Un trattamento di riguardo per San Giovanni Nepomuceno

Manutenzioni straordinarie alla fontana e alla statua settecentesca di Piazzetta degli Agostiniani a Trento

Nel corso dell’estate del 2019 l’Ufficio beni architettonici della Soprintendenza per i beni culturali di Trento ha provveduto alla manutenzione straordinaria della fontana di San Giovanni Nepomuceno in Piazzetta degli Agostiniani a Trento, pregevole manufatto lapideo del secolo XVIII addossato alla chiesa di San Marco. La statua tardobarocca e l’edicola che la contiene erano state sottoposte a restauro conservativo nel 1992-93: dopo un quarto di secolo si è reso necessario un intervento manutentivo che garantisca la buona conservazione del monumento nel prossimo futuro.

Il santo boemo, canonizzato nel 1729, era invocato contro le alluvioni e a protezione della buona fama. La bella statua di Trento è scolpita a grandezza naturale e presenta i tipici attributi iconografici dell’ermellino canonicale, del crocifisso e della corona di stelle. Il simulacro si erge sopra un piedistallo modanato in calcare rosa, dal quale fuoriesce il cannello dell’acqua, che si riversa nella sottostante vasca a campana rovesciata. Quest’ultima insiste su una pedana sagomata in lastre di pietra ed è affiancata da due sedili pure in pietra. La nicchia che accoglie la statua, protetta da una grata in ferro battuto a volute simmetriche e fiorami, è definita da un arco a tutto sesto impostato su due pilastri quadrangolari in pietra bianca di Pila, a formare un’alta edicola terminante in un semplice timpano ondulato. Esso ospita un cartiglio in pietra rosa al centro del quale è incastonata una cartella in pietra di paragone recante la dedica “DIVO / IOANNI / NEPOMUCENO”.

Dal punto di vista storico-artistico l’opera non è mai stata oggetto di uno studio specifico. Aldo Gorfer la assegnava dubitativamente ad Antonio Giongo (Lavarone 1729/34 - Trento 1798), scalpellino con bottega in Borgo San Martino a Trento, mentre con ogni probabilità essa fu scolpita da Francesco Antonio Giongo (Lavarone 1723 - Trento 1776), architetto e scultore, noto per aver progettato la fontana del Nettuno in piazza del Duomo. Il confronto stilistico con la statua lignea di San Bonaventura conservata nella chiesa dei Padri Francescani di Pergine, eseguita dal più anziano dei Giongo nel 1757, rivela precise affinità nelle movenze della figura e nella resa particolarmente raffinata della trina di pizzo della cotta, nonché nel trattamento delle mani fortemente innervate dei due santi. A suffragio dell’attribuzione va inoltre ricordato che Francesco Antonio Giongo stipulò nel 1767 un accordo con i monaci agostiniani di San Marco in base al quale gli venne concesso vita natural durante l’uso di un’abitazione all’interno del loro convento, in cambio dell’esecuzione di lavori “di sua professione” a servizio del convento stesso. Si può dunque ipotizzare che la fontana di San Giovanni sia stata progettata e realizzata dal Giongo per volere dei monaci agostiniani tra il 1767 e il 1776, anno della morte dell’artista.

La manutenzione della fontana è stata effettuata secondo il criterio del minimo intervento, al fine di restituire all’opera la leggibilità originaria mitigando e non eliminando completamente gli effetti del degrado, che fanno parte della sua storia materiale e conservativa. In particolare, per quanto riguarda la statua, le perdute falangi delle dita della mano sinistra non sono state ripristinate, mentre sono state mantenute le integrazioni apportate in occasione del precedente restauro, quali il pollice della stessa mano e la parte inferiore della croce imbracciata dal santo. Alla stessa stregua, non è stata integrata la corona metallica che cinge il capo di San Giovanni, alla quale mancano tre stelle.

Preliminarmente all’intervento si è provveduto alla protezione di tutte le aree vicine, danneggiabili o soggette a infiltrazione delle polveri, mediante stesura di teli di nylon e loro sigillatura con nastro adesivo o quant’altro necessario ad un adeguato fissaggio.

A seguito del primo blando lavaggio delle superfici con acqua deionizzata è stato possibile individuare tutte le stuccature e/o ricostruzioni incongruenti, che si è provveduto ad asportare mediante strumenti manuali. Sulle aree caratterizzate da depositi maggiormente tenaci e coerenti sono stati applicati puntualmente degli impacchi di miscele di agenti basici e complessanti, carbonato di ammonio in acqua al 5%, applicati sulla superficie tramite seppiolite, lasciati agire per tempi preventivamente testati e accuratamente rimossi con abbondanti risciacqui con spazzole e acqua deionizzata. Le macchie scure derivanti dal dilavamento di elementi metallici ossidati sono state trattate mediante applicazione ad impacco di EDTA. Un ultimo ritocco della fase di pulitura è stato realizzato mediante intervento meccanico a microsabbiatura controllata a secco, con strumento di precisione in grado di erogare, a mezzo di un piccolo ugello, aria compressa e un abrasivo.

Al fine di impedire il riformarsi di micro e macro organismi di natura biologica è stato localmente eseguito un trattamento a pennello di un prodotto biocida. Un intervento particolarmente delicato e complesso è stata la rimozione delle concrezioni e patine presenti all’interno ed alla base della vasca. Una prima fase di rimozione è stata realizzata con impacchi di EDTA che hanno però dato scarsi risultati. È stato quindi realizzato un primo assottigliamento dei depositi mediante intervento meccanico con microsabbiatrice a secco. Sui depositi così ridotti nello spessore è stato applicato un impacco di resine a scambio ionico.

Si è poi provveduto all’integrazione di tutte le discontinuità rilevate mediante applicazione e lavorazione di maltina composta da calce naturale e polvere di pietra della stessa natura del materiale in oggetto. L’intervento di applicazione di trattamento protettivo finale è stato di natura differente a seconda dell’ubicazione e della natura della superficie lapidea da trattare: la superficie interna del catino della fontana è stato trattato con un prodotto protettivo consolidante in grado di ridare solidità corticale al materiale deteriorato; le restanti superfici sono state trattate una sostanza a base di silossani oligomeri diluiti in miscela solvente inerte; le aree a maggior rischio di deturpamento da atti vandalici (pavimento, parte esterna della vasca, pilastrini al lato della nicchia, basamento della statua, superficie orizzontale della nicchia e statua fino alla mantellina del Santo) sono state infine ulteriormente trattate con specifico prodotto antigraffito. La superficie della nicchia, previo lavaggio e opportune stuccature, è stata ritinteggiata con tinta ai silicati di potassio.

Nel corso dei lavori è stato ricollocato, a destra della fontana, il sedile lapideo originariamente posizionato simmetricamente al suo analogo ancora presente al lato sinistro della vasca. Il sedile, di foggia identica al suo gemello, era stato asportato abusivamente da ignoti prima del 1989 ed è stato recentemente ritrovato nei depositi del Castello del Buonconsiglio. L'assetto originario della fontana è documentato da una fotografia del 1959.

Anche gli elementi in ferro battuto del cancelletto posto davanti alla statua e delle due barre reggi-secchi infisse al di sopra della vasca versavano in condizioni di conservazione piuttosto precarie, con ossidazione e rigonfiamento degli elementi metallici e mancanza di alcuni tratti decorativi. Anche in questo caso si è optato per un intervento unicamente manutentivo, realizzato attraverso la rimozione meccanica della parte più voluminosa delle ossidazioni mediante intervento con microsabbiatrice a secco e successivo trattamento passivante e protettivo mediante stesura di specifico prodotto per metalli, nella cromia scelta dalla direzione lavori a seguito della campionatura eseguita direttamente sul manufatto.

L’intervento è stato eseguito tra il 4 luglio e il 2 agosto 2019 dalla Ditta Nerobutto Tiziano & Francesco s.n.c. sotto la direzione lavori dell’arch. Cinzia D’Agostino dell’Ufficio beni architettonici della Soprintendenza, con la collaborazione tecnica del restauratore conservatore dott. Antonello Pandolfo e del geom. Tiziano Vicentini.

Roberto Pancheri - Ufficio beni architettonici
parte di: Lavori in corso

17/01/2020