"Calice con giovane coppia"

Al Castello del Buonconsiglio la mostra Doni preziosi

Approfittiamo delle ultime settimane per visitare Doni preziosi. Immagini e oggetti dalle collezioni museali e scoprire qualcuna delle opere esposte come, ad esempio, il raffinato calice in vetro lattimo che ci descrive Cristina Tonini. 

"Il calice in vetro lattimo facente parte del lascito di Taddeo Tonelli ha coppa di forma cilindrica svasata all’imboccatura con cordone in lattimo ritorto applicato alla base, stelo conico liscio e piede a tromba con bordo ripiegato esternamente. 

La coppa è decorata con due busti entro tondi ottenuti con una doppia serie di puntini in smalto rosso e turchese al cui interno è racchiusa una decorazione in foglia oro graffita a brevi segmenti verticali. Su un lato è raffigurata una giovane dama e sull’altro lato un giovane uomo, ambedue di profilo. Un paesaggio collinare con arbusti appena delineati a tratteggi neri e smalti blu e verdi fa da sfondo ai due busti. 

Le figure non sono dipinte ma ‘risparmiate’, e i dettagli dei volti e degli abiti sono ottenuti con lineette nere, di spessore variabile a seconda degli effetti chiaroscurali che si vogliono realizzare. I lineamenti sono ottenuti attraverso segni neri sottili mentre l’incarnato dei volti, delle mani e delle braccia, è reso con sfumature rosate a tratteggio. Anche gli abiti sono delineati attraverso segni neri di diverso spessore con qualche tocco di smalto turchese, rosso e oro.

L’impiego di questa tecnica, definita ‘risparmiata’, ricorda quella utilizzata nelle ceramiche a figure rosse dell’antica Grecia. Il resto della coppa è decorato con squame bianche con un puntino in smalto rosso al centro, tutto su un fondo di smalto blu. All’imboccatura della coppa vi è una decorazione a foglia oro graffita a segmenti regolari verticali con puntini a smalti rossi e turchesi.

La parte superiore in passato si era rotta in frammenti ed è stata poi restaurata. Si tratta di un manufatto di altissima qualità artistica e di grande rarità di cui si conoscono solo una dozzina di esemplari. Il vetro con cui è realizzato il calice è denominato a Murano ‘lattimo’ e fu inventato alla meta del Quattrocento dal vetraio Angelo Barovier. Il suo nome è associato alla lavorazione del vetro ‘cristallo’, che imitava il cristallo di rocca, e al vetro calcedonio. Il lattimo fu chiamato a Murano anche ‘vetro porcellano’, cosi come è citato in un documento, il privilegio concesso ai fratelli Iacopo e Bono d’Angelo da parte del Senato per la sua lavorazione anche durante il periodo di chiusura delle fornaci, datato 1457. Era un’imitazione della porcellana cinese di cui non si conosceva ancora il segreto di fabbricazione ma che gia veniva importata in Occidente ed in particolare a Venezia". 

Cristina Tonini - storica dell'arte

08/04/2015