Liberati o occupati? Il Baltico e l'Europa centro-orientale 60 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale
Mercoledì 2 marzo, alle 17,30, a Trento, nella Sala dell'Aurora di Palazzo Trentini (via Manci 27), il Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale organizza l'incontro-dibattito "Liberati o occupati? Il Baltico e l'Europa centro-orientale 60 anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale"
Giovanni Bensi e Fernando Orlandi discutono degli scottanti problemi dell'attualità e del retroterra storico. Introduce Massimo Libardi.
Il peso della storia segna in modo indelebile l'Europa. Lo si vede in quanto sta accadendo per le celebrazione del sessantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. Alla recente riunione dei ministri degli esteri della UE, il lettone Artis Pabrikis ha chiesto ai suoi colleghi di sostenere una dichiarazione di Vaira Vike-Freiberga, presidente della Lettonia, che intende partecipare, assieme ad altri 60 capi di stato e governo alle celebrazioni che si terranno a Mosca il 9 maggio.
Vike-Freiberga chiede ai membri della UE di "invitare la Russia ad esprimere il proprio rammarico per l'occupazione dell'Europa centrale e orientale che deriva direttamente dal Patto Ribbentrop-Molotov".
La Lettonia, assieme a Lituania, Estonia, Polonia e Bucovina, fu vittima di una spartizione stipulata nei protocolli segreti del Patto Ribbentrop-Molotov dell'agosto 1939, che aprì le porte alla Seconda guerra mondiale. Dopo una prima brutale occupazione sovietica (che comportò anche deportazioni di massa della popolazione), nel 1945, con la fine della Seconda guerra mondiale, questi stati perdettero nuovamente la loro libertà, inglobati direttamente nell'Unione Sovietica e sottoposti ad una spietata sovietizzazione. La sconfitta della Germania nazista non portò loro la libertà, che riconquistarono solo nel 1991, quando implose l'URSS.
Vike-Freiberga, con il sostegno di molti dei nuovi stati membri dell'UE, pone un problema tanto importante storicamente e moralmente quanto politicamente sensibile nell'attualità, perché ha a che fare con i rapporti fra la nostra Europa e la Russia.
Ha affermato Vike-Freiberga: "Come presidente di un paese che ha grandemente sofferto sotto il dominio sovietico, mi sento in obbligo di ricordare al mondo intero che il più devastante conflitto dell'umanità avrebbe potuto essere evitato se i due regimi totalitari della Germania nazista e dell'Unione Sovietica comunista non si fossero accordati segretamente". E poi: "Nel commemorare quanti hanno perso la vita durante la Seconda guerra mondiale non dobbiamo mancare di ricordare i crimini contro l'umanità compiuti sia da Hitler che da Stalin. Non dobbiamo mancare di ricordare questi due tiranni totalitari per nome, perché il mondo non dimentichi la loro responsabilità nel dare inizio alla guerra".
Mosca fa orecchie da mercante e si irrita, nondimeno il problema è posto.
Di queste vicende, sia dal punto di vista storico che nelle implicazioni attuali ne discutono Giovanni Bensi e Fernando Orlandi.
Organisation: CSSEO Centro Studi sulla Storia dell'Europa Orientale