I riti dell'anno

Al Museo degli usi e costumi di San Michele due nuove sale: un diorama con 50 personaggi a dimensione reale 

“Al museo bisogna andarci per rendersi conto della sua narrazione, nessun museo si può raccontare e riprodurre, il nostro poi è un museo completamente diverso. Il nuovo allestimento dedicato ai ‘riti dell’anno’ colma uno iato molto importante nel percorso di Šebesta, che si è occupato di cultura del lavoro e materiale ma era anche molto interessato agli aspetti non materiali. Esiste comunque una difficoltà intrinseca ad affrontare questo settore” - osserva il direttore del Museo degli usi e costumi della gente trentina Giovanni Kezich.

“Sono circa dieci anni che lavoriamo intensamente sul tema del Carnevale del Trentino e questo allestimento arriva a culminare il nostro impegno – riprende -. Abbiamo seguito i riti del Carnevale nei quattro angoli del territorio, soffermandoci su quelli in cui ha mantenuto la sua forma arcaica. Dobbiamo premettere a tutto ciò che il punto di partenza è un’idea di Carnevale completamente diversa da quella sul modello viareggino dei carri da rinnovare ogni anno. Puntiamo invece sul ritorno annuale di figure magiche, misteriose, indefinibili che ritornano sempre uguali a loro stesse”.

Al Museo di San Michele giovedì grasso, 8 febbraio, si inaugura il nuovo allestimento della sezione “I riti dell’anno”. A seguire nella serata, dalle 18.30, festa di carnevale aperta a tutti. Il museo inizia dunque l’anno del suo 50° anniversario con un’importante novità. Le due nuove sale che compongono la sezione, attingono all’esperienza di ricerca di Carnival King of Europe, il progetto che il Museo conduce a partire dal 2007 in partnership con altre importanti realtà europee: Bilbao, Marsiglia, Varsavia, Lubiana, Zagabria, Sibiu, Sofia, Skopje. In questo contesto comparativo, le nuove sale sono dedicate al ricco repertorio delle ritualità tradizionali che ancora hanno luogo nelle valli del Trentino, particolarmente nella stagione invernale: il lungo momento dell’anno che va dalle celebrazioni novembrine dei Santi fino ai riti della “chiamata di marzo”, passando per il periodo natalizio e naturalmente il carnevale. 

All’interno di questo percorso di ricerca, il museo ha dunque inseguito il ritorno dei personaggi rituali. “Abbiamo potuto constatare che l’ambito alpino è ricco di tale ritualità e abbiamo così cercato di accumulare cimeli, costumi, informazioni per documentare questa realtà in modo appropriato” - spiega il direttore.

Parlare di riti del Carnevale risulta comunque limitativo, il Carnevale va collocato nel ciclo delle mascherate invernali, per questo la sezione si chiama "i riti dell’anno", in quanto l’anno contadino è fatto di due grandi stagioni una legata al lavoro, la successiva alla forzata interruzione. Questa seconda fase è dedicata appunto alla messa in atto di questi riti, inizia con San Martino, San Nicolò, Santa Lucia, Sant’Antonio, Carnevale, fino ai riti della chiamata di marzo. Tale ciclo da giovedì sarà presentato in un grande diorama, in cui sono riprodotti una cinquantina di personaggi, con un effetto di grande realismo.

“Il percorso – aggiunge Kezich - continua oltre i riti della chiamata di marzo con quelli della coscrizione, ancora oggi perno della socialità dei giovani. Siamo poi finalmente riusciti a creare uno spazio per dare visibilità al patrimonio filmico accumulato nell’ambito della ricerca del progetto Carnival King of Europe. Si tratta di un archivio sulle mascherate invernali, circa un centinaio sono quelle documentate in tredici Paesi europei”.

Si tratta di un piccolo cinema, a disposizione del pubblico, che potrà scegliere all’interno di un catalogo molto ampio. Sono state recuperate anche le vecchie poltroncine in metallo del teatro Zandonai di Rovereto, che ben si accordano allo stile liberty del cinema.

Kezich si sofferma poi sul significato antropologico del Carnevale, che si colloca in una zona del calendario neutra e tollerabile dal punto di vita chiesastico, anche se residui di mascherate carnevalesche avvengono pure in altri periodi dell’anno.

“Ancora oggi nei paesi, passate le feste dei Santi, si sente la magia sottile che può essere racchiusa in ricorrenze come Santa Lucia o i Tre re – approfondisce Kezich -. Al centro si pone il personaggio sacrificale del Carnevale che rappresenta qualcosa che deve finire perché simboleggia il ritorno di un’epoca di uguaglianza, di tolleranza ed è vissuto con l’ansia di qualcosa che si deve concludere. È rappresentato da un personaggio simbolico, si pensi a quanto avviene a Valda, in Val di Cembra, dove lo scorso anno è stato bruciato Trump. Ne abbiamo realizzato una copia perfetta, che sarà esposta nelle nuove sale. Ciò ci consente di affrontare il significato ultimo del rito che allude all’idea di un sacrificio umano definitivo, a un fine cruenta”.


07/02/2018