Guillaume Du Fay, Gloria ad modum tubae a quattro voci (Tr90, 131v-132r e Tr93, 161v-162r)
È un Gloria del più famoso compositore franco-fiammingo del XV secolo: Guillaume Du Fay (1397 - 1474).
Fu questo, con ogni probabilità, il pezzo eseguito a Chiusa (BZ), nell'osteria dell'Agnus Dei,
da cinque ragazzi della scuola con i loro due maestri, come racconta la relazione di un viaggio in
Germania di due ambasciatori, Giorgio Contarini e Polo Pisani, mandati nel giugno 1492 dalla
Repubblica di Venezia ad esprimere le congratulazioni ufficiali della Serenissima all'imperatore
Federico III per la pace finalmente ristabilita dopo la guerra in Baviera.
Il racconto, vergato da Andrea de Franceschi (coadiutore del segretario Giorgio de Federici) registra
in forma di diario il lungo viaggio degli Ambasciatori: descrive i paesi e le città, i pasti e i cibi,
i vestiti e le usanze locali, ed è anche abbastanza prodigo nel raccontare le diverse esecuzioni
musicali che i diplomatici veneziani ascoltarono in vari luoghi. Il passo che qui interessa è il seguente:
La mattina del 20 [giugno 1492] … dappoi disnar cavalcorno a Chiusa, la qual è una villa lontana da Bolzano
20 miglia, et quivi cenorono. Cenando li magnifici oratori, vennero da loro doi maestri di musica et cinque
altri puti, docti in musica, i quali cantorono varii canti et potissimum uno certo canto simile a trombette
di battaglia, cosa che mai non fu aldida più suave, perché alcuni de quelli puttini, et maxime uno minor
de li altri, faceva una voce subtilissima a modo de una chiareta, cum una consonantia admirabile, per la
qual cosa tutti ebbero smisurato appiacere de tal canto, et tanto più che questi putini cantavano e
s'accordavano cum li suoi maestri senza guardar sopra libro alcuno. Onde li magnifici ambasciatori
gli donarono per uno di quelli puti un sexero et ali magistri molto più, esortandoli che perseverassero
nel suo canto. Questo fu in l'ostaria del Agnus Dei a la Chiusa.
Il cronista descrive il pezzo ascoltato con grande ammirazione come “uno certo canto simile a trombette di
battaglia”; non è noto se questo Gloria ad modum tube fu cantato con il suo testo liturgico oppure
in forma di contrafactum, con un qualche testo aggiunto. In ogni caso la sua struttura musicale è
adattissima ad un utilizzo didattico, poiché le due voci superiori sono in canone e possiedono una linea
melodica sillabica facilmente memorizzabile, basata principalmente sul grado congiunto e costruita in
prevalenza con scale ascendenti e discendenti, suddivisa da chiarissime cadenze, in un tessuto armonico
che con termine moderno si direbbe di continua alternanza tonica-dominante. Le due voci inferiori si
muovono invece per tutta la prima parte con un ostinato privo di testo (forse vocalizzato dai maestri
sulla vocale 'o') fatto delle sole note do e sol (e qualche raro mi), come se si
trattasse appunto di una parte strumentale destinata ad una tromba (in latino tuba) capace di
eseguire solo pochi armonici. L’intervento delle voci inferiori scritte ‘ad modum tubae’, che nella
prima parte non cantano mai insieme (ma si alternano, imitandosi alla distanza di otto tactus),
termina con una sezione ochettistica (botta e risposta veloce: mentre una voce canta l'altra tace e
viceversa) prima dell'Amen finale, il quale, dopo un’accelerazione vorticosa dell'oquetus
(contemporanea all’allargamento dei valori delle voci superiori), sfocia in un sontuoso ‘ripieno’
di tutte le parti.
Nell’esecuzione qui proposta la composizione è abbassata di una quinta e affidata a singoli cantori:
Roberto Gianotti (Cantus), Marco Gozzi (Triplum in imitazione), Salvatore de Salvo
(Tenor), Paolo Deanesi (Contratenor).
I canti sono eseguiti dal Gruppo vocale da camera Il Virtuoso Ritrovo di Trento.
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