacrifici in altre cose. Dopo qualche tempo il prete muore e l'agrimensore, alla lettura del testamento, apprende che il defunto, da tanti creduto avaro, ha destinato i suoi risparmi e la rendita della sua preziosa dote alla costruzione di una nuova scuola per i bambini del luogo. Dalla novella Kalkstein (1848) dell'austriaco Adalbert Stifter, adattata con Ermanno Olmi, un film di elegante e intensa semplicità, sapiente nel rapporto tra personaggi e paesaggi che raggiunge una trasparenza rosselliniana nella dimensione etica dell'abnegazione e nell'elogio dei cuori semplici e delle creature in ombra. Esterni in Boemia e Toscana. Premio San Fedele. Grolla d'oro alla sceneggiatura a Maurizio Zaccaro ed Ermanno Olmi.
Eventi
Dai corti ai lunghi. Dai documentari ai lungometraggi, questo è Ermanno Olmi.
Nato da una famiglia contadina e profondamente cattolica nella provincia di Bergamo, Olmi rimane orfano di padre durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver frequentato il liceo scientifico e poi quello artistico si trasferisce giovanissimo a Milano per iscriversi all'Accademia d'Arte Drammatica seguendo però i corsi di recitazione. Ma per guadagnarsi di che vivere si impiega presso la EdisonVolta (dove già lavora la madre) dove organizza il servizio cinematografico dirigendo, fra il '53 e il '61, una trentina di documentari.
In questi anni di lavoro, oltre a notarsi l'intraprendenza e il talento con la macchina da presa, Olmi segna la prima traccia della sua filmografia, vale a dire l'attenzione per l'uomo all'interno di strutture create dall'uomo stesso.
Sposato con l'attrice Loredana Detto, debutta sul grande schermo con il lungometraggio Il tempo si è fermato (1959), dove narra l'amicizia fra il guardiano di una diga e uno studente. Fortemente influenzato dalle sue origini povere e rurali, il regista offre una visione di privilegio per gli umili ma conquisterà però i favori della critica con Il posto, opera su due giovani alle prese con il loro primo impiego.
Nel 1977 Olmi firma il suo capolavoro L'albero degli zoccoli, ambientato in una cascina vicino a Bergamo abitata da cinque famiglie contadine. Un grande successo in Italia e in tutto il mondo, tanto da guadagnarsi la Palma d'Oro e il Premio Ecumenico della Giuria al Festival di Cannes, il César per il miglior film straniero, i Nastri d'Argento per la miglior fotografia, regia, sceneggiatura e soggetto originale.
Vince quindi il Leone d'Oro a Venezia grazie a La leggenda del santo bevitore, tratto dall'omonimo racconto di Joseph Roth, con Rutger Hauer nella parte di un barbone alcolizzato aiutato dalla Grazia.
Con il documentario Lungo il fiume (1992), ritrova anche la passione per la scrittura firmando La valle di pietra (1992), che Maurizio Zaccaro porterà sul grande schermo, mentre lui trarrà dal racconto di Dino Buzzati "Il taglio del bosco" la favola Il segreto del bosco vecchio (1993) con Paolo Villaggio.
Nell'ultimo decennio ha avuto grande successo il suo Il mestiere delle armi (2001), biografia di Giovanni delle Bande Nere che gli permetterà di aggiudicarsi ben quattro David di Donatello (miglior regia, film, produzione e sceneggiatura). Il pacifista Cantando dietro i paraventi (2003) conquista il Nastro d'Argento per il miglior soggetto.
Maurizio Zaccaro è regista italiano, formatosi allinterno di Ipotesi Cinema, la scuola fondata da E. Olmi a Bassano del Grappa. Comincia come assistente operatore e regista di cortometraggi prima di firmare In coda alla coda (1988). La valle di pietra - Kalkstein (1992) gli porterà la notorietà.
Seguono Larticolo 2 (1993), che affronta con sincera indignazione lipocrisia degli italiani di fronte ai problemi posti dalla nuova società multietnica e pluriculturale e due opere di impegno civile: Il carniere (1997), ambientato nella ex Iugoslavia in guerra, e Un uomo perbene (1999) sulla vicenda di E. Tortora.