La terza dimensione

Il successo della stereoscopia

Stereoscopi e fotografie stereoscopiche, Schulhistorische Sammlung (School Historical Museum), Bremerhaven, Germania

Foto Dieter Albers Dieter Albers via Wikipedia / CC BY

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Alla sua apparizione, la fotografia aveva destato interesse e meraviglia soprattutto per la possibilità di restituire immagini della realtà di inarrivabile precisione. Per completare l’illusione, mancavano soltanto il colore e la tridimensionalità.

Per il secondo problema, di fatto, la soluzione era pronta. Già nel 1838 Charles Wheatstone aveva pubblicato le sue ricerche sulla visione tridimensionale di un oggetto riprodotto graficamente attraverso un dispositivo di specchi chiamato stereoscopio. Negli anni successivi, il medesimo principio fu adattato alla fotografia. Si trattava, in sintesi, di realizzare coppie di immagini dello stesso soggetto ripreso da punti di vista leggermente sfalsati, come quelle percepite nella visione binoculare, e visualizzarle attraverso uno strumento in grado di indirizzarle correttamente all’occhio destro e sinistro.
Nel 1849, David Brewster approntò una versione più leggera e maneggevole dello stereoscopio di Wheatstone: un piccolo visore portatile dotato da un lato di due lenti regolabili, dall’altro di un telaio su cui collocare la coppia di fotografie, realizzate con due fotocamere affiancate. L’invenzione, messa in commercio dalla ditta parigina Duboscq & Soleil, nel 1851 fu presentata alla grande Esposizione Universale di Londra, ed ebbe poi una diffusione enorme, specialmente dopo la commercializzazione della versione americana, più pratica ed economica, sviluppata nel 1860 da Oliver Wendell Holmes.

Le fotografie stereoscopiche, o stereoscopie, erano generalmente stampate su normale carta all’albumina e incollate su un cartoncino; una variante di largo successo prevedeva l’uso di fogli sottilissimi di carta albuminata che consentivano la visione in trasparenza.
Grazie alle immagini stereoscopiche fasce sempre più larghe di curiosi e collezionisti ebbero la possibilità di ammirare e raccogliere le più belle vedute del loro paese, ma anche di luoghi lontani ed esotici, che per la prima volta ‘entravano’ nelle case e nell’immaginario comune.

Anche Giovanni Battista Unterveger si servì regolarmente di questo procedimento: le sue stereoscopie contribuirono a diffondere e diversificare l’immagine del Trentino, in linea con l’obiettivo proclamato dall’autore di “offrire coll’arte sua le vedute di tutte queste località, che per rapporti artistici e scientifici meritano d’essere conosciute”.

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km

22/04/2020