La villa di Martinuzzi cancellata dalla memoria

Trento perduta 5: Villa Zabini

[ Flavio Faganello, Villa Zabini: la facciata posteriore, 1966, stampa su carta alla gelatina sali d’argento, cm 17 x 22,5. AFS, Fondo Faganello]

Le uniche fotografie di cui disponiamo le scattò Flavio Faganello pochi giorni prima della demolizione. Poi più nulla, fino alla pubblicazione della seconda edizione della guida di Trento di Aldo Gorfer, nella quale l’autore ricordò telegraficamente l’esistenza della “villa neorinascimentale Zabini di via Barbacovi, angolo via Giovanelli-via S. Bernardino” e il suo giardino ombreggiato dai cedri.

Era un edificio residenziale a due piani, dotato di monofore, trifore, oculi, balconcini e comignoli ispirati alle forme del Rinascimento italiano, nel gusto dello storicismo. L’ingresso era costituito da una doppia loggia sorretta da colonne corinzie, cui si accedeva attraverso una scalinata fiancheggiata da balaustre. Nel sottogronda correva un fregio dipinto a monocromo con motivi a girali, tabelle e festoni. Il progetto era del veneziano Marco Martinuzzi (1877-1949), l’architetto dell’Albergo Diurno in piazza Dante – la cosiddetta Palazzina Liberty – e della centrale idroelettrica di Fies.

Il prestigio del progettista non valse a salvaguardare l’edificio dalla speculazione edilizia: nel 1966, nell’indifferenza generale, la villa venne demolita per far posto all’odierno condominio progettato dall’architetto Giulio Cristofolini (1934-2014), opera rispettabile, che tuttavia non ripaga la città della perdita dell’armonioso edificio d’inizio secolo. È un “peccato originale” che grava su tanta edilizia sorta a Trento nel secondo dopoguerra e che tuttora minaccia la Bolghera e altri quartieri residenziali.

RP


27/04/2017