Carte di regola e paesaggio del Trentino

Un nuovo progetto espositivo del Museo degli usi e costumi della gente trentina per scoprire un patrimonio culturale alla base delle radici della convivenza.

Sezione agricoltura [ Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina]

Una nuova sala espositiva dedicata alle Carte di regola e al paesaggio del Trentino: questo l’interessante progetto che impegnerà il Museo degli usi e costumi della gente trentina per il prossimo biennio, promotori il direttore del Museo, Giovanni Kezich e il presidente del comitato scientifico, professor Annibale Salsa, coadiuvati dall’interesse attivo della Soprintendenza per i beni culturali, diretta da Franco Marzatico.

L’iniziativa è stata illustrata in un incontro presso lo Spazio archeologico sotterraneo del Sas cui, insieme a Kezich, Salsa e Marzatico, sono intervenuti: Paola Matonti, presidente del Museo, Armando Tomasi, responsabile dell’Ufficio beni librari, archivistici e archivio provinciale, Mauro Nequirito, storico e funzionario della Soprintendenza per i beni culturali, Franco Didonè, architetto.

Matonti ha esordito sottolineando che il progetto “darà l’opportunità di integrare nella realtà museale il tema del paesaggio, inteso non solo come insieme degli usi e costumi trentini, ma anche come riscoperta delle radici dell’autonomia regionale. Oggi, si avverte sempre più la necessità di rispolverare le proprie radici per comunicare un messaggio costruttivo soprattutto alle nuove generazioni, al fine di un maggior coinvolgimento della popolazione su tale tema – ha osservato”.

Per Marzatico l’auspicio è che tale ricerca “possa tradursi nella riscoperta, o talvolta scoperta, di un patrimonio culturale alla base delle radici della convivenza. Un progetto impegnativo volto all’esposizione di documenti preziosi, che richiede una scelta attenta sia in relazione ai messaggi da trasmettere, sia alla conservazione di tali beni. “Carte di regola” significa riferirsi al “nomos”, alla legge, alle regole di convivenza, alle “linee di frontiera” tra civiltà e inciviltà, con uno sguardo anche al contemporaneo nel momento in cui le frontiere si chiudono. Da qui, la possibilità di attualizzare non solo il nostro rapporto con la storia, ma di proporre anche una riflessione sulla contemporaneità come missione di ogni museo”.

Sugli aspetti più prettamente archivistici si sofferma, invece, Tomasi, che nel progetto ravvisa “un’efficace occasione per valorizzare e far conoscere non solo il patrimonio della nostra terra, ma al tempo stesso anche il fondamentale ruolo di tutela svolto dalla Soprintendenza. Sarà nostra cura e funzione – puntualizza - fare in modo che tali beni nel momento in cui vengono esposti lo siano nel rispetto delle disposizioni per la loro salvaguardia”.  

Dopo aver proposto un richiamo alle origini del museo e alla figura del suo fondatore Giuseppe Šebesta, Kezich ha messo in luce come il Museo “in certo senso, difetti di un preciso ancoraggio nella realtà storico-istituzionale del Trentino, che risulta soltanto allusa nel percorso espositivo. A questo obiettivo risponderà il nuovo progetto, che sarà ospitato in un’ampia sala (28 metri x 12), dotata di un raccordo con la biblioteca. Un’area sarà dedicata alla presentazione generale del paesaggio, un’altra agli aspetti connessi con la gestione di pascoli e malghe. E ancora, a boschi e maggenghi, fondo valle e spazi comuni a essi annessi, per concludersi con la forma della casa all’interno dell’insediamento rurale trentino.  Apertura prevista nel 2018”.

Kezich ha poi menzionato il rapporto di amicizia, con l’auspicio di un prossimo gemellaggio, con il Museo della Civiltà Contadina e delle Tradizioni della Repubblica di San Marino, esempio eclatante della sopravvivenza delle autonomie storiche.

Nequirito ha quindi curato un approfondimento storico sulle Carte di regola del Trentino:Sarebbe limitativo –spiega- affermare che l’autonoma trentina derivi dalla nascita delle comunità rurali e delle carte di regola. La peculiarità del Trentino è proprio l’insieme della sua storia. Ma, che cosa sono le Carte di Regola? Antichissimi statuti in vigore all’interno di ogni singola comunità trentina che per secoli hanno rappresentato una forma di autogoverno locale, al fine di arginare la micro-conflittualità tra le varie comunità attraverso l’imposizione di divieti e obblighi”.

L’incontro si è chiuso con l’intervento di Salsa che ha ribadito “l’importanza del tema delle autonomie storiche,  filo conduttore dei 1200 chilometri di sviluppo dell’arco alpino.  L’idea è di aprire una prospettiva di museografia attiva, con il coinvolgimento della popolazione per proporre una riflessione sul paesaggio e sull’autonomia come capacità di autogoverno delle comunità rurali, legato non tanto agli aspetti etnolinguistici, ma alle basi economico sociali del territorio.


17/02/2016