Le tecniche di stampa

Le carte aristotipiche

Germano Bendelli, Ritratto di gruppo di famiglia, inizio sec. XX, aristotipo [ @AFS, Soprintendenza per i beni culturali, Provincia autonoma di Trento]

In contrasto con l’assoluto trionfo dei negativi asciutti alla gelatina, nel periodo aperto dalla rivoluzione tecnologica degli anni ‘70-’80 si registrò una forte compresenza di diverse tecniche di stampa.

La carta all’albumina, infatti, rimase in uso fin oltre la soglia del nuovo secolo; accanto ad essa, tuttavia, si diffusero le carte ad emulsione, fabbricate con i moderni macchinari industriali.
Nel 1884 apparvero sul mercato carte emulsionate a base di collodio, seguite, l’anno successivo, da carte del tutto analoghe a base di gelatina, a tutt’oggi difficilmente distinguibili dalle prime. Le stampe realizzate su questi materiali sono conosciute, nell’insieme, con il nome di “aristotipi”; le carte aristotipiche al collodio sono note anche come “celloidine”, mentre per quelle alla gelatina è entrato nell’uso anche il termine di “carte al citrato”.

Come nel caso delle carte salate e albuminate, si trattava di materiali ad annerimento diretto; una notevole novità venne invece dall’introduzione del baritaggio. Prima della stesura dell’emulsione fotosensibile, la carta veniva ricoperta con un primo strato bianco e lucido di gelatina addizionata di solfato di bario (barite), allo scopo di ottenere stampe più uniformi e brillanti. Di conseguenza, le fibre della carta, visibili nelle stampe all’albumina, non appaiono invece nelle carte aristotipiche.

Alla fine del secolo entrarono in produzione anche carte emulsionate a sviluppo, simili a quelle tuttora in uso, che riducevano drasticamente i tempi di esposizione alla luce. Ciononostante, esse si diffusero lentamente, soprattutto per via del caratteristico colore grigio, inizialmente poco apprezzato da un pubblico avvezzo alle ricche tonalità brune delle carte ad annerimento diretto.

Anche negli atelier trentini si registrò per anni la convivenza dei nuovi metodi con quello consolidato della stampa all’albumina; la produzione si caratterizza per le eleganti montature, come in questi esemplari di Germano Bendelli (leggi di più) e Lorenzo Rosetti (1857-1911), operante in proprio dal 1899, dopo la formazione presso Giovanni Battista Unterveger, di cui era stato per anni fidato collaboratore.

Il pittorialismo e i procedimenti non-argentici

km

05/05/2020