Michelangelo Pistoletto

Konferenz

Martedì 4 marzo, alle ore 18.00, nella sala conferenze del Mart di Rovereto, si inaugura , nell’ambito degli eventi a cornice dell’attività espositiva, il ciclo di incontri con alcuni degli artisti più significativi della scena contemporanea, affiancati da critici e curatori di fama internazionale. Si vuole con questa iniziativa creare un dialogo aperto che introduca e avvicini il pubblico alle tematiche della produzione artistica del nostro tempo.
Al primo appuntamento sarà presente Michelangelo Pistoletto, uno dei maggiori rappresentanti dell’Arte Povera, accompagnato da Giorgio Verzotti, responsabile per le esposizioni temporanee del Mart.

Michelangelo Pistoletto
Nato a Biella nel 1933, esordisce alla fine degli anni Cinquanta con una pittura centrata sulla figura umana, isolata e delineata per intero su sfondi uniformi. Dal 1962 l’artista ritaglia la figura dipinta e la applica su lastre d’acciaio specchianti. Le immagini ritraggono personaggi e oggetti comuni, mentre lo sfondo cattura lo spazio e gli eventi reali che si riflettono all’interno della superficie specchiante. La specularità sdoppia e moltiplica gli ambienti, ne complica la percezione, divenendo un fattore di piazzamento per chi guarda, e d’altra parte l’opera trova, nello spazio che incorpora, un suo compimento sempre diverso. Con gli Oggetti in meno, 1965-66, lo piazzamento diviene azione reale. I lavori che invadono il campo espositivo si presentano tanto differenti tra loro da sembrare opere di diversi autori, contraddicendo l’univocità dello stile personale. Dal 1967 l’interesse dell’artista si rivolge a installazioni con materiali trovati come nel caso di Venere degli stracci, 1967 dove una copia di una Venere classica fronteggia un cumulo di abiti dimessi. Nel 1968 fonda il Gruppo Zoo con il quale si dedica alla collaborazione con le diverse forme d’arte che sfociano nell’azione teatrale. Negli anni Settanta torna al tema della specularità, e in particolare al rapporto fra la superficie specchiante (da cui sono ormai scomparse le immagini) e lo spazio, da essa virtualmente modificato (Le Stanza, 1975-76). Il ciclo Divisione e moltiplicazione dello specchio, 1975-78 è giocato sulla dissezione delle superfici specchianti che, riflettendo se stesse, rimandano la propria immagine all’infinito e al tempo stesso un’immagine dell’infinito. Pistoletto associa questo processo di divisione-moltiplicazione ai processi formativi della materia, e quindi all’idea di procreazione. Il pubblico è invitato a partecipare attivamente alle operazioni dell’artista, spesso di natura performativa, posto che l’opera stessa è mirata all’incontro fra percezione emotiva-spiazzante e lucida razionalità. Continua a operare con gli oggetti comuni nei Mobili capovolti, 1976 o in L’alto in basso, il basso in alto, 1977. Negli anni Ottanta si dedica alla scultura, intesa come costruzione di frammenti della memoria, culturale e individuale, pensata sia con materiali effimeri sia in marmo. Le opere più recenti sono strutturate per cicli che estendono oltre lo spazio la dimensione “tempo”: Arte dello squallore. Quarta generazione, 1985, basato sull’eleborazione di lastre di gesso; Tartaruga felice, 1992. Dal 1994, con Progetto Arte, l’artista porta alle estreme conseguenze i caratteri che sono sempre stati precipui del suo lavoro, dall’uso di materiali non tradizionali alla creazione di eventi basati sulla collaborazione, alla visione dell’artista come soggettività plurale e non individualistica. Coerentemente, ora la sua stessa attività si confronta con quella di altri operatori coinvolti in particolari eventi spazio-temporali, toccando le più diverse discipline, dalla musica al design, dalla moda alla danza. Pistoletto ha spesso accompagnato la sua attività con testi che ne esprimono la dimensione teorica. (GV)