Filmfestival: Retrospettiva: Viaggio attraverso limpossibile - dalla Terra alla Luna passando per Marte
52° Filmfestival Internazionale Montagna Esplorazione Avventura 'Città di Trento'
ore 14.45
Le voyage dans la lune
di Georges Melies - 16 (Francia, 1902)
Il primo viaggio sulla luna nella storia del cinema con un equipaggio chiuso in una capsula sparata da un cannone che colpisce locchio della luna. Prigionieri dei seleniti riusciranno a tornare in trionfo sulla Terra.
Le voyage à travers l'impossible
di Georges Melies - 24 (Francia, 1904)
LIstituto di Geografia Incoerente si discute un progetto stranissimo: lAutomabouloff, veicolo capace di raggiungere il sole. Dopo varie peripezie il mezzo raggiunge il sole e per non restare arrostito l'equipaggio finisce congelato.
Ou a marché sur mars
di Laurent Lichtestein - 61 (Francia, 2003)
Cinque sportivi e scienziati partono per lesplorazione di Marte, per scoprire i suoi segreti e per scalare il Monte Olimpo, il più alto vulcano del sistema solare, con unaltezza di 22 km..
ore 17.15
Il pianeta proibito
di Fred McLeod Wilkox - 98 (USA, 1956)
Anno Duemila. Alla velocità della luce una navetta spaziale arriva sul pianeta Altair 4 in cerca di un equipaggio scomparso. Lo scienziato folle, i mostri e dallamore... la soluzione di tutti i problemi.
Continua il 6 maggio
Al via la seconda retrospettiva proposta dal 52° Filmfestival e intitolata Viaggio attraverso limpossibile - Dalla terra alla luna passando per Marte
Questa retrospettiva è solo uno sguardo, piccolo ed importante, su una parte fondamentale di quello che viene sempre incartato tra i generi come "cinema fantastico", quello dedicato ai viaggi e ai viaggiatori spaziali. Un genere che ha come genitore un film cult straordinario e celebrato: "Le voyage dans la lune" che Georges Méliès (1861-1938), vero ed unico papà della fiction cinematografica, consegnò alla gloria nel 1902. Un film manifesto, con quel missile che si va ad infilare nell'occhio destro di una Luna più sorpresa che arrabbiata, con la fresca vivacità di un racconto. Due anni dopo, nel 1904, Méliès presenta "Le voyage à travers l'impossible" con una sceneggiatura più perfezionata e messa a punto. Siamo davanti al primo remake della storia del cinema anche se i due film puntando uno sulla Luna e l'altro sul Sole pongono al racconto problematiche ben diverse. Di certo questo confronto sarà uno dei momenti più interessanti di una breve rassegna che pensa l'uomo come protagonista di avventure che a volte superano l'immaginario, un po' come succede al festival per le estreme sfide condotte dagli uomini ai limiti della natura. Più serioso l'altro film tratto da Verne: "From the Earth to the Moon" (Dalla terra alla luna, 1958) di Byron Haskin, ambientato durante la guerra di secessione americana.
Byron Haskin proveniva dalla regia del cult "The War of the Worlds" (La guerra dei mondi, 1952). In questo nuovo film i protagonisti erano il grande Joseph Cotten (con alle spalle la fama di magnifiche recite come in "Citizen Kane" e "The Third Man) e George Sanders (già applauditissimo in "Rebecca" ed in altri straordinari film che lo avevano reso famoso) senza dimenticare Debra Paget ( all'epoca al culmine della carriera dopo film come "Love me tender" e "Prince Valiant").
Naturalmente i viaggi attraverso l'impossibile non sono prerogativa di Verne, ed ecco allora che è divertente ritrovare "La tempesta" di William Shakespeare, inimitabile viaggio interno allo spirito umano, in un film cult immancabile come "The Forbidden Planet" (Il pianeta proibito, 1956) di Fred McLeod Wilcox. Il film diventato presto un cult della fantascienza racconta di un gruppo di astronauti che raggiunto il pianeta Altair 4, in cerca di un equipaggio amico scomparso, lo scoprono dominato dal dr. Edward Morbius (Walter Pidgeon) scienziato megalomane che crea mostri suscitati dal proprio inconscio.
Se a qualcuno potrà sembrare "leggera" la recentissima docu-fiction "On a marchè sur Mars" di Laurent Lichtenstein che immagina una spedizione alpinistica impegnata nella scalata di un ventimila, il Monte Olimpo su Marte, di certo non si stupirà nel ritrovare, nel breve sguardo intrapreso nei viaggi attraverso l'impossibile, un film come "Solijaris" (Solaris, 1972) di Andrei Tarkovskij. Il film verrà presentato nelledizione completa di 165 e non in quella che si vide in Italia dopo il successo di Cannes, massacrata e ridotta a soli 115 minuti. Presentato, ma questo fu forse vero più a livello politico che di critica cinematografica, come la risposta sovietica a "2001 - Odissea nello spazio", "Solaris" non ha parentele con il capolavoro di Kubrick. Ispirato allo stesso racconto di Stanislaw Lem, recentemente riproposto sul grande schermo in un nuovo remake, "Solaris" è un film sull'intimità dell'uomo sul suo essere al di là della società, sul suo partecipare ad essa ma con il preciso senso di responsabilità di rappresentare un unicum inimitabile e straordinario. In Tarkovskij non siamo in unepoca futura, i tempi sono ancora quelli di chi calpesta le amare zolle della terra, rendendosi conto che nessuna modernità potrà infine fargli cambiare la sua natura. Commuove profondamente Tarkovskij e ci ricorda la nostra emozionante fragilità.