Casa Rella

I palazzi storici di Trento strumenti per osservare la progressiva trasformazione urbanistica della città

[ foto 4^ D SCHOLL]

 

La famiglia

Casa Rella è l’edificio che si trova a destra di Casa Cazuffi, denota una stretta affinità architettonica con tale Casa e così pure le decorazioni; sarebbe utile un esame ravvicinato degli intonaci, per stabilire la successione cronologica delle facciate, possibile solo nel corso di un restauro, ormai necessario per riportare a condizioni di maggiore leggibilità questo prospetto, coperto da polvere e sudiciume, al punto da risultare quasi indecifrabile in diverse parti.

Al contrario di Casa Cazuffi e Casa Balduini, Casa Rella non presenta uno stemma in facciata; questo rende impossibile identificarne i proprietari, durante l’epoca di realizzazione degli affreschi (1530 circa).

È documentata solo al XIX secolo, la proprietà dell’edificio da parte della famiglia Rella.

L’architettura

Al pianterreno proseguono gli archi a sesto ribassato che costituiscono il portico.

Casa Rella si articola su tre piani: al primo vi sono sei finestre monofore e al secondo si ripete la stessa serie di aperture ma, in aggiunta, si nota la presenza di due graziosi balconcini. Il terzo livello è solo parzialmente una sopraelevazione tarda: dove oggi si vedono sei finestre architravate, in passato vi erano oculi (aperture di forma circolare) di un sottotetto.

Quest’edificio, che oggi risulta più basso di quello adiacente (casa Cazuffi), in origine lo superava in altezza.

La decorazione

A partire dal 1530 circa, casa Rella venne fatta oggetto di radicali lavori di rinnovamento con l’apertura delle finestre monofore e con l’esecuzione degli affreschi.Osservando la facciata di casa Rella si può notare come presenti una policromia (grande varietà di colori), rispetto a casa Cazuffi.

I meravigliosi affreschi avevano lo scopo di abbellire la dimora, la Piazza, sancire il potere della famiglia proprietaria, ma anche quello di inviare messaggi ad una stretta cerchia di persone colte, in grado di comprenderli; tutta la cittadinanza, in ogni caso, li poteva ammirare.

Ma chi è l’autore di queste opere d'arte? Non è noto, ma sicuramente non si tratta del maestro Fogolino, che si dedicò alla facciata di casa Cazuffi.

Le figure, infatti, non presentano le stesse caratteristiche e mostrano incertezze compositive e cadute di tono, anche sotto il profilo disegnativo e meno dettagli. Si pensa che si possa trattare di artisti di impronta dossesca, allievi quindi dei fratelli Dossi, che lavorarono anche al Magno Palazzo nel Castello del Buonconsiglio.

Se si osservano attentamente gli affreschi si può notare che sono divisi in fasce con un preciso significato. Nella fascia più bassa possiamo notare le figure allegoriche dei vizi; salendo verso l’alto troviamo le personificazioni delle virtù, per poi arrivare in cima con le raffigurazioni dei trionfi. Il messaggio, di tipo moraleggiante, è quindi quello di cercare di allontanarsi dai vizi per tendere alla virtù, alla quale tutti gli uomini devono aspirare. Questo insegnamento è rappresentato secondo una figura retorica detta anche “gradazione ascendente”,

che consiste nel disporre elementi del discorso, secondo un ordine di crescente intensità del loro significato (climax).

Si espongono tre delle principali allegorie del registro mediano.

IL TEMPO:

al secondo piano da sinistra si può ammirare una donna anziana con lame di ferro in mano, nel gesto di affilarle, pare alludente al "Tempo", che tutto consuma ed è l’assillo di ogni cosa.

L’ESPERIENZA:

è identificata con una giovane donna, che a braccia aperte tiene sospesi due bambini; rappresenta "l'esperienza", capace di discernere la verità dalla menzogna.

SCALA DELLA VIRTÙ:

successivamente, si vede un giovane che sta salendo su una scala, “climax virtus”, che rappresenta la via spirituale verso la perfezione. Il personaggio volge lo sguardo indietro verso tre figure che lo trattengono con delle funi: la lussuria, la miseria e la morte. Non a caso la scala è rivolta verso l’alto, in direzione dei Trionfi della Sapienza e dell'Abbondanza.

La simbologia è tratta da un testo medievale di Onorio d’Autun, monaco cristiano, teologo e filosofo tedesco (1080 – 1154), interpretata dallo storico dell’arte Gino Fogolari.

Testo a cura di: Alessandra, Aya, Maria, Jaouhara, 4^ D SCHOLL

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24/02/2019