Acque e interventi idraulici

 

 

La storia delle comunità e degli insediamenti trentini è quella di una dialettica di lunga durata con l’elemento idrico, che ha costituito nei secoli sia una risorsa fondamentale, sia un pericolo potenzialmente letale.

I corsi d’acqua consentivano l’irrigazione delle aree coltivate, e agevolavano grazie alla navigazione e alla flottazione i ricchi commerci e trasporti lungo la Valle dell’Adige. Nelle aree riparie, gli incolti paludosi che costeggiavano l’Adige, pascolavano gli ovini e i bovini delle famiglie mezzadrili, si cacciavano animali selvatici e si consentiva il passaggio del bestiame transumante.  I canali urbani, le “rogge”, rifornivano le città e fungevano da forza motrice per opifici, mulini, filatoi e setifici. Al tempo stesso, città ed insediamenti erano costantemente minacciati dalla possibilità di inondazioni e straripamenti. 

I documenti di questa sezione mostrano come fino alla fine XIX secolo il corso dei fiumi e dei torrenti fosse molto diverso da quello attuale; varie cartografie illustrano l’andamento meandriforme, ramificato e costellato di “ischie” dell’Adige, della Fersina, del Leno e del Sarca.  Molte delle mappe si configurano anche come carte nate a fini progettuali, usate per pianificare i numerosissimi interventi di bonifica, inalveamento e canalizzazione dei corsi d’acqua promossi dal potere asburgico durante il XVIII e XIX secolo, e che vedranno arrivare in Trentino alcuni dei più importanti ingegneri idraulici, rilevatori e cartografi dell’epoca, provenienti anche e soprattutto da altri stati: il Trentino, insomma, come grande laboratorio di sperimentazione idraulica. Queste mappe sono vere e proprie “carte palinsesto”, ed è proprio la carta geostorica che racconta i processi di bonifica; dai capillari interventi sei-settecenteschi, come la costruzione dei ripari di legno sul Leno, ai grandi progetti organici di metà XIX secolo. 


06/05/2020