Gli angeli di Borsellino - Scorta QS21
Serate in forma di Cinema
Italia, 2003
Titolo originale: Gli angeli di Borsellino - Scorta QS21
Genere: Drammatico
Regia: Rocco Cesareo
Cast: Brigitta Boccoli, Pino Insegno, Alessandro Prete, Vincenzo Ferrara, Cristiano Morroni, Francesco Guzzo
Scorta QS 21 racconta i 57 giorni che separano la strage di Capaci da quella di via D'Amelio attraverso gli occhi di Emanuela, una ragazza di Sestu in provincia di Cagliari, che non sognava di indossare la divisa, non pensava di impugnare la pistola e non immaginava di diventare, insieme agli altri "angeli custodi" di Borsellino...
I due attentati che nel maggio e nel luglio del 1992 uccisero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme con gli uomini delle loro scorte (nonché la moglie di Falcone) furono uno dei più duri colpi inferti dalla mafia alla società civile, causando nella popolazione uno sconcerto e una commozione con pochi precedenti. Parallela a questi, una rabbia che portò i palermitani prima a partecipare in massa ai funerali di Falcone e della sua scorta, e poi a riempire le strade di Palermo con una serie di manifestazioni di piazza fino ad allora mai viste.
Gli angeli di Borsellino (scorta qs21) racconta proprio di quei cinquantasette giorni che separano i due attentati, visti, come suggerisce il (brutto) titolo, dal punto di vista degli uomini della sua scorta, in particolare quello di Emanuela Loi, ventiquattrenne sarda, prima donna a impiegata in una scorta. Dopo un prologo costituito dalle testimonianze delle mamme dei poliziotti rimasti uccisi in via DAmelio, ricordi commossi dei propri figli discutibilmente enfatizzati da una patetica musica di sottofondo, il film inizia allindomani della morte di Falcone (ci vengono mostrate le immagini di repertorio dei funerali della scorta, con il famoso e accorato intervento della vedova Rosaria Schifani), quando Emanuela Loi arriva a Palermo (nella realtà arrivò due giorni prima della strage di via DAmelio) e viene assegnata alla scorta di Borsellino. Da qui in poi tutta lattenzione del film sarà incentrata sul suo rapporto con gli altri ragazzi del gruppo (Vincenzo Li Muli, Eddie Cosina, Claudio Traina, Agostino Catalano, il capogruppo, Antonio Vullo, lunico sopravvissuto) e sul loro rapporto con Borsellino, in un crescendo di complicità che li porterà a essere un gruppo compatto di veri amici il giorno della strage.
Lo scoperto intento agiografico del film, fra i tanti suoi difetti, è sicuramente quello più antipatico: eliminando qualsivoglia riflessione critica a livello socio-politico (per esempio, circa il ruolo della mafia nella società siciliana o circa i suoi rapporti con lo stato), nonché qualsiasi tipo di sfumatura caratteriale dei personaggi (lo sforzo maggiore in questo senso è dirci che a volte avevano paura e che altre hanno sbagliato per eccesso di zelo), si porta volontariamente il discorso in una dimensione manichea nella quale chi non accetta certi qualunquismi e certe spettacolarizzazioni dei sentimenti rischia anche di passare per cinico e indifferente. Laver accomunato, in conferenza stampa, la strage di via DAmelio alla morte dei diciannove militari italiani a Nassiryia così come all11 settembre, e laver invitato alla stessa conferenza stampa anche la madre di Agostino Catalani (da undici anni lotta affinché la morte del figlio e dei suoi colleghi non venga dimenticata, il cui dolore daltra parte nessuno si sogna di non rispettare) confermano limpressione che lintento degli autori e della distribuzione sia, più che far ricordare e far riflettere, quello di speculare.
Quanto agli altri difetti del film, cè solo limbarazzo della scelta, ma sono tutti complessivamente riassumibili nella estrema televisività che lo caratterizza, come si trattasse di una fiction di Rai2: recitazione piatta e mediocre, con leccezione di Ernesto Mahieux (che però compare solo per pochi minuti); uso invadente della musica di commento in chiave emotiva, discorso che vale anche, nella scena finale, per il ralenti; pessima resa del personaggio di Emanuela Loi, la protagonista (Brigitta Boccoli non fa il minimo sforzo per sembrare sarda, risultando anzi inequivocabilmente romana, e questo per tacere del valore complessivo della sua prova). Che dire ancora di questo film? Dato che del suo carattere fastidiosamente agiografico ho già detto, rimane solo una domanda: perché?
Diego Barboni, 23\11\2003 da: www.frameonline.it/Rec_Angelidiborsellino.htm