Il manoscritto 308 della biblioteca provinciale dei PP. Francescani: fra miniature, storia e restauri

Riprendono giovedì 22 alle 17 gli "Incontri del giovedì in Archivio provinciale". Nel manoscritto 308 sono trascritti i testi del Kalendarium, del Missale e della Benedictiones

[ Ufficio beni archivistici, librari e Archivio provinciale]

Il manoscritto n. 308 è custodito nella biblioteca della Fondazione San Bernardino di Trento dal 1770, anno in cui il barone Simone de Crosina lo donò alla biblioteca dei padri Francescani. Nel colophon del manoscritto sono riportati la data della fine della sua stesura, il 1493 e il nome del committente, l’abate dell’abbazia di Rein in Stiria,Wolfgang Schrötl. Si legge infatti: Finitus est liber iste procurante venerabili in Cristo padre domino Wolfgango abbate in Runa. Anno Domini millesimo quadrigentesimo nonogesimo tercio.

L’abbazia cistercense di Rein è stata fondata nel 1129 e grazie al lavoro dei monaci, le terre furono bonificate e rese fertili. Ad oggi èla più antica abbazia dell’ordine cistercense ancora insediata. All’interno del monastero operò un “scriptorium “, il luogo dove i monaci amanuensi in virtù della regola benedettina, ora et labora, trascrivevano e decoravano i testi antichi più importanti su fogli in pergamena. Da questo luogo di lavoro e preghiera proviene l’antico codice conservato nella biblioteca dei PP. Francescani di Trento.

Nel codice n. 308, composto di 232 fogli di pergamena ricavata dalla lavorazione di pelli ovine, sono trascritti in inchiostro nero con capilettera in rosso e azzurro i testi del Kalendarium, del Missale e della Benedictiones. La miniatura dell’inizio del “Te igitur” con la raffigurazione del Cristo alla colonna, viene attribuita al “Meister des Wolfgang-Missale”. A questo maestro sono riconosciuti altri lavori tra cui le decorazioni di un codice conservato presso la biblioteca dell’abbazia di Rein, il ms. pergamenaceo n. 206 dal quale appunto viene l’appellativo di maestro del messale di Wolfang.  Altre opere riconoscibili per l’uso di decorazioni a carattere zoofitomorfo e conservate in biblioteche dislocate sul territorio austriaco, sono attribuite a questo maestro.

Il codice 308 si presenta tuttora con la sua coperta originale, che era in velluto nero su assi lignee ricavate da essenza di frassino. Sui piatti si notano le tracce di cantonali, di una borchia centrale e di fermagli, purtroppo andati perduti. La cucitura dei fascicoli è ancora l’originale, realizzata utilizzando quattro doppi nervi di pelle allumata. Per l’indorsatura dei fascicoli, come frequentemente si trova sui volumi antichi, sono stati utilizzati due frammenti pergamenacei di un altro codice, di carattere liturgico e datato fine sec. XIV, inizio XV. Anche i capitelli bicolori, sono stati cuciti su pelle allumata che è stata infilata nelle assi lignee. I tagli delle carte in pergamena sono stati colorati in giallo e sulle carte sono stati applicati numerosi cavalieri, utili per trovare l’inizio di parte del testo, in pelle allumata colorata in rosso.

La coperta è la parte del manoscritto che più risente dell’uso e della sua manipolazione. Il rivestimento originale in velluto è completamente mancante lungo le assi di legno e sul dorso. Le parti metalliche che decoravano e difendevano il codice, sono andate perdute e rimangono alcuni punti metallici e i fori sulle assi. Il dorso è stato rinforzato in epoca recente con del cuoio leggero, che a sua volta era stappato sulla cuffia inferiore. Inoltre un altro frammento di cuoio nero di recupero era stato applicato, come ulteriore rinforzo sulla cuffia superiore. I nervi, superiore e inferiore erano spezzati all’altezza del piatto anteriore, mentre la cucitura risulta in discreto stato. I capitelli presentano danni con fili di cucitura allentati e il supporto di pelle spezzato sulle assi lignee. Le carte  non presentavano particolari problemi, esse sono generalmente in buone condizioni grazie al supporto in pergamena che garantisce stabilità chimica per gli inchiostri e i colori.

L’intervento di restauro è stato compiuto nel rispetto e nel recupero di tutte le informazioni sia sulla manifattura del volume, sia sui materiali utilizzati per il suo compimento. Si è quindi operato procedendo innanzitutto al recupero della coperta originale, togliendo tutti quelle parti in cuoio applicate in epoca più recente. Nella verifica delle condizioni della cucitura è stato possibile consolidare i nervi spezzati. Anche i capitelli sono stati fissati in modo che non possano staccarsi dalla compagine dei fascicoli. Preme precisare che i materiali usati nel condurre tutti gli interventi di restauro sono stati testati, in quanto, in virtù dei primi principi del restauro, devono essere “neutri” cioè non invasivi, e sempre “reversibili” quindi asportabili in ogni momento.

 La pulizia delle carte dove era necessario è stata fatta con pennelli morbidi, senza forzare l’apertura del codice. Sulle carte pergamenacee si sono eseguite alcune suture dei piccoli tagli utilizzando del budello d’origine animale, affine alla materia delle carte e fissato con dell’adesivo anch’esso d’origine animale. Le preziose miniature sono state verificate al microscopio e dopo la loro mappatura si è deciso , in accordo con al restauratrice Ester Manganotti che ha eseguito il restauro, di non procedere a nessun intervento di fissaggio dei colori e dell’oro presente nelle decorazioni in quanto non presentavano particolari criticità.

A protezione della legatura del codice è stata ideata una sovraccoperta in tessuto adatto alla conservazione e simile all’originale, e in questo specifico caso è stata pensata in modo da asportarla facilmente dalla coperta.  Indispensabile , per proteggere il prezioso codice, è stata  la confezione di un contenitore adatto alla conservazione che possa essere utilizzato anche nell’esposizione del manoscritto pergamenaceo.

Antonella Conte - Funzionaria Soprintendenza per i Beni culturali
parte di: Lavori in corso

20/02/2018