Fotografia

Un ritardo sanato

Giovanni Pedrotti, Gino Bezzi che fotografa, 1899, negativo su vetro alla gelatina sali d’argento [ © Archivio Fotografico Storico]

Un mondo senza fotografia è ormai da decenni del tutto inimmaginabile. Soltanto nel 1999, tuttavia, le fotografie storiche sono entrate ufficialmente nel novero dei beni culturali da tutelare, conservare e valorizzare ai sensi del “Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di Beni Culturali e Ambientali”.

In questo ritardo ha pesato la lunga diffidenza nei confronti di un medium considerato puramente meccanico e valorizzato solo nella sua dimensione di riproduzione “analogica” del reale. L’importanza documentaria della fotografia fu infatti riconosciuta fin dal 1892, con l’istituzione del Gabinetto Fotografico Nazionale.

Una prima importante occasione di confronto sul tema della conservazione e valorizzazione della fotografia storica fu proposta a Modena nel convegno su La fotografia come bene culturale (1979). Maturava allora l’esigenza di elaborare delle norme omogenee e condivise per la catalogazione del patrimonio fotografico, coronata dalla pubblicazione della scheda F a cura dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD). Si era ormai arrivati a quello stesso 1999 che sancì, con il Testo Unico, ripreso nel vigente Codice dei beni culturali, l’applicazione del regime di tutela sulle fotografie aventi carattere di rarità e di pregio artistico o storico.

È questa la cornice normativa entro la quale si inquadrano anche i progressivi sviluppi dell’Archivio Fotografico Storico (AFS) della Provincia autonoma di Trento, incardinato nella Soprintendenza per i beni culturali. La fotografia storica rientra inoltre nella vasta “galassia” delle cose mobili su cui vigila l’Ufficio per i beni storico-artistici, che alle collezioni dell’AFS dedica studi, pubblicazioni, mostre e percorsi online.


23/02/2017