L’archivio dei conti Spaur di Castel Valer: un patrimonio da riscoprire

Continuano gli "Incontri del giovedì in Archivio provinciale": prossimo appuntamento il 17 maggio alle 17

[ APTn, Spaur Valer, n. 505]

 

L’archivio dei conti Spaur di Castel Valer, dichiarato di notevole interesse storico nel 1964 e acquistato dalla Provincia autonoma di Trento nel 2012, è un importante complesso documentario costituito da 1459 unità archivistiche, fra cui 619 pergamene (la più antica del 1285), 114 registri e un epistolario di circa 7.000 lettere, dal secolo XVI fino al primo Novecento, per un complesso di circa 15 metri lineari di documentazione.

Gli Spaur, nominati nel 1464 baroni dell’impero e nel 1658 conti, rappresentano uno dei casati più illustri dell’intero Tirolo storico; signori delle giurisdizioni di Spor, Flavon e Fai-Zambana, furono proprietari di un vasto patrimonio di beni e di diritti. Dalle fila di questa famiglia emersero vescovi (di Trento, Bressanone, Vienna, Salisburgo, Gurk), ecclesiastici di alto rango (canonici dei capitoli di Trento, Bressanone, Salisburgo; badesse di vari conventi), esponenti di spicco dell’amministrazione sia locale sia centrale (consiglieri dell’Imperatore e del Governo di Innsbruck, governatori di Veneto e Lombardia, capitani all’Adige, vicari delle valli di Non e Sole), militari di grado elevato, giudici.

Il complesso documentario in questione si riferisce a uno dei rami del casato Spaur, quello residente appunto a Castel Valer, che ebbe origine nella seconda metà del Cinquecento; l’archivio comprende nella porzione più antica importanti testimonianze su altre linee familiari, in particolare quella di Sporminore. Si tratta di un fondo particolarmente significativo per la storia dell’ampio territorio sul quale gli Spaur detennero possessi e diritti: dai territori di Tassullo, Flavon, Terres, Sporminore, all’intera valle di Non, alla piana Rotaliana (Mezzocorona, Mezzolombardo, Zambana), all’altopiano della Paganella (Spormaggiore, Molveno, Cavedago), alla città di Trento, alle zone di Termeno e Cortaccia, al Burgraviato e alla val Venosta (Lagundo, Merano, Ciardes, Castel Montechiaro/Lichtenberg), alla città di Bolzano nonché ad altre aree degli attuali Alto Adige, Tirolo austriaco e Baviera.

Nella prima parte dell’incontro Stefania Franzoi, curatrice del riordino e dell’inventariazione dell’archivio, approfondirà genesi e composizione del fondo, soffermandosi su una selezione di documenti individuati sia in base a particolari caratteristiche materiali e tipologiche sia per l’interesse contenutistico, legato alla ricostruzione biografica di alcuni esponenti della famiglia che svolsero ruoli di rilievo nella vita politica, sociale, culturale delle rispettive epoche.

Nella seconda parte dell'incontro Giovanni Dellantonio, dell’Ufficio per i beni storico-artistici della Soprintendenza per i beni culturali, traendo spunto da alcuni documenti conservati in copia presso l’archivio Spaur di Castel Valer, da una nota ritrovata in un altro archivio e fondamentalmente da una ricerca impostata per cercare di comprendere meglio il contesto di realizzazione di un singolare dipinto murale, parlerà dell'interesse di alcuni storici per la vicenda che coinvolse a partire dal 1565 i coniugi Giovanni Gaspare Spaur ed Elisabeth von Eck che il cardinale Cristoforo Madruzzo, l'ospite del Concilio di Trento, voleva allontanare dal Principato vescovile di Bressanone, a cui era pure all’epoca preposto, perché richiedevano di continuare ad avvicinarsi all'eucaristia nelle due forme del pane e del vino. Questa pratica legata alla celebrazione della messa era rimasta cara in Tirolo e Oltralpe a laici di diversa estrazione sociale che erano stati influenzati dalle dottrine evangeliche e luterane. Dopo lunghe discussioni e ripetuti rinvii dettati da pressioni politiche, i padri conciliari riuniti a Trento, per tentare di confinare quanto più possibile l'influenza del protestantesimo, decisero di riservare la pratica di assumere il calice con il vino oltre che l’ostia ovvero il pane come simboli del sangue e del corpo di Cristo nel corso della celebrazione liturgica ordinariamente al solo sacerdote celebrante.

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Stefania Franzoi, Giovanni Dellantonio - funzionari della Soprintendenza per i Beni culturali
parte di: Lavori in corso

09/05/2018