"Mio dolce paese, dove sei? - Mon doux pays, où êtes-vous? Identità perdute da Rouault ai contemporanei"

Ancora per poco a Trento le cinquantotto tavole del Miserere, la testimonianza più intensa della produzione artistica di Rouault

Il percorso prende avvio da un video che, utilizzando una selezione delle oltre quattrocento foto d'archivio scattate per documentare i danni arrecati ai luoghi di culto del Trentino, evoca le conseguenze, nella nostra regione, del primo conflitto mondiale. Il visitatore è invitato ad entrare in uno spazio che lo isola dal resto dell'esposizione, così da stabilire una relazione più intima con luoghi forse familiari, resi quasi spettrali dagli effetti devastanti dei bombardamenti. Le chiese, le case, il paesaggio sono avvolti in un silenzio sospeso e pesante; le strade sono deserte e tutto è immobile. Sono paesi svuotati dalla presenza dell’uomo; a volte tuttavia si intravedono le loro sagome che, come ombre, si aggirano tra le rovine di una vita che non potrà più essere uguale a prima. Il loro muoversi con incredulo stupore in mezzo a tanta devastazione sottende una domanda inespressa: quale follia ha prodotto tutto questo?

Quella stessa follia che Georges Rouault descrive con estrema durezza e austera essenzialità nelle cinquantotto tavole del Miserere, la testimonianza più intensa della sua produzione artistica, alla quale egli affida una sofferta meditazione sulla condizione del dolore che non solo la guerra, ma la vita stessa, può generare.

Abbiamo scelto di affrontare il tema della Grande Guerra attraverso le immagini severe, forse sconcertanti e talvolta sgradevoli, di colui che Raïssa Maritain ha definito “il più grande pittore religioso del suo tempo”. Ci pare infatti che questo ciclo, concepito negli anni del primo conflitto mondiale ma sviluppato tra il 1922 e il 1927, mentre si ergevano monumenti enfaticamente retorici alla guerra da poco conclusa, proponga invece una riflessione intensa ma asciutta, e perciò estremamente coinvolgente, sulle molte devastazioni che hanno attraversato e attraverseranno la storia. Rouault esprime con forza, e spesso urla, la sua accusa per l’uomo calpestato, offeso, discriminato; condanna la miseria, la sofferenza, la guerra, che mostrano l’essere umano in tutta la sua fragilità e impotenza. Ma sia le colpe che la miseria umana sono abbracciate da un’infinita pietà, sono illuminate dalla Croce e dalla resurrezione di Cristo. In mezzo a tanta disperazione l’artista riesce a portare una nota di speranza, che permetterà all’uomo di raggiungere una sorta di riscatto da un’esistenza fatta di dolore. In un mondo che allontana la sofferenza, un sentimento con cui non si è più abituati a convivere, o a condividere, Rouault ci ricorda che l’unico varco aperto al dolore è la misericordia. È questa la risposta di speranza che l’artista individua nel Miserere.

A ispirarlo è il salmo 51, un testo che Gianfranco Ravasi indica come “la segreta biografia di anime sensibili, lo specchio della coscienza vivissima e lacerata di uomini come Dostoevskij, l'atto di accusa contro ogni forma di fariseismo ipocrita". “Riportami la gioia della tua salvezza, sostieni in me uno spirito generoso” recita il Salmo di Davide. Per Rouault la salvezza può giungere solo ricomponendo quella relazione, con Dio e con gli uomini, che violenza, sopraffazione, ingiustizia, ipocrisia hanno infranto. L’artista auspica che l'uomo possa compiere un'autentica rinascita, evocata infatti dalle due immagini, il Mattutino e il Battesimo di Cristo, più strettamente connesse al tema della guerra. Il sole annuncia il nuovo giorno, così come “la luce vera che illumina ogni uomo“ (Gv1,9) segna per il battezzato l'inizio di una nuova vita.

Domenica Primerano e Riccarda Turrina - rispettivamente direttrice e funzionaria del Museo diocesano tridentino

14/09/2015