Sotto il cielo d'Egitto. Un capolavoro ritrovato di Francesco Hayez

Dopo 187 anni il Riposo durante la fuga in Egitto di Hayez nuovamente in mostra 

[ Castello del Buonconsiglio]

Il tema del "Riposo durante la fuga in Egitto", è frequentemente raffigurato nell'arte. Ritrae la Sacra famiglia in un momento di sosta, mentre si dirige verso l'Egitto per sfuggire alla Strage degli Innocenti, voluta da Erode. Già Giotto agli inizi del 1300 con la Fuga in Egitto, introduce il soggetto nel ciclo di storie rappresentate presso la Cappella degli Scrovegni di Padova, ma poi da Correggio a Caravaggio, da Lucas Cranach a Orazio Gentileschi a Carlo Saraceni, sono in diversi gli artisti a riprendere il tema. 

Da venerdì 9 novembre, il Castello del Buonconsiglio espone il Riposo durante la fuga in Egitto di Francesco Hayez, cuore della mostra Sotto il cielo d'Egitto. Un capolavoro ritrovato di Francesco Hayez. Aperta fino al 24 febbraio del prossimo anno, curata da Emanuela Rollandini, l'esposizione pone al centro l'opera realizzata nel 1831 da Francesco Hayez, il più grande interprete della pittura romantica in Italia.

Recentemente rintracciato in collezione privata, dopo 187 anni dalla sua esposizione all’Accademia di Brera, il dipinto fu commissionato dal trentino Simone Consolati, mecenate e amatore delle belle arti, collezionista di opere contemporanee e di capolavori antichi.

Nel percorso espositivo la pala sarà affiancata da una quindicina di opere. In particolare dalla Vergine Addolorata proveniente dal MAG di Riva del Garda e dalla Madonna con Bambino e devota della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, che permettono di contestualizzare il dipinto entro una omogenea serie tematica, evidenziando la genialità e l’indiscussa modernità di Hayez anche nel genere sacro. Ma sono soprattutto gli inediti disegni preparatori di questi dipinti, individuati presso le collezioni dell’Accademia di Belle Arti d Brera, a farci entrare nello studio dell’artista, per seguire da vicino il momento segreto dell’elaborazione creativa.

Una palma da dattero ombreggia il colosso di Ramsés II che affonda nella sabbia e nasconde in parte San Giuseppe che abbevera l’asino nelle acque del Nilo. Lontano, sullo sfondo, si intravedono le piramidi di Giza, un viale di arieti, templi e una coppia di obelischi che richiamano il complesso di Karnak. Al centro, gli assoluti protagonisti della scena: la Madre e il Bambino. Lui porge dei datteri in un gesto affettuoso, ma allo stesso tempo portatore di un significato simbolico: le foglie sono acuminate come spine e lasciano presagire il destino futuro. Sono questi gli elementi con cui Hayez intreccia il paesaggio esotico egiziano con il tema biblico.

In mostra ci sarà anche una pagina del taccuino dell'artista dedicata agli studi per questo nudo di bimbo, colto di spalle e di fronte, variamente atteggiato. Un nudo che incontra la piena approvazione del committente, come risulta da una lettera alla quale Hayez risponde: “D’altronde nelle chiese di Roma, di Venezia e di tutta Italia ne ho veduti parecchi di così nudi ed ho azzardato di farlo anch’io”. 

  


06/11/2018