Città fortezza: Trento 1915-1918

Mostra che racconta la vita di chi è rimasto a Trento durante la prima guerra mondiale ma vede cambiare completamente la geografia della sua città

Mostra

La Grande Guerra non risparmia nessuno.
Gli uomini sperimentano la morte di massa; la popolazione conosce i campi profughi, di internamento, viene militarizzata.
La mostra Città fortezza: Trento 1915-1918 racconta la vita di chi è rimasto a casa, ma vede cambiare completamente la geografia della sua città.

Quando il Regno d’Italia dichiara guerra all’Impero Austroungarico, il 24 maggio 1915, quasi 20.000 abitanti devono abbandonare Trento in soli tre giorni: al loro posto arrivano decine di migliaia di soldati da tutto l’Impero, pronti per raggiungere il vicino fronte.
Il percorso della mostra porta i visitatori in una Trento trasformata in un’enorme caserma, una città fortezza governata dai militari, dove gli edifici pubblici e privati sono usati come ospedali per i soldati e i cittadini rimasti vedono limitate le loro libertà, devono convivere con i soldati, I prigionieri, sono stretti dalla paura e dalla carestia. 

La mostra CITTÀ FORTEZZA. TRENTO 1915-1918 porta i visitatori lungo un percorso che si snoda nel tempo, gli anni della Grande guerra, e nello spazio, in una Trento trasformata dalle esigenze del conflitto.
 
LA RICERCA
La ricerca storica originale su cui si basa la mostra è il risultato di un lungo lavoro di ricognizione negli archivi locali e sulla stampa pubblicata a Trento durante il conflitto. Nel 2012 è stata affidata una ricerca preliminare al dott. Davide Bagnaresi, che si è concentrato sull’archivio storico del Comune di Trento e sull’analisi del Risveglio trentino. Lo studio è continuato con approfondimenti da parte della dott.ssa Elena Tonezzer, presso l’archivio della Fondazione Museo storico del Trentino, l’archivio provinciale e l’archivio di Stato di Trento.
La ricerca storica, che sarà pubblicata come catalogo della mostra il prossimo autunno, è stata declinata nella mostra con scavi approfonditi presso l’archivio fotografico della Fondazione Museo storico del Trentino, la banca dati on-line dell’Österreichische Kriegsarchiv Wien e l’archivio storico fotografico della Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento, che ha anche collaborato per quanto riguarda i materiali bellici esposti.
 
L’ALLESTIMENTO
L’allestimento della mostra è il risultato della collaborazione tra CAM studio di Micol Cossali e Valentina Miorandi, che hanno ideato la narrazione della mostra e curato le installazioni multimediali, lo studio di architettura weber+winterle e lo studio di grafica A4 di Giancarlo Stefanati.
Il visitatore si troverà a camminare in un percorso sia tematico che cronologico, che comincia con la costruzione delle fortificazioni della città di Trento durante l’Ottocento, fino alla rapida evoluzione del 1914, durante i mesi della neutralità italiana. Il racconto permette di “entrare” nella città fortezza al momento dei frenetici giorni dell’evacuazione, avvenuta alla fine di maggio del 1915: la struttura dell’allestimento, volutamente spoglia ma molto evocativa del clima di ansia e paura che vissero gli abitanti della città, si arricchisce di video, suoni, voci che permettono di immergersi dentro pareti che alludono alle strade, ai vicoli e alle piazze di Trento.
I testi della mostra sono in italiano, ma sarà consegnato ai visitatori stranieri un opuscolo con la traduzione in tedesco o in inglese.
 
I TEMI DELLA MOSTRA
L’evacuazione. Il 24 maggio 1915 il Regno d’Italia dichiara guerra all’Impero austroungarico. Dopo quasi un anno dall’inizio delle ostilità, il Trentino viene a trovarsi sulla linea del fronte. Per Trento queste giornate segnano l’inizio di un periodo nuovo. L’evacuazione del cerchio della Fortezza è progettato da tempo, le strade di accesso alla città vengono controllate dai militari, che regolano anche i documenti di chi entra ed esce. Circa due terzi degli abitanti della città, 20.000 persone, vengono trasferiti nei campi profughi.
Il percorso della mostra porta dentro la città, alla scoperta della vita degli abitanti di Trento còlti nel momento dell’evacuazione. In una sorta di piazza si affacciano quattro storie, raccontante con altrettante installazioni multimediali.
I nuovi abitanti. La città è svuotata dei suoi abitanti, ma sarebbe un errore immaginarla spopolata. Al contrario, Trento diventa un centro di raccolta di migliaia di soldati al fronte meridionale. Grazie ad un’immersione sonora, i visitatori della mostra possono sentire le diverse lingue parlate dai soldati provenienti dal resto dell’Impero, insieme a quelle dei prigionieri russi, serbi e italiani. Le fotografie dell’Österreichische Nationalbibliothek di Vienna documentano la trasformazione di Trento in un’enorme caserma plurinazionale.
Reprimere e punire. Per mantenere l’ordine, dal 3 agosto 1914 il diritto penale militare austriaco viene esteso anche ai civili. Numerosi diritti civili sono aboliti, i giornali chiusi, le associazioni sportive e culturali sciolte, così come i Municipi. Sono ancora due storie che illustrano ai visitatori le conseguenze di questo nuovo stato di diritto. Su un lato dell’allestimento i visitatori fanno la conoscenza di Daniele Speranza, un maestro del Bleggio inferiore, imprigionato nel castello del Buonconsiglio. Sull’altro lato del percorso un altro trentino, il vescovo Celestino Endrici, una figura importante ma ugualmente vittima delle decisioni arbitrarie delle autorità.
Vivere in guerra. I problemi che le persone rimaste nelle loro case si trovano a vivere non finiscono qui. L’esposizione prende a questo punto una piega diversa, familiare. L’allestimento si trasforma in una sorta di casa stilizzata: all’esterno si trovano appese le comunicazioni ufficiali rivolte dalle autorità alla popolazione; all’interno si possono leggere alcune lettere delle donne della famiglia Ranzi ai figli e fratelli lontani. Righe dedicate a quello che trovano, e soprattutto a quello che manca. Una grande dispensa vuota comunicherà al pubblico la penuria di cibo provata in quegli anni.
Ritratto di famiglia. Come in ogni casa che si rispetti, alla parete si trovano appese le fotografie dei suoi abitanti. Proprio dalle scelte che hanno compiuto i volti incorniciati, è possibile comprendere il carattere complesso che ha la questione nazionale in Trentino. Si tratta di una scelta della patria che talvolta ha avuto esiti diversi anche all’interno delle stesse famiglie, come in questo caso: tre figli rispondono alla chiamata alle armi dell’Impero, mentre uno si arruola volontario nell’esercito italiano.
La condanna a morte di Cesare Battisti. La ‘casa’ della famiglia Ranzi ha anche un’apertura, una finestra dalla quale i visitatori intravedono le immagini di un evento tragico. Sono gli scatti dell’arrivo in città di Cesare Battisti e Fabio Filzi, l’11 luglio 1916. Le emozioni vissute a Trento in quei giorni arrivano al pubblico dalle parole del diario di Anna Menestrina, che intervallano lo scorrere delle fotografie.
A scuola. L’esposizione prosegue affrontando il tema della vita dei più piccoli tra gli abitanti della città. Quando i militari assumono il comando di Trento, il 20 maggio 1915, le scuole vengono chiuse e gli edifici utilizzati dall’esercito. La scuola diventa soprattutto il luogo che può proteggere dai pericoli di una città invasa dai soldati, dove gli insegnanti, pochi e stanchi, si preoccupano di garantire un po’ di fragile normalità ai bambini.
Un ospedale città. Le tragiche conseguenze della vicina guerra si mostrano anche nell’incessante aumento del numero dei feriti ricoverati in città. Durante il conflitto la città si trasforma in un immenso ospedale, documentato da molte fotografie. Molti edifici religiosi, scuole, collegi vengono trasformati in case di cura; sono costruite baracche e due grandi stazioni igieniche per la pulizia e lo spidocchiamento delle truppe in transito.
La crisi. Il 1918 è l’ultimo anno di guerra e il Sud Tirolo e Trento sono molto colpiti dalla ulteriore diminuzione degli approvvigionamenti. La situazione si fa più cupa e così il percorso della mostra diventa angusto: rumori di aerei e immagini dei campi di prigionia a Gardolo e della distruzione del Trentino meridionale vengono illuminati da luci fredde.
Finalmente la pace. La mostra continua alternando le immagini della fuga dell’esercito austriaco a quelle dell’arrivo dei cavalleggeri italiani: l’incertezza di quei giorni intervalla il sollievo per la fine della guerra. La mattina del 4 novembre 1918, per la prima volta, il tricolore italiano sventola sulla torre civica in piazza Duomo, è il momento della pace.

Una mostra della
Fondazione Museo storico del Trentino

A cura di
Elena Tonezzer

Direzione artistica
CAM studio

Progettazione allestimenti
Weber+Winterle architetti

Coordinamento organizzativo
Roberta Tait

Allestimenti
Servizio conservazione della natura e valorizzazione ambientale della Provincia autonoma di Trento
Squadra logistica e allestimenti della Fondazione Museo storico del Trentino

Percorsi di visita
Laboratorio di formazione storica della Fondazione Museo storico del Trentino

Si ringrazia per l'aiuto e la disponibilità
Archivio di Stato di Trento
Archivio storico del Comune di Trento
Biblioteca comunale di Trento
Laboratorio di storia di Rovereto
Museo storico italiano della guerra di Rovereto
Österreichische Kriegsarchiv Wien
Österreichische Nationalbibliothek Wien
Servizio cultura del Comune di Trento
Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento

Giorgio Antoniacomi, Brunella Brunelli, Franco Cagol, Sergio Chini, Matteo Conci, Morena Dalle Mule, Marino Degasperi, Sandro Flaim, Nicola Fontana, Lorenzo Gardumi, Paolo Giovannini, Patrizia Marchesoni, Claudio Marconi, Fabio Margoni, Veronica Nicolini, Massimo Nicolussi, Luciano Palombi, Roberto Paoli, Alessandro Pedrotti, Francesca Rocchetti, Stefania Rosa, Alessandra Rossi Ranzi, Mirko Saltori, Luisa Spagolla Ranzi, Rodolfo Taiani, Fabrizio Tamè, Giovanni Terranova, Donatella Turrina, Caterina Tomasi, Anselmo Vilardi, Roberta Zuech.


organizzazione: Fondazione Museo storico del Trentino