Casa Guardi a Mastellina

Il 28 dicembre alle 20.30 a Mestriago di Commezzadura la conferenza su "La famiglia e la patria dei pittori Guardi". Nella 'terra degli avi': i Guardi in Val di Sole

[ Soprintendenza per i beni culturali]

Per illustrare i legami dei pittori Guardi con la "terra degli avi", il Comune di Commezzadura e la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento organizzano per lunedì 28 dicembre, ad ore 20.30, presso il Municipio di Commezzadura (Mestriago, via del Comun, 10), una conferenza dal titolo: "La famiglia e la patria dei pittori Guardi". L'intervento, a cura di Salvatore Ferrari, storico dell’arte e funzionario della Soprintendenza, presenterà le opere lasciate in Trentino da Francesco e Giovanni Antonio Guardi, ma anche la figura tuttora poco conosciuta del padre Domenico, del quale nel 2016 ricorrerà il terzo centenario della morte.

E' lo stesso Salvatore Ferrari ad anticiparci i contenuti dell'incontro: 

“Questa fu la casa paterna/ di/ Francesco dei Guardi/ da Mastellina/ celebre pittore/ n. a Venezia 1712, ivi m. 1792”. Così recita l’iscrizione incisa sulla lapide commemorativa fatta apporre il 22 agosto 1908 dalla Società degli Alpinisti Tridentini e dal comune di Mastellina sulla facciata di una vecchia casa al centro del paese, indicata come la “culla” della famiglia Guardi. Qui, infatti, il 22 maggio 1678 nacque il pittore Domenico Guardi, padre dei più noti artisti Gian Antonio (1699-1761) e Francesco (1712-1793), ma anche di Nicolò (1715-1789), pure lui pittore, e di Maria Cecilia (1702-1777), moglie di Giambattista Tiepolo.

L’edificio, alto e massiccio, presenta una facciata con caratteristiche tardorinascimentali: un bel portale in pietra grigia con arco a tutto sesto e stemma nobiliare (scudo sbarrato caricato di due stelle a sei raggi) in chiave di volta; bifore architravate e una pittura votiva raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Rocco e Antonio abate risalente agli anni 1550-1575 circa. Il portale - sormontato da elementi a diamante in forma di triangolo scaleno e da una trabeazione con fregio decorato da un motivo a doppia serpentina con rosette presente anche negli stipiti e nei conci dell’arco - fu inserito in rottura di muratura entro la fine del XVI secolo. Al prospetto principale è addossato il pozzo, protetto da una struttura in muratura coperta da un tettuccio in scandole.  Gli avvolti a piano terra presentano il tipico pavimento in ciottoli di fiume, mentre le porte hanno stipiti in pietra lavorata. In cima alla scala che conduce al primo piano è murata una piccola acquasantiera in marmo. I piani superiori sono stati molto rimaneggiati: il salone al primo piano, ad esempio, che mostra decorazioni a stucco e frammenti di pitture murali sulle volte, è stato ridimensionato dall’inserimento di tramezze. Nel 1951 – come ricordava Fernanda de Maffei – l’interno della casa conservava ancora alcune stufe ad olle e tracce d’affreschi in un piccolo ambiente, indicato come la “cappellina di casa”, al tempo ridotto a magazzino di patate e di mele, mentre i rivestimenti lignei delle stanze erano già stati venduti ad antiquari tedeschi.

In questa casa, tra il 1551 e il 1559, i fratelli Stefano e Pietro Guardi, provenienti da Almazzago, aprirono un’osteria. Nell’ottobre 1778, e forse anche nel 1782, il pittore Francesco Guardi salì in Val di Sole da Venezia per visitare la casa degli avi ereditata dal fratello maggiore. Nel 1793, subito dopo la morte di Francesco, i suoi figli, don Vincenzo e Giacomo, decisero di affittare la casa per ventinove anni alla signora Anna Maria Ravelli, vedova di Marino dalla Torre. Nel 1815 la casa, l’orto e il broilo furono venduti da Giacomo Guardi a Giovanni Antonio Fantelli di Dimaro, che li acquistò per conto di don Pietro Rossi. Per tutto l’Ottocento la casa rimase alla famiglia Rossi, mentre nel corso del Novecento subentrarono altri proprietari.

 

Salvatore Ferrari - funzionario Soprintendenza per i beni culturali
parte di: Lavori in corso

23/12/2015