Concilio di Trento

Tra riprese e sospensioni si protrae per 18 anni, dal 1545 al 1563 

Congregazione Generale del Concilio di Trento nella Chiesa di S. Maria Maggiore
1633 - olio su tela di Elia Naurizio - Museo Diocesano Tridentino

 

Il Concilio fu il diciannovesimo e si può definire l’assemblea ecumenica della Chiesa cattolica; si svolse nell’arco temporale di diciotto anni, dal 1545 al 1563. Ebbe lo scopo di affrontare i problemi della Chiesa, in particolare per definire argomenti controversi di fede o indicare orientamenti generali di morale e stabilire i cambiamenti necessari, anche in seguito alla diffusione delle teorie protestanti di Martin Lutero.

L’assemblea universale della Chiesa pose le basi della Controriforma, movimento cattolico che cercò di porre un argine alla corruzione ed alla decadenza in cui si trovava il clero; il Clesio ebbe un ruolo importante, nell’organizzazione dell’evento, anche se i lavori proseguirono con Cristoforo Madruzzo, che vi succedette.

I lavori iniziarono nel dicembre 1545, sotto la guida dei Legati pontifici e senza la partecipazione dei protestanti.

Un’altra figura chiave fu quella di Carlo V, Imperatore di Spagna e Germania, presente a Trento nel 1530, intrattenne con il Cles rapporti improntati alla simpatia ed all’ammirazione. L’Imperatore, fervente cattolico, temeva i pericoli della Riforma luterana e si prodigò affinché si iniziasse a trattare la riforma disciplinare della Chiesa, il Papa invece auspicava si privilegiassero questioni dottrinarie; si decise che le due prospettive dovessero coesistere, ma Paolo III, riuscì ad imporre da subito le deliberazioni sulla dottrina, che delinearono un solco che impedisse qualsiasi intesa con i protestanti. Vennero ristabiliti i dogmi, con una serie di rigide affermazioni e l’istituzione del Tribunale dell’Inquisizione (ciò favorì un controllo ed un’eventuale censura sulle opere d’arte, con conseguente limitazione delle libertà espressive di cui avevano goduto in precedenza gli artisti del Rinascimento).

La scelta della città di Trento, come sede, apparve l’unico compromesso possibile, non solo aveva una collocazione geografica ideale (a metà strada tra il mondo tedesco e quello italiano, ma poteva soddisfare le esigenze di Carlo V, perché rientrava nella giurisdizione imperiale ed il Principe Vescovo era pur sempre un suddito. Inoltre non scontentava il Papa che non voleva inimicizie con il Re di Francia (la scelta di una località di ambito tedesco, avrebbe potuto risultare a lui ostile).

Trento era una città italiana, non solo per la lingua parlata, ma anche per la nuova fisionomia socio–ambientale, che il Clesio aveva contribuito a configurare, con il consistente rinnovamento edilizio, con architettura e decorazioni di gusto squisitamente rinascimentale. 

Testi a cura di: Samira, Marko e Maddalena della 4^ D SCHOLL 

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19/02/2019