Mio dolce paese, dove sei? Mon doux pays, où êtes-vous?

Identità perdute da Rouault ai contemporanei

Mostra
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Sarà inaugurata venerdì 18 settembre 2015 alle ore 21.00 la mostra Mio dolce paese, dove sei? - Mon doux pays, où êtes-vous? Identità perdute da Rouault ai contemporanei, un'esposizione che il Museo Diocesano Tridentino ha organizzato in occasione delle celebrazioni del Centenario della Grande Guerra.

La serata dell'inaugurazione sarà arricchita dall'intervento del fotoreporter Ugo Panella, che presenterà al pubblico Un'altra umanità: un viaggio nella fotografia di denuncia e di impegno civile che ha portato Panella in vari luoghi del mondo. Il fotografo illustrerà ai presenti alcune immagini tratte dai suoi celebri reportage, pubblicati dalla stampa italiana ed internazionale.

Allestita nelle sale del piano terra, la mostra espone per la prima volta a Trento il celebre Miserere di Georges Rouault (Parigi, 1871 - 1958). Il ciclo, composto da 58 incisioni, fu concepito negli anni della Prima Guerra Mondiale, ripreso tra il 1922 e il 1927 ma pubblicato solo nel 1948, è considerato dalla critica la testimonianza più intensa e significativa dell'artista francese, ritenuto il più grande pittore religioso del Novecento.

Ispirato al Salmo 51, che nella versione latina inizia con le parole "Miserere mei, Deus", il ciclo pone al centro l'uomo calpestato, offeso, discriminato; Rouault condanna la miseria, la sofferenza, la guerra, che mostrano l'essere umano in tutta la sua fragilità e impotenza. Ma individua nel sentimento della compassione, della misericordia, mostrata da Cristo crocifisso, redento e redentore, la via d'uscita alle sofferenze dell'uomo. Il ciclo viene messo in dialogo con immagini fotografiche scattate al termine del primo conflitto mondiale per documentare i danni arrecati ai luoghi di culto della nostra regione. Le foto raccontano, al contempo, la grande desolazione di quei territori profondamente feriti dalla guerra. Gli stessi ai quali faranno ritorno i molti abitanti delle valli del Trentino, fatti sfollare nel maggio 1915, dopo lo scoppio della guerra.

A differenza dei tanti profughi dei nostri giorni, costoro ebbero la possibilità di tornare nei loro paesi d'origine. Un destino negato a quanti oggi, fuggendo da luoghi di guerra, di discriminazione e violenza, ancora una volta si chiedono "Mio dolce paese, dove sei?". Questo è il titolo della mostra, desunto dalla tavola XLIV del Miserere : Mon doux pays, où êtes-vous? (Mio dolce paese, dove sei?). Una domanda che racchiude tutto lo smarrimento, il senso di perdita e di vuoto di chi assiste impotente alla distruzione che ogni guerra porta con sé.

Una domanda che si pone il profugo ritratto da Alfredo Jaar in Walking che percorre scalzo una striscia d'asfalto portando con sé, stretto in un fagotto, quel poco che ancora gli appartiene. O i disperati di Calais, punto strategico di passaggio verso l'Inghilterra, che si nascondono in capanne fatte con pezzi di teloni, coperte o cartoni. Le vediamo, dissimulate tra le macchie boschive, negli scatti di Jean Revillard.

Le foto del reporter Ugo Panella raccontano i luoghi di guerra dai quali si fugge; o il tragico destino dei bambini soldato; ma anche la speranza di una madre che stringe il proprio bambino, guardando dalla finestra di un minareto una città. Le storiche immagini di Robert Capa e Valentino Petrella infine raccordano la Grande Guerra ai conflitti del nostro tempo.

In mostra sono presenti inoltre sculture di Simone Turra, artista trentino che dà vita a figure arcaiche, quasi mitiche, che sembrano ancora fuse alla natura; in dialogo con quelle di Rouault, queste figure raccontano la dimensione tragica del dolore, i silenzi e gli abbandoni che accompagnano il vivere umano.

Georges Rouault

Pittore e incisore (Parigi 1871 - 1958). Dopo un apprendistato presso un restauratore di vetrate (1885-90), fu allievo di E. Delaunay e poi di G. Moreau, nel cui studio incontrò Matisse, Marquet e altri, coi quali formò poi il gruppo dei fauves. La sua pittura, violentemente espressiva, si ispirò in un primo tempo a ideali sociali, poi religiosi. L'influenza di Toulouse-Lautrec, inasprita però da una più acre volontà di denuncia della miseria umana, caratterizza le opere della prima fase, per lo più figure di pagliacci e di prostitute tracciate con forti segni scuri e colori bassi e intensi (Ragazza allo specchio, 1906, Parigi, Musée national d'art moderne; Cuoco, 1914, New York, Museum of modern art); nella seconda fase, religiosa, predomina l'influenza dell'arte romanica e gotica: i grossi contorni neri e la trasparenza dei colori danno a queste opere l'aspetto di vetrate (Parigi, Musée national d'art moderne: Sacro volto, 1933; Fuga in Egitto, 1946; ecc.). L'ideale religioso di R., affine a quello di scrittori cattolici come L. Bloy, si esprime, non meno che in pittura, nelle mirabili litografie, dove il segno è anche più espressivo nella tonalità uniforme dei grigi e dei neri. Notevole, fra tutte, la serie del Miserere.

Ugo Panella

Nato a Spoleto, inizia la carriera di fotogiornalista documentando i conflitti in Centro America alla fine degli anni Settanta: in particolare, la guerra civile in Nicaragua e più tardi, quella in Salvador. In questo Paese alla fine degli anni Ottanta realizza un reportage in collaborazione con UNCHR (Alto Commissariato per i Rifugiati) sugli accordi di pace e la deposizione delle armi da parte del gruppo guerrigliero "Farabundo Martì", che ponevano fine ad un decennio di massacri.

In Bangladesh ha documentato la fatica di migliaia di uomini che nel porto di Chittagong smantellano navi cargo a due dollari al giorno, in condizioni di lavoro estremamente difficili. In Egitto, al Cairo, ritrae la vita in un cimitero abitato da un milione di senzatetto che hanno fatto delle tombe la loro dimora. Sempre in Bangladesh, in collaborazione con l'inviata di Repubblica Renata Pisu, ha realizzato un lungo reportage sulla condizione di migliaia di ragazze sfigurate dall'acido solforico perché rifiutavano le "avances" di uomini violenti. Questo lavoro è stato pubblicato dalle maggiori testate internazionali ed ha costretto il governo di quella nazione a cambiare le leggi, introducendo la pena dei morte per chi si rende responsabile di un simile delitto. Il suo lavoro lo ha portato in Albania, centro e sud America, India, Sri Lanka, Filippine, Oman, Cipro, Palestina, Somalia, Etiopia, Sud Africa, Iraq, Afghanistan, Ucraina, Sierra Leone. In Italia ha realizzato un lungo lavoro nell'Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d'Aiello, in (Calabria), un istituto psichiatrico dove centinaia di persone vivevano in condizioni di abbandono. Questo reportage è diventato un progetto tradotto in un libro fotografico, In direzione ostinata e contraria, e in una mostra itinerante. Nel 2009 ha vinto il premio Eugenio Montale per il fotogiornalismo.


organizzazione: Museo Diocesano Tridentino