I pittori della luce. Dal Divisionimo al Futurismo

Dalla Fundación MAPFRE di Madrid arriva al Mart la storia di un movimento che inaugura la pittura moderna

Luigi Russolo - Profumo 1910 - Rovereto Mart VAF Stiftung [ Mart]

Dalla Fundación MAPFRE di Madrid, dove rimarrà fino al 5 giugno, l'esposizione I pittori della luce. Dal Divisionimo al Futurismo il 24 giugno approderà al Mart di Rovereto.

Oltre 80 opere in sei sezioni cronologiche e tematiche: Il Divisionismo tra vero e simbolo; La luce della natura; La declinazione simbolista. Una “pittura di idee”; La declinazione realista. L’impegno sociale; Verso il futurismo; La pittura futurista racconteranno la storia di un movimento che tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900 porterà alla nascita della pittura moderna in Italia.

Un Dimanche à la Grande Jatte, dipinto da Georges Seurat tra il 1884 e il 1886, presentato nel 1886 all'ultima mostra degli impressionisti, segna il superamento dei modi e degli stili dell'impressionismo: non più la realtà nel suo divenire, ma la rappresentazione di un affollato pomeriggio domenicale sulla Senna in cui il fluire temporale si arresta.

In Italia per l'affermazione del divisionismo bisogna aspettare la prima Triennale di Brera del 1891 con opere quali Maternità di Previati, Le due madri di Segantini, Alba di Morbelli, Piazza Caricamento di Nomellini, anche se l'assonanza con il pointillisme francese è solo esteriore, riguarda alcuni presupposti tecnici e teorici. Nel divisionismo confluiscono sia i motivi realistici secondo i principi sociali che si stavano diffondendo, sia contenuti simbolisti.

Al centro dell’indagine della pittura divisionista c’è la rappresentazione della luce, in particolare nell’ambiente naturale. Liberatasi della tradizione paesaggistica, la pittura divisa trova nell’ambiente una dimensione di unione tra l’uomo e la natura e un tema privilegiato di indagine luministica.

In una lettera del 9 aprile 1891 su Maternità, Previati scrive al fratello: “Ti sei ben formato l'idea di ottenere da una tela una voce che annienti il vostro temperamento, i vostri gusti, la vostra educazione, e vi faccia prorompere dall'animo il grido che l'universo, la terra, la vita, è nulla (non vi è che la maternità?!!!) Anche sulla tela non vi devono essere né colori né forme -né cielo né prati - né figure d'uomini né di femmine ma un fiat che dice adorate la madre”.

Ruolo determinante nella definizione del divisionismo italiano ha Vittore Grubicy che con il fratello Alberto negli anni settanta fonda a Milano una galleria d'arte e grazie ai suoi viaggi e contatti internazionali si avvicina alle maggiori novità del panorama artistico e culturale, alle idee teoriche e studi della scomposizione dei colori conosciuti attraverso la rivista belga L'Art Moderne. È Grubicy per primo a rivelare in Italia le tecniche e i successi del pointillisme.

Con il movimento francese i divisionisti italiani condividono l’utilizzo dei soli colori puri, non mescolati a impasto sulla tavolozza, ma applicati direttamente sulla tela a piccoli tocchi, che l’occhio dell’osservatore ricompone. Gli italiani però interpretano la tecnica divisa come un mezzo e non un fine, sottoposto e adattato al contenuto e al messaggio dell’opera, in cui la ricerca di una maggiore luminosità affida alla luce un valore simbolico.

Negli anni precedenti la nascita del futurismo gli artisti che ne saranno animatori hanno esperienze individuali diverse che trovano un comune denominatore formale nei riferimenti al divisionismo, nella sua duplice accezione, realista e simbolista.  


31/05/2016