Fotografia e alpinismo

I fratelli Garbari

Giuseppe Garbari, Dolomiti di Brenta: Cima degli Armi, Bocchetta Molveno, Cima Molveno, prese dalla Busa degli Armi, 1893-1894, negativo su vetro alla gelatina sali d'argento, 30 x 40 cm [ @AFS, Soprintendenza per i beni culturali, Provincia autonoma di Trento]

Nel corso dell’Ottocento, sotto la spinta economica e culturale delle borghesie europee, la montagna, percepita a lungo come ‘altrove’ temuto e inaccessibile, si era trasformata in meta dove la consapevolezza romantica dell’infinito e della potenza terribile della natura si riconciliava con l’evidenza della progressiva e inarrestabile conquista delle cime allo spazio del conosciuto: terreno di villeggiatura, di indagine scientifica, di sfida sportiva, di rivendicazione nazionale.

In questi processi la fotografia giocò un ruolo non marginale. È quanto attesta, in Trentino, la vicenda della SAT, associazione di chiari orientamenti irredentistici fondata nel 1872 col nome di “Società alpina del Trentino” e ricostituita nel 1877, dopo lo scioglimento indetto l’anno precedente dal tribunale imperiale, con quello di “Società degli alpinisti tridentini”. La direzione ebbe subito chiaro il contributo che il nuovo medium poteva dare al comune disegno di salvaguardia e affermazione dell'italianità del Trentino, interpretato nei termini tipicamente scientifici dell’alpinismo contemporaneo. A questo scopo la SAT mantenne relazioni regolari con fotografi professionisti quali Vincenzo Craveri (notizie 1872-1880), incaricato già nell’anno di fondazione dell’illustrazione del percorso del fiume Sarca, Germano Bendelli (leggi di più) e il fassano Francesco Dantone (1839-1909).

Dopo la programmatica commissione dell’album delle Vedute del Trentino, realizzato nel 1882 dal neosocio Giovanni Battista Unterveger per l’occasione del Congresso internazionale alpino di Salisburgo, l’attenzione ininterrotta che la società riservò alla fotografia stimolò nuove esperienze che arricchirono anche sul piano formale l’immagine della montagna trentina. Dagli anni Ottanta, nella SAT militò un gruppo vivace di motivati amatori – tra gli altri Antonio Tambosi (1835-1921), Vittorio Micheloni (1868-1933), Vittorio Stenico (1865-1941), medico e primo radiologo in Trentino – che operavano in accordo con le linee discusse nelle assemblee e dagli organi sociali. Dal socio onorario Torquato Taramelli, professore di mineralogia, venne per esempio la sollecitazione alla documentazione fotografica dei ghiacciai dell’Adamello-Presanella, formalizzata al congresso di Predazzo del 1894.

Proprio in quel periodo i fratelli Giuseppe (1863-1937) e Carlo (1869-1937) Garbari, sull’esempio dell’ormai anziano Unterveger, iniziavano le loro qualificate campagne di documentazione delle montagne trentine. Dell’opera di Giuseppe Garbari si sono colte le precise relazioni con quella del celebre fotografo-alpinista piemontese Vittorio Sella, attivo nel 1887 nel gruppo dell’Ortles Cevedale, dove riprese 87 lastre, alle quali si aggiunsero le 74 impressionate nel 1891 nelle Dolomiti tirolesi, nel grande formato di 30x40 centimetri.

Dal 1893 anche Giuseppe Garbari adottò un’attrezzatura del formato 30x40, simile a quella del Sella, per le sue spedizioni fotografiche nei Gruppi dell’Adamello-Presanella e di Brenta, da cui riportò più di quattrocentocinquanta lastre. Fu tra i primi ad utilizzare il teleobiettivo, con cui ottenne immagini di eccezionale qualità. L’Archivio fotografico storico conserva un centinaio delle sue preziose vedute d’alta quota, sia estive che invernali, che nel 1998 sono state oggetto di una mostra e di una pubblicazione monografica. Il fratello Carlo, alpinista rocciatore, si dotò di un equipaggiamento più leggero e conseguì risultati di grande spettacolarità sfruttando gli esclusivi punti di ripresa raggiunti nel corso delle sue imprese.

Vista la convinta adesione agli ideali irredentistici della SAT, della quale entrambi i fratelli erano soci, si è ipotizzato che i loro sforzi fossero indirizzati anche a fornire preziose indicazioni sui confini allo spionaggio italiano, in risposta all’inasprirsi delle tensioni che esploderanno nel primo conflitto mondiale.

Ai dilettanti della SAT fornì assistenza tecnica di sviluppo e stampa Enrico Unterveger, direttamente impegnato anche nel passaggio di informazioni a favore della ‘intelligence’ del Regno d’Italia, per cui nel 1909 subì un primo periodo di prigionia di nove mesi a Vienna. Nel 1915 seguirono l’arresto e la distruzione quasi completa del vasto archivio dell’atelier fondato dal padre Giovanni Battista; fu proprio durante la Grande Guerra che Enrico, internato politico a Katzenau, realizzò alcune delle sue più memorabili fotografie.

A tenere i rapporti con l’ufficio informazioni dell’esercito italiano era stato un altro assiduo fotoamatore e protagonista della storia della SAT: questo breve percorso nella vicenda della fotografia trentina a cavallo tra i due secoli non può dunque chiudersi senza un cenno alla complessa figura di Giovanni Pedrotti.

Il “Trentino in posa” di un gentiluomo fotografo

km

11/05/2020