Il sito archeologico di San Cassiano a Riva del Garda

L'area ha restituito innumerevoli testimonianze archeologiche sia di età romana sia di epoca altomedievale e medievale

[ Ufficio stampa Pat]

San Cassiano, località posta immediatamente a sud del torrente Albola, ha restituito innumerevoli testimonianze archeologiche sia di età romana sia di epoca altomedievale e medievale. Qui su di una superficie archeologica di circa 6000 mq sono stati individuati i resti di una antica via glareata, - cioè costituita da un semplice battuto di ghiaia – con andamento nord-ovest / sud-est; la via costituisce la prosecuzione verso sud di quella lungo la quale si è sviluppata la necropoli della Baltera. In San Cassiano, lungo il limite orientale della strada, durante l’età romana l’area venne occupata a scopo cimiteriale. Sul lato opposto della strada, nel corso del IV secolo d.C., venne costruita invece una villa rustica e successivamente, nel VI secolo d.C., una chiesa. Quest’ultima, dedicata ai santi Cassiano ed Ippolito, ha mantenuto inalterate le sue funzioni di luogo di culto fino al XVIII, pur subendo nel tempo diversi interventi architettonici. Diversamente, nella zona precedentemente occupata dalla necropoli romana, a est della strada, tra il IX ed il XIII secolo, vennero costruiti alcuni edifici adibiti a funzioni di vario tipo (abitazioni, magazzini etc.).

Il settore occupato dal campo funerario di epoca romana si estendeva a nord fino all’antico alveo del torrente Albola, mentre verso est e sud non è stato possibile verificare i suoi limiti in quanto posti oltre la zona interessata dalle ricerche archeologiche. Complessivamente sono state individuate 56 sepolture, un numero che non deve quindi essere considerato esaustivo. Relativamente a questa necropoli i dati scientifici acquisiti sono moltissimi ed attualmente in corso di studio ed elaborazione. Gli scavi archeologici hanno portato all’acquisizione di dati di straordinario interesse sia per l’estensione dell’area indagata sia perché in sede di scavo è stato possibile riconoscere importanti testimonianze circa la ritualità post-mortem e l’organizzazione degli spazi destinati alle sepolture.

Di straordinario interesse è infatti la scoperta, in prossimità delle sepolture, dei basamenti delle stele funerarie in pietra, ora purtroppo disperse. La parte rimasta, relativa allo zoccolo che andava conficcato nel terreno e trovata ancora nella sua collocazione originaria, indica che la disposizione di tali stele non rispondeva ad orientamenti particolari o ad una organizzazione preordinata delle tombe. La loro distribuzione appare, ad una prima osservazione, essere fatta assolutamente a caso, così come le sepolture sembrano essere distribuite secondo la necessità di colmare spazi lasciati liberi. Va altresì rilevato che la mancanza di sovrapposizione delle medesime implica necessariamente la presenza di segnacoli esterni per la loro individuazione, almeno durante tutto il tempo in cui venne utilizzata la necropoli. Diversamente a partire dal IX secolo questi segnacoli non dovevano essere più visibili in quanto gli edifici si sono indifferentemente sovrapposti alle sepolture.

Durante le recenti indagini sono stati individuati solo pochi frammenti di iscrizioni contenenti perlopiù singole lettere, tuttavia sono note alcune lapidi funerarie viste in passato nella chiesetta di S. Cassiano e successivamente, con la demolizione della chiesa medesima, trasferite altrove; è molto probabile che quelle inserite nelle murature dell’edificio sacro, sorto come sopra ricordato nel corso del VI secolo d.C., provenissero dalla confinante necropoli. Con l’eccezione di quella relativa al già citato Ianuarius, che doveva essere pertinente alle tombe ricavate nella chiesa, le altre due sono da riferire alla necropoli romana. La prima, più lacunosa e conservata oggi presso il Museo Ferdinandeum di Innsbruck, è la stele funeraria di Lubiamus Palariacus, figlio di Triumus Ebumus; la seconda è invece un monumento molto noto, risalente al II-III secolo d.C., posto da Claudia Severa per il marito Lucius Magius Magianus, per il figlio Cornelius Valerius e per il suocero Magius Priscinianus.

Per quanto riguarda la ritualità una documento straordinario è in primo luogo il sopra citato monumento funebre di Lucius Magius Magianus, in cui è riportato il lascito che Claudia Severa predispose per il collegio dei n(autarum) B(enacensium); si tratta di ben60.000 sesterzi affinché ogni anno fossero celebrate in ricordo dei propri parenti le cerimonie dei Rosalia e dei Parentalia. Di queste frequentazioni è stato trovato un riscontro anche in sede di indagine archeologica. Numerose sono risultate essere le tracce, costituite da abbondanti resti carboniosi misti a frammenti ossei animali ed offerte di oggetti posti sulla copertura delle tombe o nelle immediate adiacenze che testimoniano lo svolgimento di banchetti e profusiones funebri nelle giornate che celebravano i defunti; significativa è la ripetuta presenza di lucerne, con evidenti tracce d’uso costituite dall’annerimento del beccuccio dal quale fuoriusciva la fiammella, che erano poste, così secondo una tradizione sopravvissuta fino ai giorni nostri, sopra il sepolcro.

Nella necropoli non sono attestate sepolture di VI secolo d.C.; questo fatto che può essere messo in riferimento alla limitatezza dell’area indagata nonché a scelte diverse nella individuazione delle aree cimiteriali. Inoltre, in questo periodo si assiste, in concomitanza al processo di cristianizzazione della popolazione locale, alla costruzione della chiesa ed allo sviluppo di sepolcreto posto sia all’interno sia all’esterno dell’edificio. Dell’uso a scopo funerario della chiesa abbiamo una importante testimonianza nella iscrizione di Ianuarius e nel rinvenimento di un orecchino a poliedro, databile tra il V ed il VII secolo d.C., all’interno di una sepoltura multipla trovata in una delle cappelle della chiesa.

Cristina Bassi - Funzionaria Soprintendenza per i beni culturali

15/11/2016