Archivio Federico Vender

Meticolosamente ordinata e corredata di preziosi documenti autografi, l'opera di una vita di Federico Vender, che ne ha fatto dono alla Provincia autonoma di Trento, consente di seguire l'evoluzione creativa e le modalità operative di un grande fotografo di metà Novecento

La donazione di Federico Vender(1901-1999), formata da circa 5.500 fototipi (2.200 negativi, oltre 2.000 provini, 434 diapositive e 855 positivi originali), è stata formalizzata nel 1993 per volontà dell'autore che ha voluto vedere la propria opera custodita presso un ente che gli garantisse la conservazione e la fruibilità con intenti esclusivamente culturali. 

Le prime riviste illustrate specialistiche, la frequentazione degli ambienti dell'architettura milanese, il lavoro di dirigente in un'industria serica lo misero a contatto con molte immagini provenienti dal mondo della fotografia internazionale. La sua iniziale fonte di ispirazione fu, comunque, la fotografia pittorialista inglese caratterizzata soprattutto dalla ritrattistica e dal paesaggio a basso tono. Sono degli anni degli esordi La bilancia (1933), Stazione di Milano (1934), La fontanella (1935); nel 1934 con Riposo a Camogli , verrà segnalato ad una mostra - concorso del London Salon of Photography.
Ben presto superò questa fase influenzato dalle immagini e dai nuovi indirizzi della fotografia, negli anni '20 del Novecento dettati dalla Germania e dagli Stati Uniti, con l'affermarsi della Neue Sachlicheit. Gli architetti Giò Ponti e Giuseppe Pagano furono i primi in Italia ad applicare le nuove regole del modernismo architettonico riprese dal Bauhaus: gli anni '30 per la cultura visiva italiana furono il momento cruciale per il suo rinnovamento nonostante che sia il pittorialismo che la fotografia ufficiale del fascismo imponessero fortemente i loro dettami. Il futurismo italiano, sia pure con le personalità dei Bragaglia, non riuscì a proporsi come punto di richiamo; fu piuttosto la metafisica che richiamò l'attenzione di alcuni fotografi quali Giuseppe Cavalli mentre, contemporaneamente, la lezione estrema di Christian Schad, Lazlo Moholy Nagy e Man Ray colpì il solo Luigi Veronesi. Con la pubblicazione di Die Welt ist schön nel 1928 di Albert Renger-Patsch e la grande esposizione Film und Foto di Stoccarda del 1929, della quale Vender possedeva il catalogo Foto Auge curato da Franz Roh e Jan Tschichold, la "nuova obiettività"verrà accolta con interesse negli ambienti antiaccademici, negli studi degli architetti e designers . L'insegnamento che daranno riviste come "Domus", "Casabella", "Zodiac", "Abitare" e le pubblicazioni specializzate come "Il progresso fotografico", "Galleria", "Il corriere fotografico" con il suo annuario "Luci ed ombre" e libri come Tre concetti per fotografi moderni (1934) di Mario Bellavista e ancora mostre come quella di Monza del 1927, la prima triennale di Roma del 1933, la quinta triennale di Milano dello stesso anno, il quinto salone di Torino nel 1937 che propose i temi di Film und foto ed espose opere di Edward Weston, Alfred Stiegliz, Paul Strand diffuse questo nuovo approccio alla fotografia. 
L'idealismo crociano ben si associò alla versione italiana di queste nuove cifre stilistiche e trovò i suoi maggiori fautori in Giuseppe Cavalli, Mario Finazzi, Federico Vender che fecero uso del tono alto , della luce mediterranea (peraltro già proposte con i famosi paesaggi invernali dei Pedrotti fin dagli inizi degli anni '30); non a caso, nel dopoguerra, saranno loro a proporre il famoso manifesto della Bussola. Anche sotto questo aspetto il mondo germanico fornirà i modelli per primo. Autori come Florence Henry nel 1936, Herbert Bayer a Milano nel 1937, Herbert List, Raoul Hausmann ed il russo Georg Henygen-Huene, pubblicarono le loro fotografie su riviste di moda scegliendo il Mediterraneo come luogo dei loro soggiorni. In questo particolare momento Vender si affermò, oltre che nel già citato London salon of Photography , pubblicando su Deutscher Kamera Almanac The American Annual of Photography del 1938, in Italia con la partecipazione al prestigioso editoriale della "Domus" (1943) dove sono presenti con nove immagini anche i fratelli Pedrotti. Nel dopoguerra Vender si trovò tra i promotori del manifesto della Bussola, contemporaneamente subì le suggestioni del neorealismo, in particolare nel ritratto, e cominciò ad occuparsi professionalmente di moda, con l'industria Ferrania e con la Carl Zeiss-Linhof. Agli inizi degli anni '50 venne assunto come fotografo dalla Rizzoli prima e dalla Delduca poi per le illustrazioni dei fotoromanzi. Con questo gravoso impegno in un nuovo settore della pubblicistica, Vender diminuì l'attività di ricerca. I riconoscimenti si fecero comunque sempre più importanti: invitato dalla "U.S. Camera" nel 1951, alla mostra Les maîtres de la camera a Parigi nel 1952 e al MOMA di New York nel 1962. La sua opera va collocata in canoni ben precisi di ordine, di pulizia, formalmente coerenti ai propri principi estetici vicini a quell'idealismo neutrale che consentì, anche ai suoi amici della Bussola, di proporre all'attenzione mondiale una fotografia che, forse non del tutto a ragione, è stata indicata come precipuamente italiana.