L'invenzione del colpevole

Il 'caso' di Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia: la mostra del Museo Diocesano Tridentino

Da sabato 14 dicembre (inaugurazione venerdì 13 alle 18), il Museo Diocesano Tridentino propone al pubblico una mostra che racconta il 'caso' di Simonino da Trento, un bambino presunta vittima di omicidio rituale ebraico, venerato per secoli come 'martire' innocente. 

Il caso del Simonino è uno dei più noti e studiati episodi di presunto omicidio rituale. Nella primavera del 1475, all’epoca dell’episcopato del principe vescovo Johannes Hinderbach (1466-1486), fu rinvenuto in una roggia della città di Trento il corpo di un bambino di nome Simone, poi conosciuto a livello popolare con il diminutivo di ‘Simonino’. Sulla base di radicati pregiudizi antiebraici la morte del bambino fu attribuita ai membri della locale comunità ebraica, che furono successivamente processati e giustiziati.

Il corpo del fanciullo fu invece collocato nella chiesa di San Pietro e la devozione popolare nei confronti del Simonino crebbe velocemente, nonostante i dubbi del papa e dei legati inviati per accertare la realtà dei fatti. Da parte sua il principe vescovo Johannes Hinderbach sostenne la realtà dell’omicidio rituale, radicando così il mito nel sistema di credenze e superstizioni popolari. In seguito ai lavori del Concilio Vaticano II (1962-1965) e ad importanti studi di intellettuali locali, la Chiesa promosse l’abolizione del culto del Simonino, ponendo fine ad una delle pagine più buie della storia locale. La decisione, presa il 28 ottobre 1965 dal vescovo Alessandro Maria Gottardi, riuscì a sanare la frattura che sussisteva fra i cittadini di Trento e le comunità ebraiche nonché a facilitare il dialogo fra ebrei e cristiani.

Il percorso espositivo

La mostra, che si estende su due diversi piani di Palazzo Pretorio, prestigiosa sede del Museo Diocesano Tridentino, presenta al pubblico più di settanta opere, alcune delle quali concesse in prestito da importanti musei e istituti culturali nazionali e stranieri: le Gallerie degli Uffizi, la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, la Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli di Milano, la Biblioteca Classense di Ravenna, il Castello del Buonconsiglio di Trento, l'Abbazia di Wilten ad Innsbruck, solo per citarne alcune.

Con un linguaggio accessibile a tutti - ma senza abbandonare il rigore storico e scientifico, garantito dal contributo di illustri studiosi e da prestigiose collaborazioni istituzionali - la mostra ricostruisce il contesto culturale della Trento del XV secolo e le circostanze che condussero all'accusa di omicidio rituale.

Ampio spazio è dedicato alla vasta e multiforme produzione artistica generata nel corso dei secoli dal culto del 'beato' Simonino: dipinti, sculture, bassorilievi, ex voto, reliquiari, disegni, incunaboli istoriati, xilografie, incisioni e fotografie testimoniano la fortuna e la vitalità di una devozione durata quasi cinquecento anni. Particolare attenzione è infine riservata all'illustrazione dei protagonisti della revisione del 'caso' di Simonino e alle motivazioni che condussero all'abrogazione del culto nel 1965.

Le sezioni allestite al piano terra intendono introdurre il visitatore alle tematiche trattate dalla mostra: il contesto nel quale maturò l'accusa di 'omicidio rituale' rivolta agli ebrei, i meccanismi attraverso i quali si arrivò all'invenzione del colpevole, il Novecento e le circostanze che portarono alla revisione storica della vicenda del Simonino e alla decisione di abrogarne il culto.

Il percorso espositivo si apre con una sezione dedicata ai pregiudizi e agli stereotipi visivi che l’Occidente cristiano utilizzò per raffigurare gli ebrei. Il tema della rappresentazione dell'alterità religiosa nella produzione artistica è un presupposto fondamentale per la comprensione del contesto storico-culturale in cui maturò quel forte sentimento antigiudaico che percorse il Medioevo europeo. La più violenta e infamante calunnia nei confronti degli ebrei fu la cosiddetta 'accusa del sangue', diffusasi nell’Occidente medievale a metà del XII secolo. La mostra darà conto di questo stereotipo accusatorio attraverso l'illustrazione di altri celebri casi di fanciulli presunte vittime di omicidio rituale: Andreas Oxner da Rinn (1462) e Lorenzino da Marostica (1485). Dopo questa parte introduttiva, una 'linea del tempo' accompagnerà il visitatore alla scoperta della vicenda di Simone da Trento da quel tragico 23 marzo 1475 al 1478, anno in cui si chiuse la vicenda giudiziaria.

La successiva sala multimediale, curata da Aurora Meccanica, cercherà di evidenziare i meccanismi che portarono all''invenzione' del colpevole: immagini, suoni, testi desunti da documenti storici accompagneranno il visitatore in un percorso emotivo e coinvolgente, pensato per stimolare la riflessione sui tragici fatti di quel lontano 1475.

Nell'ultima sala, attraverso fotografie d'epoca, testi a stampa e curiosi oggetti di culto, il visitatore potrà comprendere in che forme la devozione popolare per il Simonino si è manifestata fin dentro il secolo scorso. Conclude il percorso una specifica ed inedita sezione dedicata all'abolizione del culto e alle sue motivazioni. L'avvincente narrazione dei fatti è affidata ad un video, con interviste a Diego Quaglioni ed Emanuele Curzel, realizzato dalla Fondazione Museo Storico del Trentino.

La mostra prosegue al secondo piano, dove il focus passa alle modalità di divulgazione del culto attraverso la produzione artistica: un affascinante viaggio tra devozione, arte, letteratura e propaganda. Dipinti, incisioni e testi a stampa evidenzieranno la vasta copertura mediatica che Johannes Hinderbach, regista occulto dell'intera operazione e della potente macchina comunicativa, assicurò al 'caso' di Simonino, garantendo lunga durata ad un culto 'abusivo' che sopravvisse per secoli nella memoria collettiva e nella pratica devota.

L'itinerario del secondo piano prende avvio dalle varianti iconografiche utilizzate per diffondere l'immagine del Simonino: la scena dell'omicidio rituale e il trionfo del 'martire'.

Prosegue presentando i luoghi di culto di Trento, il sacello barocco di Palazzo Salvadori e la cappella della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, meta di un incessante pellegrinaggio da parte di un turismo religioso ante litteram. Le pratiche devote verranno esplicitate con l'esposizione dei reliquiari che contengono gli strumenti di tortura del presunto martirio di Simonino e di un ciclo di dodici tele risalenti al XVIII secolo, corredo scenografico delle solenni processioni organizzate in onore del 'beato'. Con un linguaggio vivace e narrativo, queste opere raccontano la vicenda del Simonino e dei presunti miracoli attestati dalle fonti, a partire dal famoso manoscritto - il Liber miracolorum, esposto in mostra - che ha contribuito alla fama di un Simonino 'martire' e taumaturgo.

Una fama che è ben testimoniata dall'ampia diffusione dell'immagine del falso 'beato' nelle chiese del Trentino, delle regioni circonvicine e di quelle dell'Italia centrale. Queste testimonianze artistiche - per la maggior parte affreschi e quindi inamovibili - sono state raccolte in un video che permetterà di apprezzare con un colpo d'occhio la vasta 'geografia del culto' del Simonino. Conclude il percorso espositivo un'area tematica dedicata al rapporto del piccolo 'martire' con la città di Trento, della quale è stato considerato per secoli co-patrono insieme a San Vigilio.

Curata da Domenica Primerano con Domizio Cattoi, Lorenza Liandru e Valentina Perini e la collaborazione di Emanuele Curzel e Aldo Galli, la mostra si avvale della preziosa collaborazione dell'Università degli Studi di Trento (Facoltà di Giurisprudenza e Dipartimento di Lettere e Filosofia), dell'Archivio Diocesano Tridentino e della Fondazione Museo Storico del Trentino. L’esposizione è sostenuta dall'Arcidiocesi di Trento, dalla Provincia Autonoma di Trento e dal Comune di Trento e realizzata con il contributo della Fondazione Caritro. Si segnala infine il concorso del Castello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali e del FAI - Fondo Ambiente Italiano.

L’esposizione è corredata da un ricco catalogo edito dal Museo Diocesano Tridentino al quale hanno contribuito riconosciuti studiosi di diverse discipline storiche e storico-artistiche. La mostra e il catalogo non si soffermano volutamente sulle polemiche che hanno seguito l'abolizione del culto, né sulla assai discussa interpretazione degli atti processuali. I saggi in catalogo offrono infatti una esauriente e serena risposta a quanti hanno espresso dubbi o perplessità sulla rilettura critica della vicenda operata a partire dal Novecento e sulle decisioni che ne scaturirono.

(Ufficio stampa Museo Diocesano Tridentino)


10/12/2019