Fondo Alinari

128 stampe all'albumina eseguite dalla ditta Fratelli Alinari nel 1905 a documentazione dei principali monumenti della città di Trento e di altre vedute del Trentino con particolare riguardo a Castel Toblino formano il cosiddetto “fondo Alinari”, che costituisce una partizione del fondo ex Soprintendenza statale.

Presso l’Archivio Fotografico Storico, incardinato presso l’attuale Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento, si conservano 128 stampe all'albumina eseguite dalla ditta Fratelli Alinari nel 1905 a documentazione dei principali monumenti della città di Trento e di altre vedute del Trentino con particolare riguardo a Castel Toblino.

Si tratta del cosiddetto “fondo Alinari”, che costituisce, più propriamente, una partizione del fondo ex Soprintendenza statale, acquisito nel 1973 al momento del passaggio di competenze in materia di beni culturali tra lo Stato e la Provincia Autonoma di Trento; le stampe si presentano incollate sugli schedoni di catalogazione già in uso presso la Regia Soprintendenza, archiviati secondo l'ordinamento topografico per Comune. Ogni fotografia porta, oltre all'intestazione della ditta, il numero di registrazione, il luogo e il soggetto.

La celebre casa fiorentina operò nel Trentino allora austriaco, ma percorso da fermenti irredentisti, tra maggio e giugno del 1905, pochi mesi prima della Prima Esposizione Fotografica del Trentino che nell’ottobre si fregiò della partecipazione di Vittorio Alinari come membro di giuria. Esistevano allora fittissimi, stretti rapporti tra gli intellettuali trentini di sentimenti irredentisti – socialisti democratici come Cesare Battisti o ricchi borghesi liberali come Giovanni Pedrotti e i Garbari, tra l’altro appassionati fotoamatori – e gli ambienti della cultura fiorentina. La campagna fotografica Alinari va letta evidentemente nel quadro di queste frequentazioni in cui si intrecciavano cultura, politica, spionaggio. Non a caso alcuni articoli comparsi su quotidiani locali dell'epoca informano dell'importanza riconosciuta a questa operazione. Il 20 giugno 1905 sul quotidiano “Il Popolo”, diretto da Cesare Battisti, si leggeva che “...da quasi un mese si trovano fra noi vari addetti al grande stabilimento fotografico Alinari di Firenze per riprodurre le migliori cose d'arte della nostra città...” mentre il quotidiano “Alto Adige” evidenziava “...l'intraprendenza della casa Alinari che, non curando spese, sta compiendo opera patriottica ed anche veramente artistica...” .

La serie rivela in effetti la consueta attenzione all’arte e alla storia, con opere fotografate anche in dettaglio e diversi esempi di quelle che erano allora considerate arti “minori”. Accanto alle serie dedicate al Duomo e alle chiese principali, troviamo quindi fotografie di palazzi, portali, balconi, caminetti, bassorilievi, roste in ferro battuto. Non stupisce che i fiorentini Alinari dedichino numerosi scatti alla scultura rinascimentale, con particolare riguardo alla cantoria dei Grandi in Santa Maria Maggiore. Ma la sottoserie più numerosa, con 23 riprese, è dedicata al Castello del Buonconsiglio, oggetto privilegiato della campagna fotografica: si parte dalla documentazione dell’esterno, continuando con il cortile dei Leoni, la Loggia del Romanino, vari particolari degli affreschi del Magno Palazzo e dei Mesi di Torre Aquila. Le riprese si situano temporalmente poco dopo la fine dei grandi lavori che rinnovarono il volto di Trento: lo stesso Duomo, che venne restaurato nel 1882-3, mostra ancora fresche le tracce di un così radicale intervento. 

Puntualmente elencate nel catalogo Alinari del 1906 su Venezia e il Veneto, le fotografie scattate in Trentino sono nuovamente registrate, con didascalie più precise ma senza variazioni, nel successivo catalogo del 1924 sulle Tre Venezie. 


05/06/2017